Dalla “Gassosa con la pallina” all’Aranciata Rossa di sanguinello

Solo chi ha i capelli bianchi ricorda la “Gassosa con la pallina”. Si trattava dell’inserimento di una biglia all’interno della bottiglia che andava a chiudere la stessa per effetto della pressione del liquido gassato. Quando la si voleva aprire era sufficiente spingere un po’ la pallina, che scendeva, consentendo così di bere. Questo sistema era usato dal Cav. Filippo Tomarchio che nel 1920 avviò ad Acireale la produzione artigianale della prima gassosa torbida, venduta in bottiglie di vetro porta a porta. A partire dagli anni Ottanta il tappo delle bottigliette venne modificato e sostituito con il tappo a corona e la distribuzione cominciò ad allargarsi a tutta la regione.

Da allora di strada ne è stata fatta, basti pensare che oggi la produzione raggiunge i 40 milioni di bottiglie, e che la teoria dei prodotti si è notevolmente ampliata. C’è sempre la storica Gassosa, che nasce dall’unione dell’acqua sorgiva delle pendici dell’Etna e l’aroma dei migliori limoni siciliani, ma poi ci sono anche l’Aranciata Rossa dall’aroma intenso e persistente prodotta con la polpa succosa e profumata dell’arancio sanguinello (il 16%); la Limonata da limoni Femminello dal succo fresco e bilanciato; il Chinotto dal sapore deciso e caratteristico; la Spuma, la “bionda più amata dai siciliani”, dal caratteristico profumo di uva passita; la Sambuca, ovvero la gassosa all’anice, molto fresca e dissetante; l’Agrodolce, una variante della classica gassosa che unisce l’asprezza del limone alla dolcezza dello zucchero; e poi la Tonica e il Ginger, l’aperitivo analcolico dal colore rubino intenso, la Cola e la Cola Zero.

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