Mercoledì di sole a Roma: entro alla spicciolata in un bar prima di salire sul treno e noto che c'è una sezione self service, dove è previsto anche il riso bollito, in bianco, detto anche riso all'inglese. Per uno come me che assaggia, ancor più dopo la Prova del Cuoco dove ho assaggiato due piatti con curcuma e colatura di alici, il riso in bianco è quasi una salvezza. Stasera poi mi aspetta una cena di quelle solenni, con tartufo e vini incredibili, mi dicono. Vabbè, ordino e mangio il mio riso al tavolino, con mezza acqua minerale e un caffè. Totale 10 euro. Chiedo alla cassiera di questo Caffè delle Terme, dalle parti della stazione Termini, se è tutto giusto? Sette euro un riso bollito. E lei con aria greve mi dice: “Sì, i primi sono a sette euro”. “Ma è un pugno di riso bollito?“ Eh si, sono 7 euro”. Sette euro vuol dire 14 mila delle vecchie lire, vuol dire un piatto già buono in un ristorante. Io ho mangiato un riso ospedaliero, gommoso, con un poco di olio, che alla mensa della Rai era uguale, ma costava meno della metà. Non gliel'ho detto perché mi avrebbe risposto: “Vada alla mensa Rai”. Ma la verità è che prezzi del genere gridano vendetta, sono una vergogna e dovrebbero provocare vergogna in chi li applica. Cosa sarà costata quella materia prima? Quanti centesimi? Mi sono ritrovato come vent'anni fa, sul set degli errori del mangiarbere con Edoardo Raspelli, quando abbiamo messo insieme la stessa scena. Guardiamolo insieme, almeno ci facciamo due risate.

Ma che tristezza essere impotenti davanti a eccessi del genere (anche la mezza bottiglia di minerale a 2 euro, comunque non scherzava... in un bar).

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