La prima volta ci sono capitato a pranzo, appena rientrato da Parigi. Avevo voglia di una pasta come si deve e mi sono ricordato di questo locale di cui già più di un amico mi aveva parlato. Detto fatto: dieci minuti dopo sono seduto in questa minuscola trattoria (La Sartoria - via Sant’Anselmo, 27/a - tel. 0110461683) dai tavoli graziosamente curati e dalle macchine da cucire appese ai muri e utilizzate come lampade postmoderne. Mi spiegano che il menu è fatto di due piatti e sicuramente mi dicono anche il prezzo, ma forse troppo preso dall’idea della pasta à l’italienne, trascuro il dettaglio. Accompagno il tutto con un buon nebbiolo al calice che, siccome dopo devo lavorare, decido di farmi bastare per tutto il pranzo.

Il primo piatto, “obbligatorio”, è un’insalatina fresca con datterini e tonnetti scottati. Assaggio e comincio ad apprezzare: l’insalata è croccante, i pomodorini gustosissimi e i pezzi di tonno si sposano perfettamente con gli altri due ingredienti. Bingo! Ma sono venuto per la pasta e dunque ad attendermi ci sono i rigatoni di Gragnano con salsiccia di Bra e cime di rapa, che avevano vinto facile su un pur seducente galletto piccante al curry. Non so come fosse quest’ultimo, ma i rigatoni – e non è certo l’astinenza da pasta a guidare il mio giudizio – via via che li mangio mi confermano nella mia scelta. Non posso nascondere che il pensiero di bissare per un attimo mi sfiora. Poi decido di trasgredire sul dolce: un tiramisù destrutturato, ma creato da una mano che ha il senso della misura. Come in una sartoria à la page… del resto! Ormai sono rimasto l’ultimo avventore e, anche se nessuno mi fa fretta, mi alzo e vado a pagare. «Diciassette euro»: mi dice deciso il ragazzo alla cassa. «Non è che c’è un errore?» replico un po’ stupito. No! Non c’è nessun errore: due piatti a 10 € e un calice di vino a 2 €, più 5 € di dolce, ma solo perché ho voluto strafare. «Quasi quasi – visto che è vicino a casa mia – mi ci metto a pensione» penso tra me e me. E tutto preso da questo idea, pago e me ne vado dimenticando sul bancone la carta di credito. Che sia stato un gesto inconscio per poterci tornare al più presto?

Anche a cena, comunque, il rapporto qualità/prezzo è ottimale, oltre al fatto che molti piatti possono essere scelti in due misure: medium e large. Qualche esempio: baccalà al cubo (13-15 €); risotto, topinambour, blu di Novara, crema di nocciole (12-14 €); il finto “filetto tonnato” (15-17 €). E se i nomi sono curiosi, certamente i piatti non deludono. Prenotate e venite a provarli, senza dimenticarvi il N-uovo in crosta di riso. Spiegarvi che cosa sono? Sarebbe togliervi il gusto della sorpresa!  

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