Dalla svolta del 2005 per Domenico e Fabio Cuneo di Cascina Gnocco, un nuovo corso che sta portando frutti straordinari

Amo l’Oltrepò Pavese, e sogno il giorno della sua consacrazione quale terra tra le più grandi d’Italia per la produzione di vini di eccellenza. Numerosi, e sempre di più, i vignaioli che in questo angolo di Lombardia benedetto, alla quantità hanno preferito la qualità. Ma la battaglia è ancora lunga. Il territorio è attraversato dal 45° parallelo Nord, il cosiddetto "parallelo del Vino", che attraversa zone tra le più vocate della viticoltura mondiale quali Piemonte e Bordeaux. Eppure per mille motivi, ancora enorme il potenziale inespresso di questa terra dove la coltivazione della vite è praticata sin dall’epoca romana (Strabone scriveva di queste terre "vino buono, popolo ospitale e botti di legno più grandi delle case").

A dimostrazione che esempi virtuosi generano cambiamenti virtuosi, la presenza sulle colline oltrepadane di guerrieri come Maga Lino, difensore strenuo del valore della terra e della vigna, e alfiere della qualità con quel suo Barbacarlo che è rosso tra i più grandi del mondo. Molti i produttori che han deciso di cambiare. È il caso di Domenico Cuneo e di suo figlio Fabio, titolari di Cascina Gnocco (tel. 0383892280) di Mornico Losana, che dopo aver seguito la strada che andava per la maggiore nell’ultimo decennio dello scorso millennio, dedicandosi alla produzione di vini internazionali, nel 2005 hanno scelto di tornare ai vitigni autoctoni. Una scelta dettata dalla voglia di raccontare il territorio utilizzando solo uve originarie dell’Oltrepò Pavese, e in particolare una varietà di uva rossa, la mornasca. Nel dialetto locale il vitigno è noto come Ügon ad Murnig, in italiano Ugona di Mornico, ma poichè considerato cacofonico, “Uva di Mornico”.

Rimasta per lungo tempo senza denominazione, è infine stata inserita nel registro nazionale delle varietà di vite grazie a uno studio condotto dall’Università di Milano con il nome di “Mornasca”. Di quanto la svolta sia stata sapiente, è documentazione il vino, “la prova del bicchiere”. Prende il nome di una celebre costellazione, Orione, il rosso che i Cuneo realizzano utilizzando uve mornasca in purezza, raccolta da viti di oltre 40 anni. Nel bicchiere ha colore rosso rubino intenso, ma è al naso che regala la prima emozione, proponendosi con una suggestiva complessità, con note di frutta rossa, e in particolare di ciliegia, sentori di frutti di bosco, con cassis e mirtillo in evidenza, finissima speziatura, tra cui spiccano pepe e cannella, per chiudere con profumi di liquirizia e tabacco. La seconda emozione, al palato, dove sorprende per la sua armonia, per la trama tannica in perfetto equilibrio con l’acidità, per la lunghissima persistenza. A pensare che un vitigno e uve di questo calibro potevano essere perdute per sempre, vien da brindare ai Cuneo, ma non con Orione però, bensì con il loro Rosè, perché con le uve Mornasca fanno anche un grande spumante metodo classico!

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