Abbiamo provato, un po’ come si fa con i telefoni, a recensire uno dei food delivery più innovativi d’Italia: Fanceat. E vi spieghiamo perché ci è piaciuto 

Il food delivery è la tendenza del momento, un mercato in crescita (a doppia cifra) su cui si stanno buttando sempre più operatori, dai giganti come Justeat alle start up come Fanceat (www.fanceat.com).  Perché abbiamo optato per quest’ultimo? Anzitutto la scelta dei ristoranti, tutti di buon livello, in gran parte già inseriti nel nostro Gatti Massobrio Taccuino dei ristoranti d’Italia. Poi la formula: non il classico pasto a domicilio, ma tutto l’occorrente già cucinato con la possibilità di finire il piatto a casa (che non ci toglie del tutto il piacere dei fornelli e, soprattutto, ci permette di far arrivare in tavola tutto caldo, nel momento che vogliamo).

Infine la storia, quella di quattro ragazzi, italiani, partiti da studi di ingegneria gestionale, economia e grafica. L’avventura nata un anno fa, l’inserimento in un incubatore di impresa fino al lancio più massiccio grazie all’arrivo di un business angel.  Oggi è un’azienda che si sta imponendo sul mercato. Perché ha un segreto: aver conquistato i fornitori ovvero i cuochi.  Due i motivi: la promozione fatta alle strutture che aderiscono al circuito e la possibilità di sfruttare la cucina nei tempi morti, al mattino, per preparare i pacchi da spedire.  

Ora veniamo alla prova.
Il menu che abbiamo richiesto era il Gran Torino firmato da Camilla’s Kitchen di Torino composto da Agnolotti quadrati di Torino ai tre arrosti su tovagliolo con brodo di gallina, Guancia di maiale Luiset brasata al Moscato su polenta integrale morbida, fiori di cavolo e carota biologica e Salame di cioccolato e rhum su zabaione freddo (il tutto a € 22,45 a persona). 

Ecco perché lo riprenderemmo:
• Il servizio: rapido, essenziale. In meno di 48 ore puoi mangiare a Cagliari un menu torinese. 
• Il pacco: è bello graficamente, comodo, con tanto di maniglia. All’interno un contenitore isolante che funziona molto bene. Lo abbiamo tenuto fuori frigo tutto il giorno e ha retto benissimo. 
• Le istruzioni (a prova di chiunque): c’è un libretto d’istruzioni che spiega con foto ogni passaggio (che poi consisteva, nel nostro caso, nell’immergere i cibi sottovuoto in acqua bollente)
• La scelta: i menu al momento sono 17 ma entro la fine dell’anno cresceranno in modo importante (il triplo auspica uno dei fondatori e CEO, Tommaso Cremonini). Con alcuni grandi nomi (che non possiamo ancora svelare ma sono capaci di fargli fare un grande balzo in avanti). 
• Le tempistiche: 30 minuti dal primo al dolce, bevendoci anche qualche calice di vino tra una portata e l’altra. 
• La qualità dei cibi: questa è la vera sorpresa. Gli agnolotti - questi cotti come da tradizione pochi minuti in acqua bollente - erano perfetti, accompagnati da un brodo intenso, profumato. La guancia di maialino brasata, morbida, le verdurine ancora croccanti (unica nota negativa la polenta troppo densa). Lo zabaione, appena riscaldato (anche se sarebbe stato freddo nella ricetta, ma le piccole variazioni sul tema sono ammesse), anche questo molto buono.  Le porzioni più che soddisfacenti anche come quantità. 

Tutto perfetto quindi? Concedeteci almeno qualche nota a sfavore:
• La presentazione delle vivande, per motivi di conservazione, è in buste sottovuoto, trasparenti, tutte perfettamente etichettate. Molto corretto e molto razione K allo stesso tempo
• La storytelling che c’è dietro ad ogni piatto, dietro un ristorante. “E’ il grande gap che ha (quasi) ogni impresa on line” ci spiega sempre Tommaso. Per superarlo hanno puntato sui video (molto ben fatti come del resto tutta la grafica del sito) ma la barriera è ancora difficile da superare  
• Le gastronomie. Si proprio loro. Quei lunghi banconi carichi di golosità, che saranno quelli a soffrire di più la concorrenza di queste nuove formule. E noi, che ne conosciamo molte, eccellenti, in ogni parte d’Italia continuiamo a tifare per loro. (Anche se qualcuna potrebbe evolvere e sconfiggere la crisi sfruttando una formula come Fanceat)
Totale: un bel 6 a 3, un quasi cappotto, che vi fa capire perché - a breve - non potremo più farne a meno. 

Una curiosità: il menu più ordinato, ad oggi, è il susciliano di Oinos che ha un prezzo basso (costa 22,45 euro a persona), soddisfa la voglia di sushi (moda che è ben al di là dal passare) e valorizza nel contempo la cucina siciliana.
Leggere i dati delle ordinazioni su Fanceat è anche un bello spaccato sul diverso comportamento tra uomini e donne. Un esempio? La donna ordina spesso per più persone (cena con le amiche?). L’uomo praticamente sempre per due: segno che anche i signori hanno capito l’importanza del prendere “per la gola”? (Però così si bara!). 

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