A Montespertoli, dalla tenuta della famiglia de Renzis Sonnino, rossi di grande eleganza e un Vin Santo di rara classe

Arrivi a Montespertoli, e il profilo maestoso di Castello Sonnino con la sua torre duecentesca che si staglia alta sul colle, è colpo d’occhio di quelli che vanno dritti al cuore.
paesaggio.jpgAppartenuto ai Machiavelli, e acquistato all’inizio del XIX secolo la dal Barone Isacco Sonnino, questo luogo storico – Firenze è a soli venti minuti, e qui si giunge percorrendo la Via Volterrana (con la via Francigena, una delle più antiche e belle strade toscane) – è composto da diverse strutture architettoniche, dove le parti più antiche sono la Torre del XIII secolo, appunto, e la Cappella. L’edificio principale, la “Villa”, del XVI secolo, dove sono custoditi gli archivi storici del Barone Sidney Sonnino (esponente liberale di spicco, attivo durante il periodo dell’unificazione, più volte ministro e due volte Primo Ministro) con tutti i documenti riguardanti la Prima guerra mondiale, il Trattato di Versailles (da lui firmato) e la sua Biblioteca.
castello.jpgLa rinascita di Castello Sonnino, e la sua storia moderna, hanno inizio nel 1987 con l’arrivo del Barone Alessandro e della Baronessa Caterina de Renzis Sonnino. Loro il merito di aver riportato all’antico splendore l’intera struttura. E ad Alessandro va anche riconosciuta la lungimiranza di aver preso in mano la gestione della produzione di vino, qui mai interrotta dal 1500, avvalendosi, per questa avventura, dei consigli e dell’esperienza, del suo caro amico Eric de Rothschild di Chateau Lafite.

Montespertoli è località che gode di una posizione strategica, trovandosi a quasi 300 metri di altitudine sul livello del mare, avendo da una parte la valle che conduce al fiume Pesa (Val di Pesa), e dall’altra la valle del fiume Elsa (Val d’Elsa). Con la campagna che si caratterizza per il susseguirsi di dolci colline, ingioiellate di vigneti ed olivi. Territorio da sempre vocato per la produzione vinicola, è nel cuore del Chianti e ne costituisce una delle più piccole DOCG, sebbene possieda una delle superfici più densamente vitate della Toscana.

Castello Sonnino è l’azienda più antica del territorio, e oggi la tenuta ha una estensione di 150 ettari di cui 40 vitati. Alla guida ora Leone De Renzis Sonnino, sesta generazione della famiglia, e classe 1993, con la sorella Virginia. Nato a Montespertoli, dopo aver svolto i suoi studi in Inghilterra e Svizzera, e aver fatto esperienze di lavoro importanti tra America e Hong Kong, seguendo la sua passione per il vino, è rientrato in Italia e ha preso dal padre il testimone nella gestione aziendale. Un amore, quello di Leone, per vigne e vini, nato presto, come ha detto introducendo la degustazione di alcuni cru della cantina.
apertura.jpg«I miei primi ricordi di infanzia sono legati al vino, quando per scherzo mio padre mi faceva assaggiare una puntina del vino che aveva nel bicchiere. I momenti di degustazione comparativa erano sacri, calava un’atmosfera accademica in casa, ma a me era permesso assistere perché già i miei intuivano che quella sarebbe stata la mia strada».

Attualmente la produzione è di 150.000 bottiglie, con vini che nascono da uve sangiovese, canaiolo, trebbiano, merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc, syrah e malbec. Tra i vini che abbiamo degustato, Toscano Bianco Igt Virginio 2022. Da solo uve trebbiano, è il vino dedicato alla figlia dei Baroni Alessandro e Caterina de Renzis Sonnino, Virginia. Giallo paglierino brillante, con riflessi verde smeraldo, ha profumi floreali di ginestra, note di frutta esotica e in particolare di ananas e papaya, sentori di mandorla. Fresco e dalla piacevole nota ammandorlata, al palato si segnala per la bella sapidità.
virginio.jpgInteressante il Toscana Syrah Igt Pichius 2022. Rosato da uve syrah, con l’etichetta Pichius che riprende l’affettuoso soprannome che in famiglia è dato a Virginia, alla vista ha colore cerasuolo, naso elegante con profumi di rosa, fragola e lampone, cui seguono note di spezie e in particolare di pepe, mentre in bocca è fresco ed equilibrato.
pichius.jpgDi sorprendente autenticità, e quindi goloso e dalla beva molto dinamica, il Chianti Montespertoli Sonnino 2021. Espressione che si rifà alla tradizione, come dicono sia l’utilizzo di una minima percentuale di uve bianche – visto che concorrono alla sua realizzazione sangiovese (80%), canaiolo (15%) e trebbiano (5%) – sia l’affinamento che non vede legno, ma solo cemento. Al naso è fruttato, croccante, con note di ciliegia e sentori floreali di giaggiolo, mentre in bocca la freschezza e la sapidità facilitano l’agilità di beva, esaltando la sua caratteristica di vino gastronomico.
chianti2021.jpgA seguire, un autentico tris d’assi della maison. Il primo “asso” è il Toscana Merlot Igt San Leone 2019. Figlio di una vigna piantata nel 1993, anno di nascita di Leone. Dopo gli esordi, in cui era solo blend con prevalenza di merlot, oggi è merlot in purezza. Rubino fitto, al naso ha profumi intensi di ciliegie nere, ribes, more, note di menta, sentori di liquirizia e spezie, mentre in bocca è di buona struttura, armonico, di personalità.
sanleone2019.jpgDi classe il Chianti Montespertoli Castello di Montespertoli Riserva 2020, che esprime la tradizione chiantigiana esaltando il sangiovese. Naso profondo, con bouquet che va da frutti di bosco e prugna, a sentori agrumati e note di rabarbaro e speziate di chiodi di garofano e cannella. Elegante e armonico, in bocca ha tannini ben integrati, nota sapida, finale di lunga persistenza.
riserva2020.jpgHa la stoffa del fuoriclasse il Vin Santo. Da uve trebbiano in purezza, è il vino di punta della cantina.
vinsanto.jpgProdotto nella suggestiva vinsantaia cinquecentesca – con appassimento delle uve sulle stuoie di canniccio, permanenza in caratelli per 6 anni e selezione solo del prodotto dei migliori per la bottiglia – ha colore ambrato, grande complessità con profumi di mandorla, cedro candito, miele, noci, castagno, sorso vellutato, setoso, ma con una freschezza che rende la beva per nulla stucchevole. Grande!

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