A Cascina Spinerola un menu che parla monferrino con un tocco di freschezza
Moncalvo. E pensi al Caccia, il grande pittore del Monferrato che ha riprodotto il volto di Aleramo, fondatore di queste terre. Moncalvo (At) ed è subito carne, quella suprema di Lauro Micco, col negozietto in piazza, sempre pieno di gente, perché il suo fassone è a filiera completa. E poi Moncalvo, per questa clamorosa Cascina Spinerola (Strada Casale, 15 - tel. 0141921421), che è una delle classiche situazioni del Monferrato migliore che ormai può vantare una teoria di relais. L’albergo offre 16 camere, che danno su un grande giardino che guarda le vallate a vigneti. E poi il ristorante, con la gestione di Chiara Tabachetti, che promette davvero bene.
Ci siamo stati una sera d’estate, rinfrancati dagli ambienti ampi (il dehors è a disposizione) e da una cucina che ci ha sorpreso. Il cuoco è giovane, ma ci sa fare e così chi guida la sala con partecipazione. I vini a bicchiere saranno per lo più quelli dell’omonima azienda e siamo rimasti sorpresi dal buon valore delle due Barbera d’Asti superiore. Piacevole anche lo Chardonnay. Ma anche la carta offre il meglio del Monferrato e del Piemonte, e ci si diverte.
Il menu, vien da dire, è quello classico monferrino, ma in realtà c’è sempre qualche tocco di freschezza in più (ed è il più che si merita questa cucina). Il vitello tonnato è semplicemente buono, perfetto, la battuta di fassone viene servita con senape e germogli. Poi due piatti semplici nella loro dichiarazione, ma intriganti: le verdure al vapore con salsa di acciughe e pane croccante; l’insalata di cavolo rosso, cumino, nocciole e salva cremasco.
Sui primi diciamo subito che gli agnolotti classici al sugo d’arrosto sono eccezionali, valgono il viaggio, forse i più buoni assaggiati quest’anno, insieme a quelli di Mariuccia Bologna. Bene anche gli gnocchi di patate con delicata fonduta di Gorgonzola. Ma nel menu estivo c’erano pure i tajarin coi fagiolini verdi e le vongole al profumo di limone, i ravioli di erbette e ricotta, pomodorini basilico e burrata.
Quattro proposte fra i secondi: tagliata di fassona (noblesse oblige), cosciotto di coniglio all’Arneis con i peperoni (siamo nel Monferrato come può mancare?) e poi delle seducenti costolette di agnello in crosta di nocciole, servite su un letto di biete rosse bollite che hanno reso l’abbinamento perfetto.
Con la composta di frutta della casa si abbinano le robiole, prima dei dolci: un bonet da manuale, accanto al biancomangiare con mandorle croccanti. Siamo stati bene. Ma vi diremo di più: questo è l’indirizzo giusto per respirare il Monferrato a pieni polmoni. Bravi! E grazie per avere regalato al territorio un posto così.