Continua il lavoro di aggiornamento della prossima edizione de ilGolosario, con altre 10 cantine meritevoli

Mentre crescono le adesioni delle cantine (siamo oltre a una ventina) alla prossima edizione di Golosaria Fiera online, continua il lavoro di aggiornamento della prossima edizione de ilGolosario. E la nostra commissione di degustazione si è soffermata su altre 10 cantine meritevoli che andiamo a presentarvi, come ogni martedì, anche questa settimana.

Prosecco Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry di DE FAVERI - Vidor (TV)
Inutile raccontare in un incipit la nascita del fenomeno Prosecco, oramai storia fin troppo conosciuta; concentriamoci invece sulle qualità e le diversità del terroir nei pressi di Vidor (TV) dove la famiglia De Faveri, dal 1978, lavora assiduamente per mantenere un livello qualitativo notevole, che abbiamo infatti ritrovato nel bicchiere di questa degustazione.
Siamo nell'area del Conegliano Valdobbiadene e in particolare ci focalizziamo sul “Pentagono d'Oro” della regione, ovvero Cartizze. Dai vigneti situati in questa denominazione, la De Faveri imbottiglia quella che senza ombra di dubbio è l'etichetta più significativa. Naso fragrante di mela verde con un sorso profondo e avvolgente. La bollicina è fine, la bevuta del loro Cartizze Dry davvero ghiotta. Se entrando in azienda sarete accolti dalla solare Giorgia, figlia maggiore di Mirella e Lucio De Faveri, in cantina potrete trovare il secondogenito Giordano, al quale vanno i nostri complimenti.
Anche il Valdobbiadene Superiore millesimato 2019 è infatti davvero intenso nei profumi, ficcante.
Forse ancora più elegante è il “G&G” in etichetta, le cui uve provengono dai vigneti dei comuni di Miane e Farra di Soligo.
Se il Brut è il meno convincente, vi sorprenderà la piacevolezza dell'Extra Dry dove emergono sentori agrumati, con un finale che ricorda il finocchietto selvatico.
Da un blend di uve glera e raboso stappiamo infine la versione Rosè Extra Dry, che racconta di piccoli frutti di bosco (la fragolina vince) e di una bocca che è ricca, molto rotonda.
Dopo quasi quarant'anni le etichette De Faveri sono vendute praticamente in tutto il mondo, tanto che la famiglia sta pensando a nuovi investimenti e ampliamenti della produzione - dopo gli importanti lavori dei primi anni 2000. Gli ettari vitati attualmente sono 21 (di cui 6 situati nella DOC Treviso) e l'azione imprenditoriale di papà Lucio non si ferma nella penisola: dal 2001 infatti la De Faveri è importatore e distributore italiano degli Champagne Jean Pernet, vigneron a Mesnil sur Oger, cuore pulsante della Francia vitivinicola.

Sito web: www.defaverispumanti.it
defaveri.jpgMonopolio Gambellara Classico di CANTINA DI GAMBELLARA - VITEVIS Montecchio Maggiore (VI)
Esattamente cinque anni di vita per questa cooperativa agricola, nata dall'unione di 4 cantine sociali: cantina di Gambellara di Gambellara (VI), cantina Colli Vicentini, e cantina Val Leogra, entrambe di Montecchio Maggiore (VI). Nel 2019, ultima new entry la cantina Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. La peculiarità di queste quattro realtà risiede nei terreni di origine vulcanica e morenica, particolarmente vocati alla viticoltura: i Colli Berici sono ricchi di argilla, nella zona di Gambellara troviamo il basalto mentre nel terroir del Garda lo scheletro morenico garantisce mineralità e struttura.
Il primo tappo è quello di Cà Vegar (abbreviazione di Cantina Veronese del Garda), con il Lugana vendemmia 2019. Uve turbiana, affinamento di 3 anni in bottiglia per una veste giallo paglierino; bouquet di fiori bianchi e una nota sapido-minerale piacevolissima che tiene in piedi tutta la bevuta. Finisce secco ed ha un finale quasi aromatico, piacevole e beverino. La nota minerale è più che evidente.
Procediamo migliorando con il Monopolio Gambellara Classico della cantina di Gambellara. Del stesso millesimo, questo garganega ha un naso pulitissimo di talco e rosmarino e se devi scegliere un frutto è sicuramente la pesca. Anche qui troviamo un leggero ritorno aromatico e senti un colpo di coda di erbe aromatiche. Che gran bel bicchiere!
Come rossi in degustazione troviamo per primo il Carlo V Rosso dell'Imperatore che ha un nome decisamente importante; forse non un vino regale ma la nota verde di peperone (anche foglia di pomodoro) è molto netta e fine. È un vino muscoloso con un finale amarognolo. Quattro asterischi pieni per questo Veneto Rosso dei Colli Vicentini.
Tornando sulla linea del Garda stappiamo l'Amarone della Valpolicella “Fossa Granara” 2015. Note “caramellose” iniziali, poi senti la prugna sotto spirito e accenni di cacao. Spalla alcolica importante ma ben integrata.
Citiamo per concludere le bollicine, con il Tullio I “Cuvèe del Fondatore” Prosecco Millesimato dei Colli Vicentini che purtroppo non decolla, rimanendo decisamente scontroso in bocca; viene inoltre surclassato dal Lessini Durello Brut “Le Macine” che è molto speziato ed equilibratissimo in bocca. Al naso a regnare è il profumo di mandorla. Acidità e mineralità ben dialogano per questo spumante che è una vera goduria.

