Sto tornando da Roma, come ogni mercoledì: alle 12 sono in diretta su Rai1, alla Prova del Cuoco con Antonella Clerici, giudice del format “Chi batterà lo chef?”. Il gioco è questo: una coppia sfida un cuoco professionista, in questo caso Gilberto Rossi. La coppia ha in mente la ricetta e sceglie gli ingredienti, che il cuoco conosce solo ad inizio trasmissione. Poi tocca a me, che su quegli ingredienti (non conosco la ricetta) metto un alimento segreto, che entrambi, coppia e cuoco vengono a sapere in diretta, al momento, quando io Antonella alziamo la campana d’argento. Poi hanno venti minuti per fare il piatto. Io vengo portato via da Angela e riappaio solo usando suona la campana. Poco dopo Antonella mi chiama ed io mi trovo due piatti di fronte. Nella pausa della pubblicità li assaggio in solitudine, mi faccio la mia idea e poi in diretta scrivo su un cartoncino quale piatto ha vinto, senza sapere se è quello dello chef o quello della coppia. Quest’anno lo chef, bravissimo peraltro, ha trovato un giudice severo, giacchè per ben tre volte ha perso. E’ successo anche la volta scorsa. Oggi si è rifatto: ha vinto lui, perché quel piatto era decisamente superiore, ben amalgamato, buono. La volta scorsa s’era perso e il piatto non aveva un’identità. Succede. E’ il bello della diretta. Detto questo mi chiedo, come può una certa Fra su twitter scrivere “Posso sapere qual’è il senso di questa gara (palesemente pilotata), visto che @Massolon fa CASUALMENTE vincere SEMPRE @RossiGibe?”. Ma perché una cosa carina, pulita, seria deve finire sempre nel tritacarne del sospetto? Avesse vinto SEMPRE lo chef, potrei almeno prendere in considerazione una battuta. Ma non è vero, anzi, lo chef ogni volta che inizia la trasmissione è sempre teso, preoccupato di non riuscire ad inventare un piatto, così come sono tesi i concorrenti. Però il sospetto, probabilmente, ti fa innalzare sopra gli altri, perchè tu si che la sai più lunga. Se quella tipa potesse venire in trasmissione, si renderebbe anche conto del divario che talvolta c’è fra un piatto cucinato da un professionista e quello di un dilettante. Ma forse si diverte di più a sospettare e a sputtanare. La verità, insomma, è meno divertente. Per lei.

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