A Catania un locale che celebra a 360° la cucina popolare isolana

Dopo una scorribanda nel sud est della Sicilia, dove troneggiano cucine di altissimo livello a partire dal sommo Ciccio Sultano, a risalire verso la costa a nord ci siamo imbattuti in un locale da raccontare: il Mè Cumpari Turiddu a Catania (via Monsignor Ventimiglia, 15 - tel.095 7150142).

Lasciamo Ciccio Sultano e gli altri chef stellari ad un altro momento, qui vogliamo parlare della cucina popolare siciliana che significa cucina mediterranea, che tradotto vuol dire cucina che sprigiona il sole e la terra, una cucina che trafigge il palato di sapori e il naso di profumi. Se le stelle della ristorazione sono un megafono verso il mondo, le genuine trattorie siciliane sono il substrato della cucina mediterranea, ne rappresentano l’essenza, sono l’architrave attraverso cui si regge la tradizione autentica senza la quale non esiste ogni altra evoluzione, sacrosanta sia chiaro.

Situato in zona appena defilata dal centro storico di Catania, il locale è sobriamente elegante con anche un balconcino interno che crea un’atmosfera piena zeppa di storia. In apertura qualche oliva con pomodoro e bocconcini di pane di alto livello: premio oscar per la semplice bontà. A seguire sarà dura non concentrarsi troppo sugli sfiziosi antipasti che andrebbero presi tutti e che a nostro avviso rappresentano appieno i tesori della Sicilia. E così arrivano in sequenza: sformatini di pesce, di zucca, di cavolfiore e di spinaci (autentici e primordiali!) e l’immancabile tortino di alici alla palermitana con salsa al finocchietto selvatico (qui sono di parte, io amo troppo le alici, ma questo piatto per me non ha rivali!); in alternativa, non solo come antipasto, potrete divertirvi con infiniti assaggi di formaggi (provola, ricotta, Piacentino Ennese, ecc.) e salumi dei Nebrodi e degli Iblei (pancetta, capocollo, lardo, lonza, salsiccia, ecc.). Come primo piatto il consiglio è uno: Casarecce di grano biologico al pesto dei presidi siciliani Slow Food (aglio di Nubia, pistacchio di Bronte, mandorle di Noto, Ragusano dop, scorzette di limone Interdonato); da segnalar anche lo straordinario spaghetto al sugo di alalunga alla Favignana o le fettuccine ai funghi dell’Etna. Sui secondi piatti si aprono altre praterie del gusto, anche qui sarà dura districarsi perché le scelte sono davvero varie. A noi ha colpito l’incredibile soavità del pesce stocco “dell’ Ugghiaturi” alla brace con cipolla e pomodoro al cartoccio: un agrodolce con i sentori della brace da sballo; chi cerca carne potrà provare il duetto di suino Nero dei Nebrodi a base di costoletta laccata al miele e rotolino di filetto farcito di misticanza, memorabile. Goloso da morire, fra i dolci, il cous cous di pistacchio e cioccolato in crema di vaniglia! Altri dessert sono proposti in modalità destrutturata proprio per valorizzarne le straordinarie materie prime!

La grandezza della cucina siciliana è tutta qui: proposte che spaziano dalla terra al mare senza soluzione di continuità. E si beve benissimo.

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