Nel nuovo libro di Andrea Guolo e Tiziana Di Masi #Iosiamo le storie dei volontari e il senso della parola rete che salva le vite 

Chi sono i volontari? Sono Norina Ventre che a novant'anni gestisce ancora la sua mensa per gli immigrati di Rosarno. O Barbara Caranza che ha creato un’associazione per mettere in sicurezza le opere d’arte dopo le calamità naturali. O ancora Valter Guiati, pensionato, che a San Pietro in Casale nel Bolognese, ha organizzato una rassegna cinematografica per gli anziani soli che grazie a questo appuntamento settimanale vincono il senso di isolamento. E poi ancora chi si impegna per i bambini (non per l’infanzia, perché come scrivono: “Non esiste una sola infanzia, esistono bambini. E ogni bambino ha una storia da raccontare”), chi aiuta le persone cacciate di casa per la loro identità sessuale, chi si batte per dare un futuro alla Terra del Fuoco. Oppure, come nel capitolo finale, chi si occupa di reintrodurre i carcerati in società, restituendo loro la dignità del lavoro come a Padova e a Trento. 

Tiziana Di Masi, attrice, e Andrea Guolo, giornalista, nel loro libro #IoSiamo (Edizioni San Paolo) raccontano queste storie raccolte negli ultimi tre anni e portate in scena prima del Covid. Storie che durante l’epidemia e il lockdown hanno alimentato un Tg della solidarietà che ha poi trovato compimento proprio in questo libro. Che esce fuori dalle statistiche, dai numeri e dai dati, ma racconta il volontariato da dentro, dalle storie dei protagonisti e la prima cosa che salta agli occhi, in tutta la narrazione, è la reciprocità

Il volontariato aiuta non solo chi riceve un’azione ma anche chi la sta compiendo. Anzi, di più: crea una relazione tra le persone che cancella il senso di disagio e in centri casi di vera e propria vergogna del farsi aiutare. Perché, come spiega magistralmente il professor Stefano Zamagni nell’introduzione in cui mette a fuoco la differenza tra volontariato e beneficienza: “Laddove l’organizzazione filantropica fa per gli altri, il volontariato fa con gli altri” quindi genera reciprocità e in qualche modo “libera” il destinatario dell’azione volontaria. 

Tiziana e Andrea, come dicevamo, lo hanno messo in scena, raccontato su web e oggi su carta, nell’attesa di riportarlo nei teatri. I capitoli sono ritratti, scritti magistralmente avvincenti e dettagliati senza però lasciar spazio a pietismo e compiacimento. E’ un libro che oltre a fotografare una realtà ha un altro, grande, merito: mette voglia di fare, di muoversi, di agire. Con un effetto collaterale: “Il volontariato crea dipendenza e, una volta che inizi, difficilmente te ne puoi staccare, nemmeno se gli impegni aumentano, se le situazioni cambiano o se gli ostacoli più grandi li trovi proprio all’interno della tua associazione. Il volontario va avanti, comunque: perché qualcuno ha bisogno di lui e allora tutto il resto diventa secondario”

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