Si fa presto a dire Manuelina. in verità ogni volta si ha la sensazione di qualcosa che va avanti, progredisce, elabora. Noi a Recco da Manuelina (via Roma, 296 – tel. 018574128) ci andiamo da sempre: alla focacceria (che ora è anche a Milano in piazza Duomo), al ristorante, nell'albergo che poi riserva uno show room coi prodotti di tutti i magnifici fornitori dei ristoranti, molti dei quali recensiti anche sul Golosario.

Manuelina ha 125 anni e non li dimostra. Il patrón Gianni Carbone, che ha dato slancio a questo locale, ancora oggi si compiace dei suoi figli, che sono con lui con i nipoti, in quest’ampia impresa. Detto questo, nella nostra ultima visita, una domanica a pranzo, col locale sempre pieno, in quelle sale riposanti, eleganti dove l'appetizer è la focaccia al formaggio, siamo rimasti colpiti da quel piatto di pesce, le sarde a beccafico interpretate a modo nostro, che aveva colori marinari e che Cesare Carbone, ci ha portato in tavola. Bello e buono a vedersi. Qui offrono il Menu La Tradizione a 38 euro, Il Mare a 57 euro e, alla carta, tra gli antipasti ecco stoccafisso in tre versioni, seppie saltate con primizie di stagione su crema di fave, foie gras con cuore di gambero su insalata tenera e salsa al balsamico, oltre a una gamma di pesce crudo.

Fra i primi: pansottini di stoccafisso su crema di patate quarantine, gnocchi al sugo di moscardini con scaglie di sarazzo della Val d’Aveto (fantastici!), taglierini di ceci con gamberi al profumo di erba cipollina, trofie al pesto, pansotti alla salsa di noci, che è il piatto storico di Manuelina. E ancora: calamarata al germe di grano con gamberi vongole e zucchine, risotto scogliera con molluschi crostacei e frutti di mare.

Imperdibile tra i secondi il loro cappon magro, ma anche il bianco di morone al sale taggiasco su nuvola di porri fritti oppure filetto di dentice in crosta di patate e carciofi su crema di topinambur, scampi e gamberi di Santa Margherita alla griglia. Non male anche la scelta delle carni: cima di vitello con carciofi, costatine d’agnello scottadito, scaloppa al foie gras al Sauternes con mele caramellate, filetto di manzo nostrano al Montebore della val Borbera su nuvola di patate.

E infine il trionfo dei dolci: soufflè al cioccolato con crema inglese al pistacchio, cassatina siciliana con salsa al fico d’india, mattonella ai tre cioccolati. Oppure, la Tempesta di dessert con calice di Moscato d’Asti in abbinamento. Sarete felici: per la spesa giusta, per il livello dei piatti, per la familiarità del luogo. Questo sì che, professionalmente, si può definire "ristorante".

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