Il premio della Guida Michelin alla macelleria Damini, già nostro premiato, e riflessioni sulle nuove tendenza della grande cucina in Italia.

Ironia della sorte, mentre a Milano presentavano la Guida Michelin (il sottoscritto è nella lista nera e da anni non viene più invitato alla presentazione, perché il giornalismo critico non piace) con la novità della stella Michelin alla macelleria Damini, io e Marco Gatti (altro nella lista nera, che s'è macchiato dello scoop di alcuni anni fa, quando fece sapere che gli ispettori della guida Rossa erano meno di una decina) eravamo in un altro tempio della carne a Milano: la Griglia Varrone, che sarà celebrata a Golosaria.

Damini lo scoprimmo fra i primi cinque anni fa. E fu premiato a Golosaria. Ma al di là di questo orgoglio da primogenitura, che lascia un pò il tempo che trova (si pecca di autoreferenzialità, lo ammetto) la Michelin ha messo in luce, anche se molto timidamente e in ritardo come sempre, una tendenza: la grande cucina oggi si fa anche in locali diversi dall'osteria di un tempo e dal ristorante. A Golosaria ad esempio sfileranno sul palco una serie di esempi di tutto questo (chissà se fra un lustro la Michelin si accorgerà di loro), ed altri saranno al Superstudio Più per mostrare la tendenza della cucina di strada (15 esempi). Ma intanto i giornali di oggi sono tutti allineati: pagine sulla guida francofona, che tuttavia mette l'Italia al secondo posto (bella scoperta). E anche se non ci sono state più di due stelle e nessun tre stelle, questa guida del contenimento del successo italiano viene celebrata con la solita acriticità. Vuoi vedere che qualcuno teme di finire pure lui nella lista nera?

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