L’amico che mi accompagnava non s’aspettava un luogo così bello, raccolto, rilassato. A Neive (Cn), passato il rondò che smista le strade che portano ad Asti o nelle Langhe, su una collinetta c’è questa cantina del Rondò appunto con un bel dehors per mangiare all’aperto. Entri e le volte di mattone sono un invito a sedersi a uno di quei tavoli che ti dicono: sei in Piemonte. La Cantina del Rondò (via Fausoni, 7 – tel. 0173679808) è atmosfera, gusto, vino, ma non per modo di dire. L’atmosfera è quella che abbiamo descritto, che ha poi un’appendice importante nella cantina dove ci sono i vini in botte che poi vengono serviti sfusi in tavola. Ma sono vini di grandi produttori, e l’ambiente è quello che evoca le osterie di un tempo. Poi c’è la parola “gusto” che qui ha una doppia valenza: la ricerca dei prodotti più veri e la mano di Emanuela, parente di quel pasticciere sommo di Bra, Arpino, che le ha trasmesso soavità, soprattutto in quel dolce misterioso e irrinunciabile che è il Preferito.  

Ti siedi e la carta del menu elenca una ventina di piatti, che sono tutti unici, nella loro esecuzione. E quella sera non c’era il patè di Emanuela (che vale il viaggio) ma solo perché faceva caldo. Quando poi Emanuela è uscita mi sono alzato e l’ho abbracciata forte: il suo Francarlo, il mio, nostro Francarlo Negro ci ha lasciati troppo presto, all’improvviso in alta primavera. Aveva concepito con lei questo luogo fantastico, e più di una volta mi aveva telefonato per dirmi che noi, fra i pochi, lo avevamo capito. Telefonava ogni volta qualcuno lo andava a trovare sulle rotte della nostra guida che da anni gli dà il faccino radioso. Emanuela non ha avuto dubbi: andrò avanti e tutto dovrà essere come prima. Il vino, le ricette, l’ambiente e i fornitori biologici di uova, verdure, carni. Quella sera abbiamo assaggiato lo sformato freddo di peperoni con salsa all’acciuga, l’insalata di carne cruda di vitella albese extra battuta al coltello, le raviole del plin, i tajarin al sugo di Langa con la salsiccia, le lasagnette integrali al sugo di pomodoro fresco e pesto di basilico. E che dire degli gnocchi soavi con tartufo estivo? E poi il maestoso coniglio di cascina al “bagnet”, antica ricetta di Langa; l’arrosto rosa di scamone di manzo con salsa aromatica alle erbe; la lonza con salsa cremosa alle nocciole. Non c’era spazio per la solita selezione di formaggi di Langa a latte crudo ma certamente per i dolci di Emanuela: l’aspic di frutta fresca e il Preferito. Ce l’hai il Preferito Manuela? E lei a quel punto ha sorriso contenta: “Certo che ce l’ho, solo per te”. Quel dolce era un segreto fra me e Francarlo, un gioco fra due persone che si sono stimate, due giornalisti, due amanti delle cose vere. Come questo luogo, come questi sapori, come quel bicchiere di Barbaresco. Brava Emanuela. Avanti così!!!

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