Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco: tre (grandi) campioni per dimostrare che qui il concetto di tempo è puramente un'ipotesi

L'Alto Adige del vino è una storia complessa. Fatta di monasteri prima, realtà cooperative poi, ma anche di vitigni a bacca rossa (che solo quarant'anni fa erano oltre l'ottanta per cento della produzione) che oggi lasciano lo spazio a quelli a bacca bianca (il 62%).
Una storia che non vuole essere afferrata, imbrigliata in una definizione, perché nonostante la superficie vitata per motivi geografici non possa essere enorme (5.500 ettari, di cui oltre il 90% doc) la varietà è ampia, le espressioni cambiano per suolo, temperature, altitudini. E storie, di vendemmie e invecchiamenti.

Per raccontare la denominazione Alto Adige, abbiamo assaggiato tre etichette rappresentative di altrettante grandi espressioni di Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco in purezza, capaci di offrire una foto di quanto più distingue - se proprio dobbiamo trovargli un denominatore comune - questi vini: la capacità di sfuggire al tempo.
vendemmia.jpgIl pinot bianco è il vitigno numericamente più rappresentativo della regione vitivinicola. Il Cantina Terlano Pinot Bianco Riserva Vorberg è etichetta che contrassegna una serie di vini monumentali. Lo abbiamo premiato con il Top Hundred con l'annata 2014 che Marco Gatti aveva definito emozione allo stato puro con un naso che oscillava tra frutta esotica e zafferano. Il campione 2017, figlio di un'annata non molto calda con un'ottima acidità, vira invece più sulla frutta gialla con profumi di albicocca, pesca e fiori di camomilla. Il campione 2012, frutto di una vinificazione pressoché identica, tiene ancora questa doppia anima, di frutta gialla, che diventa più dolce, verso il melone e floreale, con l'acacia, il fieno e il miele. Nonostante gli otto anni non cede all'ossidazione, ma risulta ancora straordinariamente croccante.
vorberg.jpgIl Sauvignon Cantina San Michele Appiano Sanct Valentin è ancora una volta uno storico Top Hundred di Papillon. Nel 2002 Paolo Massobrio nel Buon Bere lo aveva definito il più grande tra i bianchi. L'enologo Hans Terzer, maestro della viticoltura altoatesina moderna, è stato tra i primi a intuire la potenzialità di questo vitigno lasciato esprimere nella sua purezza e nelle sue caratteristiche varietali. Scelta azzeccata ad assaggiare il campione 2010 che segna come una firma lo stile - questa volta possiamo allargare l'orizzonte - regionale. Perché il Sauvignon che arriva nel bicchiere non ha l'arroganza erbacea di certi campioni ma mitiga quella nota inconfondibile della varietà con tutta l'espressione della frutta gialla e in bocca una grande mineralità e una freschezza che lo rende inesauribile. Un vino perfetto, sicuramente uno dei più grandi sauvignon italiani, che può anche vantare eredi di primo livello.
L'annata 2019, infatti, affinata per un quarto in legno e per tre quarti in acciaio, è figlia di una stagione quasi perfetta che parte calda, ha le giuste piogge e poi matura perfettamente fino alla vendemmia.
Il campione assaggiato, pur nella sua giovinezza, mostra di aver tutte le misure al posto giusto: naso non invadente, ma di grande eleganza, una mineralità che invoglia la beva, una grandissima acidità che andrà solo un po' smorzandosi nell'arco del tempo. Un cavallo su cui puntare, senza dubbio.
sanct-valentin.jpgAnche Girlan è una cantina Top Hundred, però con il Pinot Nero. L'assaggio invece questa volta sarà per lo Chardonnay Flora, affinato in botte grande, che nell'annata 2018 si mostra già molto equilibrato, con una notevole finezza sia al naso sia in bocca dove si distingue per la sapidità intensa da segnarsi in taccuino per un viaggio nel passato. Il 2015, infatti, che al naso lascia trapelare di più il profilo di frutta esotica e la nota mielosa, in bocca lascia proprio il segno per questa sapidità che va quasi a compensare l'acidità più attenuata rispetto ad altri campioni. Un vino di grande struttura, carattere, che in questa sera d'estate vorremmo accompagnare, fresco, a una tartare di Piemontese con Castelmagno ma che non sfigurerebbe neppure accanto a una sontuosa costata.  
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