Un viaggio di nozze anomalo il nostro che ha avuto come filo conduttore il cibo. Da Golosaria a Milano passando per alcuni ristoranti importanti e aziende non da meno, fino ad arrivare dal guru della ristorazione con la “R” maiuscola, il Don Alfonso 1890.

Dalla provincia di Lodi al caseificio Dedè per la raspadura la destinazione, decisa univocamente, è Sant’Agata sui due Golfi prima di raggiungere casa nostra a Longobardi in Calabria. L’ultimo giorno da “spendere”, tra l’altro un sabato, vogliamo godercelo appieno. Così è stato! Ecco che, iPad alla mano, prenotiamo hotel e fortunatamente il pranzo del sabato da Don Alfonso. Arriviamo all’hotel Iaccarino (omonimia) all’una di notte. Al mattino, come da nostra consuetudine visitiamo Sant’Agata facendo anche delle belle scoperte e un po’ di spese. Mah… siamo in viaggio di nozze e almeno per una volta bisogna essere puntuali. Si va da Don Alfonso, sono le 12:50! Per gli amanti delle tavole raffinate, un’enclave di lusso che alberga in un palazzo napoletano del XIX sec. Appena si varca il cancello del viale sulla destra c’è la bottega del gusto dalla quale si accede per andare poi alla cantina ricavata in una costruzione ipogea di epoca romana che ospita bottiglie importanti. Una ripida scaletta, lunga 25 metri, conduce invece al caveau dove sono messi ad affinare formaggi particolari dalla bravissima Livia. Tornando al viale d’entrata, sulla sinistra alcuni scalini conducono all’interno di questo tempio del gusto. Qui nulla è lasciato al caso. La cura minuziosa nella predisposizione di ogni dettaglio rende meravigliosa qualsiasi esperienza vissuta in questo posto di estrema bellezza. Percorrendo il viale sulla sinistra, immediatamente dopo l’entrata al ristorante (subito c’è una veranda d’ingresso con un tavolo apparecchiato), vi è una vetrata che dà sulla cucina. Qui si vede la brigata guidata da Alfonso e dal figlio Ernesto all’opera. Si intravedono anche le maioliche artigianali e colorate di Vietri alle pareti. Un po’ più avanti c’è la scuola di cucina, una sala dove i maestri Iaccarino insegnano. Di fianco, fuori, il forno per le pizze, tutto rivestito di bellissime ceramiche. Di fronte la piscina. In fondo al viale il giardino con dehors dove nelle belle giornate si tengono anche banchetti e cerimonie o ci si può rilassare seduti a chiacchierare e fumare un sigaro in vero relax. Come abbiamo fatto noi con Ernesto. Bellissima persona, umile come i genitori. Che sono dei grandi! Dal giardino, per un’altra entrata secondaria, dove si possono ammirare bellissimi vasi e cimeli (da qui si va anche nelle sale dei bagni anch’essi raffinati ed eleganti) si può accedere alla sala grande. 

Quando si entra nel ristorante si rimane ammaliati dalla raffinatezza e dall’eleganza. Il gusto viaggia dalle pareti, dalle bellissime tonalità di bianco e rosa (colore predominante) alla mise en place. All’arte della decorazione. Si può ordinare alla carta oppure optare per un menu degustazione. Il percorso di degustazione è un crescendo che lascia ricordi indelebili dall’inizio alla fine e quando si arriva ai dessert ci si diverte pure. Il menu è fatto per accontentare appassionati, gourmet e anche una clientela internazionale di grande livello. La carta dei vini è una vera e propria carta d’identità della Campania, dell’Italia tutta ma vira l’occhio anche oltralpe e oltroceano.

In sala Livia, la moglie di Alfonso, cura gli ospiti come amici di vecchia data sempre con precisa professionalità e discrezione (Non a caso a Golosaria  quest’anno ha vinto la prima edizione del Premio Fraizzoli dedicato all’accoglienza). Sarete “coccolati” e vi sentirete a casa! Anche Alfonso è passato tra i tavoli. Il personale è cortese ed efficiente. Attento e puntuale su tutto. Noi ci siamo fatti consigliare e le nostre emozioni culinarie sono state appagate da un menu fatto di tanti piccoli assaggi.

Si comincia con una sublime vellutata di zucca. A seguire ricciola affumicata farina di scorzette di cedrangolo con frullato di fave, semi di finocchietto e maionese di pompelmo. Da urlo le zeppole di astice in agrodolce con infuso acidulo agli agrumi e tagliolini di porro. Le portate sono delle vere opere d’arte. Le nostre emozioni sono sempre più un crescendo. Si prosegue con calamaretti e gamberetti con alghe e ortaggi in croccante frittura. Merluzzo dorato e fritto, servito con l’osso intero, agrodolce di limoni e yogurt di bufala. Questo piatto vale tutte le curve della costiera!

Per i primi spaghetti con sgombro, pangrattato e cipolla caramellata. Cappelli di pasta farciti con stracotto di pollo biologico con fonduta di parmigiano reggiano e tartufo nero. Dopo aver apprezzato passiamo ai secondi. Dentice cotto non cotto… coriandolo, intingolo acidulo al limone, mandarino e peperoncino. Agnello Laticauda con battuto di erbe fresche del Mediterraneo ed emulsione aglio – olio. Prima dei dolci assaggiamo una noce di provolone del monaco affinato per tre anni nella grotta che ci viene servito con delle mandorle e miele in favo. Abbiamo toccato il cielo con un dito.

Per i dolci: impressionismo di crema e zabaione al caffè, la riscoperta della sfogliatella napoletana, concerto ai profumi e sapori di limone, piccola pasticceria, millefoglie con mela annurca crema di castagne e melagrana, e infine una mini torta con meringa e crema ai frutti di bosco con su scritto “felice luna di miele”! Un regalo bellissimo e inaspettato che ci ha riempiti di gioia e ha dato un tocco in più alla splendida giornata. Un crescendo di sapori e scoperte gastronomiche dietro ai quali c’erano ricerca, tradizione, storia, innovazione che permettono ad Alfonso ed Ernesto di spaziare con agilità tra preparazioni che virano all’evoluzione e lo fanno con piatti vivi, che hanno personalità e un’identità precisa. Alla fine si può anche decidere di fermarsi a trascorrere la notte nelle splendide stanze, quattro suite e quattro junior suite ognuna con un tema e una sua tavolozza di colori, che sono state ricavate sopra il ristorante. Il Don Alfonso è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.
Les jeux sont faits!

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