Spazio 7 di Torino

Che il successo di una ristorazione si divida al 50% tra l’eccellenza della cucina e la perfetta organizzazione della sala l’ho appreso tempo fa dal grande Gualtiero Marchesi durante uno stage in quel di Colorno. Stupisce allora che nel torinese Spazio 7 (via Modane, 20 – tel. 011 379 7626), dove è da poco approdato il giovane Simone Breda, che di Marchesi è stato un promettente allievo, il verbo del maestro venga così distrattamente disatteso. Perché questa bella location, dagli eleganti arredi minimalisti e dai tavoli ben distanziati, nata all’interno di uno dei luoghi simbolo della cultura cittadina, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, ha l’ambizioso obiettivo di affiancare all’arte una cucina “naturale, tradizionale e allo stesso tempo contemporanea”.

E allora non deve succedere, qui, che l’ospite, accolto all’arrivo con cortesia, non venga poi salutato all’uscita; che alla signora, gentilmente aiutata ad accomodarsi, non venga offerto un appoggio per la borsetta; che ci si dimentichi del pane in tavola e che, alla richiesta, lo si riporti avanti e indietro più volte; che si confondano le ordinazioni tra commensali e tra tavoli…

Ma ora veniamo ai piatti. E qui, per fortuna, ritorna il sereno; aperitivo e gradevole appetizer cortesemente offerto, e si comincia. Originale nella forma ma tradizionale nella sostanza, la fresca battuta di fassone al coltello, robiola di Roccaverano spinaci e ortiche (€13). Seguono, intriganti, i ravioli del Plin burro di Normandia e salvia (€12), e originali gli gnocchetti di patate, pinoli, lattuga e cannolicchi (€14). Perfetta la cottura per il pluma di maialino iberico con mele jazz al the nero e cannella, purea di mandorle (€23) e, infine, un vero trionfo il cheesekake al mango e torta sbrisolona (€10), indovinato connubio tra esotismo e cucina di casa.  Bella carta dei vini e ottimo caffè, a scelta tra diverse miscele. Peccato l’assenza del carrello dei formaggi. La prossima volta?