Sito web: www.vitevis.com
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TENIMENTI ROSSI CAIRO - TENUTA CUCCO di Serralunga d'Alba (CN)
Giorgio Rossi Cairo inizia il suo progetto enoico con La Raia, azienda che punta sulla strada biodinamica – come suggerito sapientemente dai suoi figli – e che nel terroir di Gavi ha trovato una felice e coerente espressione di cortese e barbera. Il successo del podere (conta ben 180 ettari tra viti, pascoli e boschi) ha spinto la famiglia Rossi Cairo a investire anche nei territori del Cuneese: a Serralunga d'Alba prende vita Tenuta Cucco (nata negli anni Sessanta, acquistata nel 2015) che tra la sua valida gamma presenta un Langhe Chardonnay, un Brut Metodo Classico del medesimo uvaggio, due Barbera, un Dolcetto e naturalmente Barolo (tra cui un Cru Cerrati). In degustazione abbiamo due colli.
Il primo è un Langhe Nebbiolo che della vendemmia 2019 ci regala un colore rubino trasparente delicatissimo e al naso subito note vinose. Il bouquet si apre poi su un ventaglio floreale e fruttato molto fine, dove si distinguono i piccoli frutti di bosco (fragoline, ribes, ciliegia) e si percepisce, nel finale, un sentore terziario che ricorda il cioccolato, forse ancor di più il cacao in polvere.
I tannini che si percepiscono emergono in modo convincente nel loro Barolo del Comune di Serralunga d'Alba millesimo 2016, in bocca setoso e croccante, freschissimo. La mandorla ci accompagna, ma poi incontri anche le spezie, il sottobosco; infine note verdi, poi floreali. Un gran bel Barolo che rimane fine e giovanile nella sua austerità. Chiude con una nota di liquirizia nera e di tabacco essiccato.

