Alcune riflessioni prima della Golosaria che verrà: sarà un laboratorio

Son chiuso in ufficio, oppure nell’auto, oppure in casa. Chiuso al riparo da rumori, perché in questi giorni è un tam tam di radio e televisioni che mi tartassano di telefonate, per chiederne di Golosaria. E soprattutto per chiedere quale sia la novità. Io do risposte, ci mancherebbe, ma quasi tutte sono parziali, anche perché il programma di Golosaria è vastissimo e articolato. Ed è difficile cogliere la perfetta sintesi. Una giornalista ad esempio mi ha detto: “Ma anche tu ti metti a parlare di salubrità? Non è che facciamo la farmacia?”. Ecco la novità è proprio questa, cominciare a parlare di salute, o di stile di vita se vogliamo, ma senza dimenticare il gusto.

È questa la sfida di Golosaria, ma anche quella degli amici di Àmati che sono con noi a inaugurare il loro Papillarium. A Radio Popolare invece, mi hanno chiesto cosa ne penso dell’inflazione dei locali a Milano e se questo settore può risollevare il paese. Oddio che domandona. Però se l’Italia ospita un Expo su questi temi e se la movida legata al gusto funziona, qualcosa vorrà pur dire? E magari vuol dire iniziare a pensare al format di lounge bar all’italiana che viaggia nelle principali città d’Europa. Perché no? Siamo un laboratorio, come ha scritto Panorama nel titolo: Golosaria è un laboratorio di cose che non si fermeranno nel nostro paese, ma sono appunto destinate ad andare nel mondo. Per questo la manifestazione che si apre sabato e dura fine a lunedì è una novità, che c’entra anche con l’Expo del 2015, come ha invece titolato quest’oggi il Corriere della Sera nel pezzo dedicato alla nostra manifestazione. E dopo Golosaria, tante cose non saranno più come prima. Nel senso che scatterà, come sempre una fiducia nuova per affrontare il futuro. È la promessa che abbiamo fatto ai magnifici 30 produttori che arrivano dalla Calabria. Ci vediamo lì!

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