Allarme per la Domenica delle Palme: in alcune chiese, soprattutto del Sud, potrebbe non esserci il ramoscello. Che almeno ci sia al Nord, visto che la pace nella Padania sta diventando una chimera sempre più lontana. Ma scherzi a parte, la cosa si fa più seria di quanto si possa pensare. E proprio su queste pagine ne parlammo a tempo debito, esattamente due anni e mezzo orsono: il Salento è colpito duramente dal parassita degli ulivi.

E ora che succede? La Ue chiede di sradicarli. Quanti? I numeri come sempre si sprecano: si parla di 90mila ettari con un centinaio di alberi ciascuno. Un'ecatombe ambientale. In Unione Europea, fra l’altro, sono anche preoccupati per la vite, ma fino ad ora i tecnici hanno dato rassicurazioni.
Tuttavia sorge spontanea una riflessione, dopo aver letto, facendomi sobbalzare dalla sedia, che l’inizio dell’epidemia della xylella, questo il nome del batterio, è stato denunciato ufficialmente in Italia il 21 ottobre del 2013. Ma stiamo scherzando?

Quell’anno, il 28 di ottobre, ero nel Salento, a casa di un amico che ha pure ulivi bellissimi e il disastro del batterio era già evidente. Andammo nei frantoi, in piazza, al bar e si parlava di interpretazioni varie. Si parlava, però, con un assurdo attendismo italiano che ora, vien da pensare, è durato altri due anni e mezzo, visto che la Ue si sta pronunciando in maniera drastica solo adesso.
Nel frattempo sono tornato in Salento più di una volta. E mentre il mio amico ha iniziato subito una cura per i suoi ulivi, che perlomeno ha fermato la malattia (tagliare le punte, bruciarle, usare lo zolfo e altri antisetticidi naturali), gli altri sono stati a guardare. In attesa di che? Contributi? Ci saranno anche per lo sradicamento? Ma l’ulivo è una pianta secolare, come si può pensare di incassare un piatto di lenticchie in cambio di un paesaggio deturpato?
In un'altra zona della Puglia, la Valle d’Itria, mi hanno raccontato di aver trovato un rimedio, con una sostanza a base di aglio e quant’altro. Una stregoneria? Può darsi di sì come di no. Ma di fatto chi voleva avviare una seria sperimentazione - allora mi fu riferito - ha trovato porte chiuse.

Da dove è arrivato il batterio che soffoca le piante? Il sospetto è che sia arrivato da una pianta ornamentale del Congo, nel 2010. Ma il problema mi pare che sia di un’Italia seduta, che guarda al complottismo, ma non si rimbocca le maniche immediatamente per trovare una soluzione. E quella che prospetta la Ue non sembra una soluzione vincente, anche se i ritardi accumulati senza far nulla sono molti.

C’è poi il problema dell’individualismo, ossia degli uliveti di possedimenti non curati, di case vacanze che non c'entrano col mestiere dell’agricoltura. La logica dell’individualismo – dice il mio amico Antonio – è mortale, soprattutto in assenza di una direttiva chiara: gli ulivi vanno curati, comunque e in qualche modo. Già, perché allora tutto questo attendismo? Idiozia, noncuranza o la chimera dell’ennesima opportunità di fondi?
Fra poco più di un mese c’è l’Expo... ma di questo certo non si parlerà, mentre il Salento degli ulivi rischia d’essere ricordato solo in cartolina.

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