Il racconto di un'icona italiana, dalle origini ottocentesche alla Pasqua 2025, tra gesti antichi e immaginazione moderna
Questo detto torinese racconta, con poche parole, l’anima e lo stile dell’Azienda Dolciaria Leone 1857, uno dei marchi che ha segnato la storia della dolcezza italiana.
Il nuovissimo negozioTutto parte da Neive (CN), piccolo borgo ove nel 1857 Giuseppe Leone — padre di Luigi — ebbe la straordinaria idea di offrire ai clienti della sua osteria zuccherini per il fine pasto, come "bon bon" della tradizione. Questi racchiudevano all’interno foglie essiccate e profumate per aiutare la digestione, soprattutto dopo i tipici e ricchi pranzi piemontesi. Un’usanza che, più avanti, Luigi farà sua, trasformandola in arte variegata nei gusti, alcuni esistenti ancora oggi.
Negli anni dell’Unità d’Italia, Luigi Leone assorbì questa innovazione del padre trasferendosi a Torino, che in quel periodo viveva un importante momento di fermento culturale e commerciale. Qui, insieme al socio Pietro Querio, apprende l’arte confettiera e avvia la propria attività. È nel cuore della città sabauda che la leggenda prende forma: le sue pastiglie — nei gusti di menta, garofano, cannella, violetta — conquistano i torinesi, tra cui Camillo Benso conte di Cavour. La fama cresce, e Leone diventa fornitore ufficiale della Casa Reale dei Savoia: un riconoscimento importante, tanto da poter apporre lo Stemma Reale sulle iconiche ed eleganti confezioni in latta (oggi ancora molto riconoscibili) che sono simbolo di eccellenza ma soprattutto indice di garanzia già per i clienti dell’epoca.
Alla fine dell’Ottocento, Leone apre un secondo punto vendita nella “Torino bene” ampliando l’offerta e poi, come spesso accade nelle storie tra soci, i due decidono di separarsi: Querio prosegue nella prima sede di via Cernaia (nei medesimi locali che oggi ospitano ancora la sua pasticceria), mentre Luigi Leone coltiva, parallelamente al suo mestiere, un’importante connessione con la vita cittadina, diventando figura di riferimento nei circoli, tra i liquoristi e i confettieri dell’epoca, diventando così molto noto e ricercato.
Da bottega ad azienda
Nel 1934 Giselda Balla in Monero, detta la "Leonessa", gioca un ruolo fondamentale in questa storia, perché rileva l’attività di Luigi Leone con coraggio, ma soprattutto con un’idea imprenditoriale ben chiara, ovvero di trasformare la bottega in azienda. Giselda, infatti, già da dipendente della Dora Biscuit vendeva i prodotti Leone e conosceva bene la loro qualità. Nel 1937 fa il salto acquistando uno stabile destinato a diventare il cuore pulsante della Leone, con reparti commerciali e magazzini, e costituendo un organigramma ben preciso che anticipa la struttura industriale odierna. L’azienda cresce negli anni rimanendo sempre fedele a una produzione fortemente artigianale, che perdura nei decenni, nella nota sede torinese di corso Regina Margherita.
Col nuovo millennio, precisamente nel 2006, su impulso di Guido Monero, figlio di Giselda e proprietario dell’azienda, la produzione si sposta nella vicina Collegno, alle porte di Torino; uno spostamento nato dal bisogno di dare maggiore spazio alla produzione di cioccolato, già avviata nello storico stabilimento, ma da espandere in continuità con la grande tradizione cioccolataia torinese. Da quel momento prende forma un nuovo capitolo, che unisce la storia alla qualità artigianale.
L’era della terza grande famiglia: i Barilla
Nel 2018 il testimone passa dalla famiglia Monero a Luca Barilla con la moglie Michela Petronio che realizzano un sogno ben preciso (svincolato dal noto brand di pasta Barilla), ossia quello di un investimento personale vocato allo sviluppo e alla valorizzazione di un’azienda alimentare che abbia valori tradizionali e artigianali: nel marchio Leone trovano una perfetta corrispondenza di questo intento e si impegnano ad accrescerne ulteriormente il prestigio, laddove gli stessi figli di Monero non avevano più interesse di proseguire l’avventura.
Dal 2021 l'azienda ha avviato un processo di rinnovamento, senza però rinunciare ai valori di tradizione che da sempre la contraddistinguono, come nel caso della produzione artigianale. Un esempio di questo equilibrio si trova nelle iconiche pastiglie, che continuano a essere realizzate con gli stampi in bronzo, una tecnica che richiama lo stile dell'inizio del Novecento.
Sebbene il processo di produzione sia stato meccanizzato, l'uso degli stampi in bronzo preserva il legame con il passato, mantenendo intatta l'attenzione al dettaglio e alla manualità.
Entro la fine del 2025, sarà completato il cantiere per l'ampliamento della produzione di cioccolato, con un focus sempre maggiore sull'artigianalità del prodotto.
Si partirà dalla fava, con una selezione manuale per arrivare alla creazione di un percorso esperienziale che verrà inaugurato nella primavera del 2026, per far parte del circuito dei "Musei d’Impresa". Al suo interno, sarà presente un'area ludica e interattiva, che includerà laboratori didattici, una caffetteria, un giardino d'inverno e un flagship store Leone. Questo percorso immersivo, si estenderà su circa 1.500 metri quadri.
Pasqua 2025: tra magia, animali incantati e sorprese d’autore
Per la Pasqua 2025, Leone propone con una collezione dal sapore onirico e poetico: “Piccole storie di felicità” che è il tema che guida uova e confezioni, ispirate alla gioia della primavera, alla rinascita. Dopo il successo dello scorso anno con “Alice nel Paese delle Meraviglie”, questa volta si guarda dentro il mondo Leone, senza riferimenti esterni, per raccontare un immaginario fatto di delicatezza e meraviglia. Lo stile grafico riprende l’eleganza vintage del marchio, reinterpretata con tocchi contemporanei, raffinati disegni, colori tenui.
Le colombe di Pasqua Leone sono realizzate in collaborazione con Bonifanti, storico marchio piemontese del 1932 dove l’impasto del lievitato al suo interno è proposto con una alternativa ai canditi: le gelatine di frutta Leone, di vera polpa di frutta, che li sostituiscono in modo sorprendente e rendono il prodotto più aromatico e morbido.
Leone dunque è molto più di un marchio: è un racconto fatto di gesti antichi, immaginazione moderna e un’Italia che sa ancora costruire bellezza con le mani.
P.s. Paolo Massobrio ricorda che in Piemonte, quando si doveva confermare la qualità altissima di un vino o di un prodotto particolarmente buono si diceva: “Questo è Marca Leone!”
