Una cucina di terra e di mare e una carta dei vini che farà felici gli esperti

La via maestra non ti abbandona mai. Questo ho pensato quando una sera, invogliato dalle voci positive che ci erano giunte, sono tornato da Cerchi a Tortona (S.S. per Genova, 13 - tel. 0131 863033), ovvero al ristorante Aurora-Girarrosto, che è stata una gloria della ristorazione alessandrina.

Questo è un locale conosciuto soprattutto per il pesce, e la sua collocazione sulla via Genova sembra coerente. Entri, in quello che è anche un hotel, e gli spazi sono quelli dei grandi numeri, che oggi magari non ci sono più e ti senti un po’ perso fra tutti quei tavoli. Grande è pure la sala fumatori, ma anche i due ambienti dove ci accomodiamo, in un locale dall’arredamento un po’ demodè. Ma non tutto è rimasto come la nostra ultima visita di tanti anni fa, perché la prima sorpresa, qui, è una carta dei vini capace di fare felice l’esperto. Anche perché trovare il Pinot nero di Mancini di Pesaro, oppure i vini di Nicolodi della Val Cembra o il brut di D’Araprì, presuppone una ricerca, e anche una conoscenza non comune. Della cantina si occupa Paolo, che è il figlio di Giorgio Cerchi, lo storico patron, sempre in sala a raccogliere la comanda.

Il menu annovera i piatti di terra e di mare, ma – seconda sorpresa – i prezzi sembrano proprio migliorati rispetto all’ultima visita dove non avevamo trovato quello che si chiama rapporto qualità/prezzo. Oggi ci siamo. E con sicurezza prendiamo una bella insalata tiepida di mare come antipasto (18 euro). Ma il piatto che identifica la storia di questa cucina rimangono gli agnolotti, buonissimi, sia nel ripieno sia nella sfoglia sottile e croccante. Sono i mitici agnolotti ai tre stufati dell’Aurora e i 12 euro valgono il piatto. Ancor più entusiasmante è stato il piatto di gnocchetti (morbidi, bislunghi, che avevano il sapore della patata) gratinati al forno con sugo di gamberi e polpa di granchio, per 13 onestissimi euro.

Ai secondi abbiamo optato per un filetto di branzino in salsa di arance, che non ci ha dato particolari emozioni, mentre era originale, corretto, ben fatto quel patto di fagianella, faraona e anatra marinate all’extravergine con carciofi in aceto balsamico. Altri piatti imperdibili: la fiorentina di bue grasso di Carrù, la tartare di filetto con uovo in camicia, le costolette di agnello con salsa al Barolo. Per il pesce c’è da sempre l’aragosta alla catalana all’ortolana o la padellata di scampi e gamberi di Portofino oppure il tonno rosa in crosta di mandorle e pistacchi.

Bene, al momento del dessert, secondo una vecchia scuola che a noi non dispiace, arrivano i carrelli dei dolci, che sono tre, tutti da tentazione: la sfoglia ripiena di panna, lo zabaione al Moscato fatto al momento con i biscotti, e una quindicina di altre scelte fra mousse, torte, semifreddi. È festa!

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