Il colpo d’occhio che si dischiude sulle pianure del Novarese e del Milanese sarà il tratto più suggestivo della terrazza che farà da location al vostro pasto. Tutto sarà essenziale e rigorosamente in tono con quella che, come recita l’insegna “Osteria” che campeggia all’ingresso di questo storico locale di Oleggio (Via Nebulina, 22 - tel. 0321998256) poco lontano dal lago Maggiore e dal lago d’Orta, rimane concettualmente un autentico luogo di ristoro d’altri tempi.     

Certo le tovaglie di colore giallo saranno esteticamente curate, i piatti e le posate segnati da linee che oscillano tra il country e il moderno, i bicchieri adatti ai diversi vini che assaggerete. Tutto questo però non inficerà per nulla l’atmosfera d’antan che rappresenta il segreto del successo che nel tempo questo locale ha saputo riscuotere e che continua a farne un significativo punto di riferimento enogastronomico del  territorio. E anche se qualche piatto potrà essere un po’ meno riuscito, la forza di questa cucina saprà proiettarvi indietro nel tempo e farvi scoprire sapori ormai in via di estinzione.

Carta di vini incentrata soprattutto sulle etichette piemontesi e particolarmente attenta alle produzioni del territorio. Il servizio sarà rapido e preciso, e l’eventuale sbrigatività che potrete registrare verrà compensata dall’estrema gentilezza del personale. E a stupirvi, dopo aver assaggiato piatti dalle dosi non certo contenute, sarà soprattutto il rapporto qualità/prezzo.

La forza essenziale dei piatti che verranno serviti la capirete fin dagli antipasti: dal gusto intenso del peperone ripieno, presentato su una verace salsa al prezzemolo, al sapore stuzzicante del paté di fegato. A emergere sarà un vero e proprio “stile” di cucina che si consoliderà con l’arrivo in tavola dei primi: un delizioso risotto allo zafferano e delle convincenti farrine zola e pancetta, rese accattivanti soprattutto dalla forza del formaggio più tipico del novarese. Ancora in crescita la forza del rustin negà: un robusto nodino di vitello con pancetta la cui perfetta cottura appare purtroppo guastata dalle ormai fredde e non più croccanti patate al forno. In discesa invece i dolci: un francamente insignificante fiordilatte con zabaglione, quest’ultimo soprattutto piuttosto insapore, e delle pesche cioccolato e amaretti un po’ dure e il cui impasto non è certo in linea con la qualità complessiva della serata. Siamo certi però che si tratti di incidenti di percorso che, in ogni caso, non sono risusciti a dissolvere il nostro desiderio di tornare. 

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