Una denominazione piccola, ma destinata a farsi sentire, soprattutto nei bianchi. Lo dimostrano i vini di Tenuta Buonamico

E' un progetto in continua espansione quello di Tenuta del Buonamico (via Provinciale di Montecarlo, 43 • tel. 0583 22038) di Montecarlo (Lu), che ha subito un'accelerazione importante con l'acquisto, circa un decennio orsono, da parte della famiglia Fontana. Questione di idee e ingenti investimenti. Nuovi vigneti, ristrutturazione di quelli già esistenti, una cantina all'avanguardia e una linea di spumanti che si stanno facendo strada. Il territorio è quello di Montecarlo, un borgo medioevale a metà strada tra Lucca e Montecatini, in zone lontane dalla Toscana enoica più classica.

Qui il vitigno più diffusa era a bacca bianca, il trebbiano, secondo una vocazione che viene ulteriormente rafforzata quando nel 1870 Giulio Magnani, a quel tempo proprietario della Fattoria Marchi-Magnani, partì alla volta della Francia per poi far ritorno con una dotazione di sauvignon, semillon, merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon dalla zona di Bordeaux, quindi syrah e roussanne dal Rodano e pinot bianco e grigio dalla Borgogna. Il taglio del trebbiano con questi vitigni diede risultati così convincenti da conferire a Montecarlo un'aura d'internazionalità e importanza tale da arrivare sulle tavole di diplomatici e regnanti: è il 1930 quando alle nozze del Principe Umberto di Savoia e Maria Josè vengono stappate bottiglie di Montecarlo che iniziò a guadagnarsi la nomea di Chablis di Montecarlo. Negli anni Sessanta i fasti del Montecarlo sono ancora vivi al punto che una importante famiglia di ristoratori torinesi decide di fondare qui la propria cantina con cui rifornire i locali: nasce così Tenuta del Buonamico, quasi contemporaneamente all'ottenimento della Doc. Il cambiamento radicale di consumo del vino (e di gusto dei consumatori) che ha investito il vino dagli anni Ottanta ha inciso profondamente sulla storia del Montecarlo, messo ai margini dall'avanzata dei grandi rossi toscani. Così appare ancora più azzardata la scommessa dei Fontana che però hanno l'intuizione di insistere sui bianchi e puntare sui rosé.

Emblema della prima categoria è il bianco ammiraglia della cantina, il Montecarlo Bianco Etichetta Bianca assaggiato nell'annata 2016. E' ottenuto da uve trebbiano toscano, pinot bianco, sauvignon, semillon, roussanne, chardonnay, che vengono vinificate separatamente in acciaio e assemblate in fase di pre imbottigliamento. Di colore paglierino con riflessi dorati, al naso si caratterizza per i profumi quasi balsamici, con menta e aghi di pino, che arricchiscono il fruttato generale (pesca bianca). In bocca è secco, di buona freschezza e sapidità ben definita. Per quanto riguarda il settore rosè, a lasciare il segno è il Particolare Brut Rosè ottenuto da uve sangiovese e syrah vinificate in bianco e sottoposto a presa di spuma tramite metodo charmat lungo. Si presenta nel bicchiere con un bel colore rosa antico e un perlage di buona finezza. Al naso si distingue per i profumi delicati, floreali (rosa canina) e piccoli frutti, mentre in bocca la nota di merito va sicuramente all'acidità viva. Oltre al Particolare Brut Rosè, la gamma conta anche il Particolare Brut e il Particolare Spumante Dolce, oltre all'Inedito da diverse cuvèe di Pinot bianco. Il 2018 sarà un anno cruciale per Tenuta del Buonamico anche per un rafforzamento dal punto di vista del turismo enogastronomico, con l'inaugurazione di uno splendido resort che promette di diventare un punto di riferimento in questa zona di un'inedita Toscana.

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