A Milano, da Niccolò Frediani, ambiente elegante, un giardino da sogno, e una cucina che ha nella carne la protagonista

Ce l’ho fatta. Superando il cuore ferito che, anche quando arrivato a pochi metri, per lungo tempo mi ha sempre fatto desistere dall’entrarvi, sono entrato. L’ultima volta che c’ero stato, ero in compagnia di quell’amico straordinario che per noi è stato, ed è, il conte Riccardo Riccardi. La sua salute dopo poco si guastò, meglio, come diceva lui con quell’ironia senza eguali che lo caratterizzava, “cominciò a sapere di tappo”. Quel giorno ci trovammo al Ribot (via Marco Cremosano 41 – tel. 0233001646 - www.ribotmilano.it) di Milano e il “Conte”, quasi sapesse già cosa stava succedendo, condivise come me pensieri sul significato della vita che mi scossero per la loro impressionante profondità. Allora tra i tavoli c’era Mauro Frediani, patron storico del locale. Qui, a due passi dall’Ippodromo e dallo Stadio di San Siro, erano di casa Camici, Gianfranco e Lanfranco Dettori, piuttosto che il marchese Mario Incisa della Rocchetta, il Cavaliere Regoli o ancora figure di spicco dell’imprenditoria o del giornalismo italiano di quegli anni.

Ebbene, l’altro giorno, una gioia trovare in sala, ad accogliere, con la stessa passione di un tempo, vero Dna di famiglia, Niccolò Frediani, che di Mauro è il figlio, e collaboratori che son qui anche da più di vent’anni. Bellissimo l’ambiente, con le magnum in ingresso a dire di come qui il vino sia rispettato e con i grandi formati vuoti che indicano che gioia e compagnia vanno a braccetto. Di grande fascino le sale, ampie e con i tavoli ben apparecchiati alla giusta distanza, e quel giardino interno che, nella bella stagione, è approdo che chi ama mangiare all’aperto si contende.

Semplice, golosa, non certo sulla scia di mode o tendenze, ma gustosa ed eseguita in modo impeccabile, la cucina, tradizionale, con Milano e Toscana (in omaggio alle origini dei titolari) a dare l’ispirazione, e soprattutto la carne a svolgere un ruolo da protagonista. Dopo il benvenuto, un bel tagliere di salumi e formaggi, via con Maccheroni alla Montalcino, con ragù di manzo uvetta e pinoli, spaghetti Ribot al filetto di pomodoro o risotto giallo alla milanese, poi le specialità della casa, con Fiorentina, costatona dello chef (frollatura di 30 giorni), tagliata di manzo con le patate o filetto classico alla tartara. Tutto ben fatto e servito con il sorriso. Fetta di torta e biscotti offerti prima del caffè. Ribot “corre” e vince!

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