Una gran bella sorpresa questa sosta in una defilata oasi di Roma, dove la cucina è felicemente creativa e i vini sono di grande spessore

Il quartiere Pigneto a me è sembrata la Rambla di Barcellona in piccolo. Tanti localini multietnici, tante gente di ogni razza nella via, fino ad arrivare in questa oasi che per prima (era il 2006) ha scommesso sulla qualità al Pigneto, ossia un quartiere popolare di Roma (tra le vie Prenestina, Casilina e Acqua Bullicante) che di fatto si è riqualificato con grande fermento. E difatti si chiama Primo al Pigneto (via del Pigneto, 46 - tel. 067013827).

Entri e ti conforta la visione, subito, di una prima grande sala con tavoli ordinati e luce festosa. L’ambiente è quello dell’osteria solida, senza angoli kitsch ma anche senza l’ostentato design dei locali dei giorni nostri. Il bancone bar è in realtà quello della mescita dei vini, che vengono serviti a bicchiere con una generosa selezione quotidiana. Si viene qui perché si sta bene come a casa, perché i giovani che ti servono hanno il sorriso e sono entusiasti, perché la cucina è rassicurante, tradizionale ma con molte divagazioni creative e sfiziosa.

Per i momenti più rilassati c’è un menu degustazione a 50 euro, che annovera 8 assaggi, fra cui le polpette di cacio di Morolo e purea di cavolfiore alla liquirizia, che è un loro cavallo di battaglia. Ma lo sono anche le crocchette di baccalà, erbe di campo, cipolle rosse e capperi, perfette, il carciofo croccante con ricotta affumicata su crema di carciofi, mentre il polpo verace grigliato qui lo servono con le puntarelle ed emulsione di alici, aglio e aceto. Ma non è il biglietto da visita della cucina sfiziosa tutto questo?

Tra i primi, saranno eccellenti gli gnocchi di patate ripieni di stinco alla genovese, salsa di finocchi e balsamico. Sontuosa la crema di broccoletti con cozze, salsa all’aglio dolce e pecorino, oppure le pappardelle con pancetta di agnello e cicoria di campo. C’è anche il pesce fra i secondi, con una zuppa o un trancio di baccalà, ma i piatti must da non perdere sono l’agnello amatino in crosta di pistacchi e aglio con salsa acida e il galletto arrosto (tenerissimo) ripieno di tartufo nero e fontina. Chiuderete coi dolci: maritozzo con gelato allo strudel, pinoli pralinati, semifreddo alle pere, mou al cioccolato bianco, zucchero al vino rosso, pan perdu... e ancora: mantecato di nocciola piemontese e tiramisù espresso. Una gran bella sosta!!!

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