Un ambiente di pura eleganza, personale bravissimo e poi la cucina di Cesare Grandi, che è davvero grande

Non so davvero da dove partire per raccontare l’esperienza (il nome è giusto) che ho fatto alla Limonaia di Torino, ristorante di Cesare Grandi, chef autodidatta classe 1988.
In testa frullano tante considerazioni. La prima: i pareri, negli anni, dei miei collaboratori che lo avevano provato e che non erano allineati, più che altro, ricordo agli inizi, per questioni di servizio. Poi in realtà il nostro Domenico ci è stato più volte e sempre con ottima soddisfazione. E ci siamo stati insieme, in questo locale del quartiere Pozzo Strada di Torino, dove l’ingresso non ti fa immaginare il calore del luogo. È come entrare in una casa e lo è per davvero, con il giardino che d’estate è un bijoux, la cucina a vista dove 4 berrette bianche lavorano con impegno e in prima linea c’è lui, Cesare, che non può essere distratto neppure per un saluto perché il risultato di quello che esce deve esser perfetto.
limonaia-giardino.jpgMa c’è di più, perché la mattina dopo, al risveglio, ho avuto la sensazione di aver fatto un’esperienza di nutraceutico tanto mi sentivo in perfetta forma dopo una cena esemplare. Scusate se salto di palo in frasca, ma l’ambiente interno è pura eleganza, con tavoli antichi e moderni, quadri e sculture alle pareti, colori e luci, in uno dei più bei locali di Torino.


Il personale è bravissimo, simpatico, complice, soprattutto Antea Ferro Milone che ci ha servito i vini a bicchiere scelti in una carta molto interessante, con tante declinazioni al naturale, ma tutte di equilibrio. E poi tante curiosità inedite, almeno per me, che ho assaggiato cinque vini che non conoscevo.

L’ultimo pensiero va al fine dining, che questa settimana è stato messo alla gogna da Felix Lo Basso, ricevendo pan per focaccia da tanti colleghi. Se devo dire, anche a me questo tipo di cucina spesso annoia, quando vuol essere troppo e risulta barocca anziché leggera. Eppure se penso all’esperienza milanese di Abba, lì ci tornerei. Ma anche alla Limonaia tornerei perché gli amuse bouche sono calibrati e non in eccesso; li cito: oliva tonnata, bigné croqueline e fonduta al Parmigiano, cracker di semi e legumi soffiati, alice fritta con prezzemolo e limone e ti danno subito il tono e la caratura della cucina di Cesare.
limonaia-amuse.jpgPoi puoi scegliere alla carta (per noi 7 piatti) anziché i menu degustazione che sono a 55 euro e a 95 euro. E infine, anche la piccola pasticceria non è un sovraccarico di calorie – come in tanti ristoranti – che viene ad aggiungersi al resto.

Che poi Cesare sia attento a tanti aspetti, lo dimostra la panificazione fatta in proprio (pani e grissini), eccellente, servita con l’olio Roi e la scelta dell’acqua, la Lauretana, che si abbina alla leggerezza di una cucina fatta con gusto.
limonaia-grissini.jpgVabbè, questo posto mi ha, ci ha, conquistati. Perché è bello, perché tutto è studiato per far stare bene, perché la cucina è frutto di un ricettario tutto suo, sperimentato chissà quante volte, per raggiungere l’obiettivo (che è quello della mia mattina dopo). Un menu originale, divertente, che ora vi vado a raccontare.

Freschezza assicurata nella Tiepida di mare (passatina di ceci con calamaretti, gallinella, gamberi rosa, tonno rosso e orata selvaggia con sopra insalata riccia con olio allo yuzu e burlengo – una cialda croccante della tradizione emiliana) presa come antipasto,
limonaia-tiepida di mare.jpge genialità assoluta nel topinambur cucinato sulla brace servito con prezzemolo, limone salato e bottarga di tonno.
limonaia-topinambur.jpgAl risotto con sugo d’asino e gamberi di fiume ho preferito i mandilli con astice, pepe rosa e alloro, che erano soavi.
limonaia-mandilli.jpgE che buoni i tortelli di zucca con mostarda di mandarino e parmigiano Vacche Rosse.
limonaia-ravioli zucca.jpgEro tentato dalla zuppa di legumi in vescica, cazzarielli, cime di rapa e parmigiano, ma il mio amico ha scelto il coccio di pesci alla Villageoise con cicerchie, verze e alghe in fricassea che sembrava una bouillabaisse.
limonaia-coccio.jpgC’è anche la carne con la Vacca vecchia piemontese cucinata sui carboni con radicchio tardivo.
Ai dolci apoteosi con il Coumboscuro brest fatto di castagna, arancia amara e cioccolato
limonaia-primo dolce.jpgpoi con la torta di mele scomposta, cannella e zabaione e denominata L’uovo.
limonaia-L-uovo.jpgCon la piccola pasticceria ti regalano anche la ricetta della Torta Cege (presente in forma di boccone) a base di prugne e mandorle in onore alla torta che la nonna preparava a Cesare quando era bambino.
limonaia-piccola pasticceria.jpgChe bella serata. Ci voglio tornare!

La Limonaia

Via Mario Ponzio, 10
tel. 0117041887
Torino
www.lalimonaia.org

Provato il 28/01/25

ilGolosario 2025

DI PAOLO MASSOBRIO

Guida alle cose buone d'Italia

ilGolosario Ristoranti 2025

DI GATTI e MASSOBRIO

Guida ai ristoranti d'Italia