Alla cantina la Fiammenga, il connubio ben riuscito tra merlot e barbera

La prima volta che il nome di Penango (At) compare in un documento ufficiale è nel 961. Non lo scriviamo per puro amore storico, ma perché dietro questa data, si cela uno degli eventi che hanno cambiato la storia del Piemonte e dell’Italia: la donazione ad Aleramo e la nascita del Monferrato. Questo dimostra che queste colline prospicenti il popoloso borgo di Moncalvo da sempre hanno un’importante ruolo nell’economia agricola. Su queste terre antiche sorge la Fiammenga (Via Cantoglio, 28, Cioccaro di Penango • tel. 0141 917975), che come molte tenute di qui, ha una storia in due fasi. La prima, Settecentesca, vede la Tenuta sorgere e svilupparsi in un anfiteatro di colline. La seconda, a partire dalla fine del secolo scorso, ha visto la riacquisizione da parte di una famiglia di imprenditori, il lento recupero delle strutture (a partire dalle cantine con le volte in mattoni a vista)  e la ricostituzione del vigneto che insiste su circa trenta ettari.  La produzione aziendale è vasta, i vitigni autoctoni affiancano gli internazionali, in impianti recenti, che hanno festeggiato la prima vendemmia nel 2001 e oggi sono dunque al loro acme produttivo. C’è una bella espressione del sauvignon nel Monferrato Bianco Girocolle 2014, dal bel colore paglierino pallido, il naso fine e non troppo esuberante, con profumi floreali, di acacia e sambuco e un lontano ricordo di bosso, che al naso si distingue per la freschezza con una piacevole nota minerale. La stessa filosofia si ritrova nel Piemonte Chardonnay 2014, sempre da uve chardonnay, vinificato in acciaio e sottoposto a una breve macerazione a bassa temperatura. Anche in questo caso profumi fini senza mai essere esuberanti, con il fruttato tipico del vitigno, e in bocca una freschezza e una sapidità che invogliano alla beva. Ma è tra i rossi che esce la stoffa di questa cantina. In particolare nei vini che più caratterizzano queste zone. Partendo dal Grignolino Gioan 2014, invitante a partire dal colore: un bel rosa antico. Al naso c’è tutta la delicatezza floreale che contraddistingue il Grignolino, con la rosa in evidenza, accompagnata dalle note di lampone. In bocca è invece l’acidità spiccata a lasciare la sua impronta. Ma non c’è da stupirsi: è il Grignolino, signori! E’interessante anche il Freisa d’Asti 2014, un prototipo che rappresenta in pieno le caratteristiche di questo vitigno. Quindi un colore porpora che sgrana sull’unghia, un naso - ancora una volta - fine, delicato, con profumi floreali (di violetta) e una speziatura che si ritroverà anche nel retrogusto. In bocca c’è il tannino spiccato che rompe l’equilibrio. Spigoloso, come il Freisa d’antàn, che infatti è tuttora difficile incontrare in purezza. Meritano una menzione a sé i due Monferrato Rosso: Il Fiamengo e Quid. Il primo deriva da uve pinot nero in purezza, maturato in barrique un anno e 3 mesi in bottiglia, per un vino di buon equilibrio, dai profumi tenui di piccoli frutti e note speziate e di vaniglia, con un sapore morbido e un tannino levigato. Il secondo nasce da merlot, cabernet sauvignon e barbera, vinificate separatamente, fermentate in acciaio e affinate in bottiglia, per un vino dai colori intensi e profondi e un naso sicuramente esuberante con tanta frutta (mirtilli), accompagnate da noti erbacee e di foglia di pomodoro. In bocca è caldo, avvolgente, molto piacevole. E la Barbera è quella che ci conduce alla fine della panoramica tra i vigneti della Fiammenga. Perché da questo vitigno, dopo la malolattica e la successiva maturazione in barrique, ottengono la Barbera Paion un vino “muscolare", con i profumi di ciliegia  e prugne in bella vista, il ricordo di caffé e cioccolato e un corpo importante, da grandi carni.

ILGOLOSARIO WINE TOUR 2023

DI MASSOBRIO e GATTI

Guida all'enoturismo italiano

ilGolosario 2024

DI PAOLO MASSOBRIO

Guida alle cose buone d'Italia