Paolo Tegoni fa emergere l'anima mediterranea di un vitigno antico e affascinante che in Italia trova declinazioni diverse, tra terra e mare

Cos'hanno in comune Salina e l'Istria? La prima, naturale, risposta è il mare. Anzi, il Mediterraneo che unisce culture distanti. Un appassionato di vino, però troverà almeno un altro legame, in un vitigno che, come nessun altro, unisce le diverse sponde del Mediterraneo: la malvasia.

Il nome, bellissimo, richiama la città di Monemvasia in Grecia, uno dei primi e - per secoli - principali centri di produzione. I vini che se ne ottengono hanno un'anima dolce e aromatica che ben si sposa con quelle resine che un tempo andavano a fortificare i vini greci con il loro spirito terroso, dai grappoli poggiati sulla terra e bruciati dal sole.

La malvasia però è Mediterraneo soprattutto per quanto riguarda le rotte che ha intrapreso fino ad arrivare sulle tavole di mezza Europa (o forse anche di più). Un viaggio affascinante ripercorso da Paolo Tegoni, con le parole, e dal fotografo Francesco Zoppi, con una serie di immagini che rendono unico questo lavoro.
fotografo.jpgIl fotografo Francesco ZoppiL'idea - per cui va la nostra riconoscenza a Tegoni - è ripercorrere la vita di un vino non solo per gli aspetti agronomici, ma per quelli storici e culturali che sono parte integrante del terroir. Ecco perché al cuore di questo libro troverete Venezia, dove la malvasia era merce tanto preziosa da avere uno scalo (o fondaco) dedicato. Furono i Veneziani a capire come questo vino potesse incontrare i gusti delle corti europee e, grazie al sostanziale monopolio, lo portarono ovunque. Crearono un mercato, lo resero di moda e ne moltiplicarono la produzione, da Creta all'Istria, in tutto il loro bacino d'influenza.
autore.jpgL'autore Paolo TegoniLa malvasia però nel frattempo continuò il suo viaggio tra le corti, approdando sulle tavole papali. Da Roma arrivò in Toscana e da qui a Parma e Piacenza, in un viaggio che ancora potrebbe continuare in Francia, Spagna e Portogallo. Paolo Tegoni ne percorre un tratto importante, fondamentale, lasciando spazio a una seconda parte che potrebbe prima o poi arrivare.

Intanto è tutto da godere questo libro che si legge come un romanzo, si gusta pagina dopo pagina. La storia è piacevole, curata nei dettagli e accompagnata da un apparato fotografico che esalta i luoghi, i colori del mare e i volti dei produttori incontrati lungo il cammino. Il libro infatti è anche un racconto di chi oggi produce la Malvasia nelle sue diverse declinazioni: di Candia Aromatica, Bianca Lunga del Chianti, di Bosa in Sardegna, di Dubrovnik, del Carso e d'Istria, delle Lipari e greca di Monemvasia, ultima tappa di un itinerario cominciato all'ombra di San Marco. Un viaggio che parla di vino, di Mediterraneo, di incontri e di rotte. E in questo attuale come non mai.
vigneto.jpgIl libro Malvasia un Diario Mediterraneo edito Terrae Opificio Culturale Enogastronomico si può acquistare on line sul sito malvasiaundiariomediterraneo.it

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