Una grande sorpresa questo ristorantino con pochi coperti e con una cucina intrigante, in una piazza defilata vicino a San Giovanni in Laterano

La nuova Roma della ristorazione, dinamica e sorprendente, è quella che vi raccontiamo di settimana in settimana. Come questa ennesima ottima sosta, da applausi radiosi, che sono un viatico per la corona della perfezione. Definire l’Epiro (in piazza Epiro, 25 - tel. 0669317603) non è cosa facile: trattoria di lusso, ma anche cucina take away con sbicchierata. Sta in questa piazza isolata e tranquilla, davanti al mercato. Sulla via si affaccia un bar con mescita di vini e offerta di stuzzichini che arriva dalla cucina; sul resto, che si raggiunge da un portone di legno che dà in un cortile interno dove con il tempo bello si mangia, c’è una saletta con pochi coperti, massimo 16, dove il tavolo più grande è quello da quattro persone. Sul perimetro tavolini da due. L’ambiente è nello stesso tempo essenziale e intrigante e c’è da giurarci che questa location è la start up di una cucina che presto spiccherà il volo.

Colpisce l’essenzialità del menu, con tre-quattro piatti per ogni portata e una carta dei vini esemplare, divertente, con le migliori etichette di produttori bio (Dettori, Bellotti, Zampaglione), ma anche novità sconosciute ai più, fino a una selezione di Champagne e di vini francesi, da provare. Sono giovani in sala e in cucina (una piccola cucina con quattro cuochi, guidata da Matteo Baldi e Marco Mattana) e appena seduti ti arrivano i pani e le focacce realizzate con le farine del Molino Bongiovanni di Mondovì (e già conoscere Bongiovanni è un bel biglietto da visita). Poi un’entrée che riguarda pesce bandiera in tempura con crema di patate e verza. Serviranno poi un’entrée di mezzo che sarà una triglia in scapece con misticanza.

Tra gli antipasti la scelta è ricaduta su quaglia con petto bardato e coscia ripiena di ‘nduja (fantastica), accanto a sashimi di lampuga affumicata con verdure invernali e infine calamaro e pancia di maiale con crema e chips di topinambur.

Dei primi sono curiosi gli gnocchi di patate rosse con baccalà e misticanza, e quindi tagliolini di mais con ragù d’anatra zucca e funghi cardoncelli, risotto con granciporro ‘nduja e cedro e paccheri cernia e carciofi.

Ottima la scelta dei secondi: ombrina in crosta di nocciole con purè di patate affumicato e carciofi, manzo wagyu con tè verde ostriche e burro alle alghe e petto d’anatra con cipolla rossa zafferano e saba. Se non scegliete la selezione dei formaggi, i dolci saranno appetibili: millefoglie con castagne e lavanda (radiosa), sablé alle noci con sorbetto di mela cotogna e spuma di gorgonzola e vaniglia, infine variazione di cioccolato. Anche sui dolci arriva un piccolo pre dessert: bavarese di zenzero con limone miele e menta.

Una gran bella cucina, che non ha prezzi economici, giacché il conto, escluso i vini (anche a bicchiere) si aggira sui 60 euro. Menu degustazione a 40 e a 50 euro. Ma ne vale la pena. Io ci ritornerei subito.

 

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