In attesa della seconda Giornata del vino di Golosaria dedicata ai vini dell'Emilia Romagna, le nostre degustazioni puntano l'attenzione ai Colli bolognesi e al Modenese

Continuano i nostri assaggi e vi diamo subito un suggerimento: guardate ai Colli bolognesi e al Modenese perché qui si stanno facendo grandi cose. E leggendo segnatevi in agenda l’appuntamento del 23 Aprile 2022 all’Hotel Melià di via Masaccio a Milano per la seconda Giornata del vino di Golosaria dedicata ai vini dell’Emilia Romagna. Da martedì, il sito www.golosaria.it che ora racconta l’appuntamento del 19 marzo con i Vini lombardi e il Grana Padano, sarà dedicato al secondo evento, già coi nomi delle 40 cantine presenti, al netto della grande enoteca.

Montevecchio Cavazza Isolani

di Monte San Pietro (Bo)
Siamo a Monte San Pietro in un complesso di tenute e ambienti che rappresenta in pieno la storia di una famiglia arrivata a Bologna nel Duecento - ancora oggi una delle zone più belle del centro cittadino porta il loro nome - e capace di produrre vini per il fiorente mercato cittadino fin dal Quattrocento. In vigna ci sono i classici vitigni dei Colli, quindi pignoletto, cabernet sauvignon e merlot coltivati in regime biologico.
La teoria dei Pignoletto è da manuale: il Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante ha una naso di biancospino e fieno, note citrine e una tonalità verde che invita a soffermarsi. La bollicina - rara avis - è fine, in bocca è asciutta con una chiusura che evoca la mela cotta. Il Colli Bolognesi Pignoletto Spumante Brut è cremoso, con profumi più fruttati e polverosi, quasi di talco, in bocca è vivo, fresco e di buona sapidità. Il Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante Rifermentato in bottiglia è un piccolo capolavoro: ha colore giallo dorato, un profumo di miele e di agrumi, in bocca è pieno con una sapidità intensa e un finale dove arriva la mandorla.
cavazza-isolani-bianchi.jpgTra i rossi, nel Rosso Bologna 2018 emerge tutta l'eleganza del cabernet sauvignon che marca il territorio con i suoi profumi al naso di peperone affiancato da cola e incenso. In bocca è ampio, con una speziatura finissima. Cresce d'intensità il Rosso Bologna Riserva 2012 che al naso ricorda la prugna sotto spirito e la noce che ritorna anche nel retrogusto. Spicca la parte tannica. Celebrativo il Rosso Bologna Riserva Palazzo di Montevecchio 2009 che ha un naso dove a dominare sono i terziari e le note di botte mentre al naso lascia un piacevole aroma di caffè. Grandiosi tutti.cavazza-isolani-rossi.jpg

Paltrinieri di Sorbara

di Bomporto (Mo) (link)
Andiamo in Emilia con una cantina di cui abbiamo parlato tante volte e non solo per un senso di amicizia che ci lega ma perché questo ex ragazzo, Alberto, ha trovato una strada nuova nel mondo del Lambrusco, quella del metodo classico, e la sta seguendo splendidamente facendo scuola. Lo dimostra questo Lambrusco di Sorbara Vino Spumante Extra Brut che al naso lascia da parte l'esuberanza della frutta (fresca) per puntare sui gherigli di noce freschi che escono perfetti in un naso che è esempio di pulizia. In bocca l'acidità perfettamente calibrata prolunga la persistenza. Gli fa da compagno il Grosso, il primo brut dell’azienda, assaggiato di recente in magnum e decisamente grande. Da assaggiare anche il Lambrusco di Sorbara Biologico Sant’Agata con un naso di fragoline dolci accompagnate da una bella speziatura e in bocca un'acidità importante, piena.paltrinieri.jpg

Zöhlhof

di Velturno (Bz)
Ancora una volta chapeau per una cantina altoatesina che, come in altre prove di assaggio, ha dimostrato i caratteri identificativi, la firma, di una regione vitivinicola che oggi - possiamo dirlo con ragionevole certezza - è ai vertici nel mondo. In questo caso siamo in una piccola realtà coltivata secondo i metodi della biodinamica. I vigneti sono disposti intorno al maso di famiglia a circa 600 metri slm. Il Gewurtztraminer Sudtirol Eisacktaler Dionysos 2019 è un riuscito esempio di come dovrebbe sempre essere questo vino, mai esagerato, mai profumi aggressivi. Ha un naso dolce, di mimosa, che fa il paio con un corpo strutturato e armonico. Il Weinberg Dolomiten Cuvée Weiss Aurum 2020 coniuga splendidamente muller thurgau, sylvaner e gewurtztraminer, con un naso dove esce la nota verde, di salvia, accompagnata dalla polvere da sparo che evoca il riesling. In bocca è sottile con acidità diffusa. Sorpresa per il Sylvaner Sudtirol Eisacktaler Greil 2020, che al naso lascia esplodere le note verdi di foglia di pomodoro accompagnate da chiodo di garofano e idrocarburi. Un vino minerale che anche in bocca mostra equilibrio, acidità, freschezza.zolhof.jpg

Piero Benevelli

di Monforte D'Alba (Cn)
Piero Benevelli è un nome che rischia di passare sotto traccia forse perché non ha fatto della comunicazione la sua bandiera. Anzi, piemontese fino al midollo, bisogna andarselo a cercare sulle colline di Monforte. Ma la fatica vale la pena perché qui abita un grande vignaiolo. Lo si capisce fin dai primi assaggi con la Barbera D’Alba Bricco del Pilone 2020 che ha naso intenso, ricca di frutto che in bocca si traduce in una leggera nota carnea. Il Langhe Nebbiolo 2020 è un vino da manuale: al naso c'è la viola espressiva (il nebbiolo in carta d'identità) poi una nota già evoluta, di pelle, e in bocca un tannino ancora verde che promette grandi cose. E le promesse saranno mantenute nel Barolo Le Coste di Monforte 2018 che è già grande con un naso dalla bella speziatura che ricorda il vermut, in bocca è fine, caldo. Il Barolo Mosconi 2018 è lo specchio di quest'azienda (e a noi è piaciuto un sacco). Perché bisogna dargli tempo, è meno immediato ma a un ascolto più approfondito sa fare racconti. E a parlare è un naso raffinato con la frutta sotto spirito, la rosa, il ginger mentre in bocca ha un tannino più rotondo del campione precedente. Chiudiamo con il Barolo Ravera di Monforte 2018, anche qui un grande bicchiere, un'interpretazione del Barolo che guarda al terreno, alla roccia che si sente nel naso insieme alle bacche di ginepro. In bocca ancora una volta c'è la freschezza di un tannino diffuso che invita a bere.piero-benevelli.jpg

Teanum

di San Paolo di Civitate (Fg) (link)
La cantina Teanum di San Paolo di Civitate (Fg) è un nostro vecchio pallino per quanto riguarda la viticoltura pugliese che apprezzammo anzitutto per il valore di un rosso, il Gran Tiatì. In questo caso la degustazione è cominciata invece da una bella prova nella spumantistica, il Metodo Classico Vino Spumante Brut Millesimato Tiati, di colore paglierino con note fumé appena accennate e una parte vegetale interessante, al naso è armonico, di buona struttura. Poi i rossi: il Puglia Nero di Troia Sumarello 2019 ha naso di prugna, intenso, e in bocca ha sostanza, corpo e tannino. Il Puglia Primitivo Tiati 2019 invece è più complesso, con una naso decisamente speziato e una sfumatura di confettura molto piacevole che coglieremo appieno nel retrogusto.teanum.jpg

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