Il pesto di Nemo, ovverosia quando la tecnologia più avanzata incontra la tradizione. Sì, perché stiamo parlando del primo pesto al mondo preparato con basilico coltivato sott'acqua, nell'orto di Nemo, sul fondo del mare di Noli. Ed è stato un successo.
Non un pesto qualunque, e non solo per  le ottime qualità organolettiche del basilico “sottomarino”, già approvato dalle analisi del centro di sperimentazione e analisi agricola (Cersaa) di Albenga, che presenta una percentuale di oli essenziali superiore alla media.  A prepararlo, con ingredienti selezionatissimi come da disciplinare, in un mortaio di oltre duecento anni e con antico pestello in legno d'ulivo, è stato Roberto Ciccarelli, pluripremiato in gare di pesto al mortaio e fondatore con Stefania Passaro (ex olimpionica della nazionale di basket) dell'associazione culturale “Siamo gente di mare” che ricerca le tradizioni culinarie del territorio. Roberto e Stefania, consulenti finanziari con servizi dedicati a sportivi professionisti, operano ai massimi livelli con occhio attento alla qualità, in finanza come in cucina, partendo dall'idea che si possa impiegare il denaro dei clienti con la stessa meticolosità dedicata alle preparazioni culinarie.

Ma se il “pesto sottomarino” ha incantato e deliziato i partecipanti all'evento, la sofisticata tecnologia che sta alla base della ricerca dell'Orto di Nemo sta conquistando il mondo, con la stampa internazionale che documenta immersioni e raccolti.
Si tratta di una sperimentazione all'avanguardia portata avanti da quattro anni presso i Bagni Letizia di Noli da Ocean Reef e Mestel Safety, società  con sede a Genova e in California che producono attrezzature subacquee ed equipaggiamenti elettronici, guidate da Sergio Gamberini con il prezioso aiuto del figlio Luca. Sul fondale di Noli, tra i sei e i dodici metri di profondità,  gli agricoltori del mare hanno ancorato sei biosfere trasparenti che ospitano le coltivazioni.
Qui i semi impiantati si sviluppano grazie ad una temperatura quasi costante tra giorno e notte e alla  evaporazione dell'acqua di mare che a contatto con l'aria della biosfera si condensa sulle pareti di plastica formando di fatto acqua dolce, creando le condizioni per la crescita delle piante, senza insetti e altri agenti patogeni. Il basilico germoglia in 48 ore grazie alla forte pressione subacquea.

Il progetto ligure è anche approdato a Expo dove, in una mostra dedicata alle Regioni, ha rappresentato il tema della “Potenza del limite”, cioè la sfida di superare gli ostacoli e di ideare nuove possibilità per il futuro dell'alimentazione. Insomma, la ricerca che crea innovazione per un futuro sostenibile. Da una cabina di comando sulla spiaggia di Noli, l'orto è monitorato in streaming 24 ore al giorno, gli “agricoltori del mare” armati di maschera e respiratore  svolgono immersioni quotidiane, mentre il team guidato da Sergio Gamberini perfeziona le strutture e studia nuovi materiali, per poter poi passare alla produzione industriale di biosfere. L'obiettivo è creare fonti alternative per la produzione di ortaggi in quelle zone dove le condizioni ambientali sono difficili per l'agricoltura tradizionale.

Il progetto, destinato a tutte le zone di mare prospicienti aree desertiche o isole coralligene, ha già destato l'attenzione degli sceicchi arabi e delle università sudamericane. Ora la sfida è riuscire a produrre ad un costo sostenibile e conveniente.
Ma intanto, la produzione e il raccolto si arricchiscono ogni giorno con nuove specie vegetali, timo, insalata, fagioli, piselli, pomodori, zucchini, rapanelli, fiori di nasturzio e - pensate un po' - anche l'aloe, una pianta grassa.
L'ultimissima sfida riguarda i funghi, ma non ci è ancora concesso sapere se la coltivazione riuscirà ad andare a buon fine. Li aspettiamo.

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