Sito web e shop online: www.tenimentirossicairo.it
tenuta-cucco.jpgTerre di Cosenza Verbicaro Rosso Riserva “Laos” 2014 di VERBICARO VITI E VINI - Verbicaro (CS)
Poco conosciuta ma già apprezzata in tempi remoti da Greci e Romani, la DOC Terre di Cosenza sottozona Verbicaro fu presente alla tavola di Papa Paolo III (anche se allora il vino si chiamava Chiarello). Una bevanda quindi radicata nella storia della Calabria che rappresenta vitigni autoctoni come il magliocco, la malvasia, la guarnaccia e il greco bianco. Verbicaro Viti e Vini nasce nel 1998 – tre anni dopo la DOC - proprio con l'obiettivo di valorizzare questa sottozona. I terreni ricadono in parte all'interno del Parco Nazionale del Pollino, in un microclima favorevole alla viticoltura dove la biodiversità è protagonista. Iniziamo citando il loro Rosato di magliocco in purezza, che è color corallo per un rosa tenue alla vista come al palato. Trovi un fiore come la rosa e un frutto croccante che sembra la pesca. Il naso non sarà ampio ma è in bocca che non delude: sorso morbido, nota sapida e acidità ben inquadrata.
Il Terre di Cosenza “Berbicaro” 2017 è invece un po' corto, ma la qualità dei profumi è ottima. Pienamente e intensamente fruttato va dritto al punto; trovi inoltre una piacevole sfumatura di pepe nero ad anticipare la bevuta del Verbicaro Rosso Riserva “Laos” 2014 che è invece straripante. Note animali, di sottobosco e humus, poi di fiori (iris) e di piccoli frutti (ribes). Una sinfonia di profumi elegantissimi, che mutano con il passare dei minuti. Un vino “da ascoltare” ma anche da bere e ribere: il terroir emerge in modo quasi prepotente, regalando note minerali e sapide, addirittura aromatiche (grazie all'apporto della malvasia bianca?).
Esaltati da questo bicchiere, ci concediamo il loro “Ambrosia” Moscato Passito che ha un vestito ambrato e sentori di arancia candita, con miele e vaniglia che persistono. Impressionante la qualità delle diverse etichette proposte. Forse l'unica che purtroppo non regge il confronto è il Terre di Cosenza Berbicaro Bianco: piccola defaillance che perdoniamo molto volentieri.

Sito web e shop online: www.verbicarovitievini.it
verbicaro.jpgCannonau “Le Anfore” di DCASADEI - Pontassieve (FI)
Cantina del cuore quella della famiglia Casadei che con Elena, figlia di Stefano, produce una linea di bottiglie vinificato in anfora, antico recipiente di origine georgiane. Stefano Casadei se ne innamorò in uno dei suoi numerosi viaggi e oggi le tre cantine di proprietà (Tenute Casadei a Suvereto, Castello del Trebbio nel Chianti Rufina e Olianas in Sardegna) interpretano i rispettivi vitigni autoctoni – come sangiovese, cannonau, syrah – nella linea di etichette chiamate appunto “Le Anfore di Elena Casadei”. Oggi stappiamo la vendemmia 2019 del loro Cannonau che è un elogio alla macchia mediterranea: mirto, erbette aromatiche, prugna, liquirizia, note vegetali in una veste purpurea, rosso fitto e denso. A sorprendere è la qualità dei profumi, che sono davvero vivi: qui il merito – oltre alla mano leggera in cantina e alla filosofia BioIntegrale adottata nei vigneti – va indiscutibilmente dato all'anfora, il cui materiale (con il suo indice di porosità) permette di mantenere integro lo scheletro gusto-olfattivo del vino. La macerazione è di circa 25 giorni e l'affinamento di 8 mesi. Questo tappo – e quello di tutte le altre loro bottiglie – è una prova di come le valide (e costose) pratiche agronomiche “sostenibili” adottate dall'azienda possono trovare un riscontro concreto e tangibile nel bicchiere. Qui è il terroir a parlare, in un progetto che ha una visione enoica ben precisa: “Una terra in quanto suolo che dà nutrimento alle piante, una terra in quanto anfora dove far avvinare il vino”

Sito web: www.selezionelanfore.com
DCasadei-le-anfore.jpgNero d'Avola “306” 2017 di TAMBURELLO SALVATORE - Poggioreale (TP)
Nella Sicilia occidentale Salvatore Tamburello cura 24 ettari di vigneti, dove nero d'avola, grillo, catarratto e trebbiano affiancano gli uliveti a Poggioreale, in provincia di Trapani. Le prime bottiglie sono in commercio dal 2015 e la linea nei campi è quella del rispetto e del minor intervento “chimico” possibile: una presa di posizione sostenibile che vede la certificazione biologica dal 2010.
La storia dei Tamburello, in realtà, comincia molto tempo prima: oggi siamo già alla quinta generazione. Fu il padre di Salvatore negli anni Sessanta a indirizzare la produzione verso l'uva (prima la famiglia si concentrava principalmente su foraggi, cereali, mandorle e olive). Durante gli anni 2000 poi, grazie a investimenti e scelte comunque coraggiose, l'azienda riesce a ottenere una stabilità aziendale tale da poter completare la filiera vitivinicola in maniera autonoma, permettendo di imbottigliare nel 2014 le prime etichette.
Con gioia stappiamo quindi il loro Nero d'Avola 2017, “306” il nome che indica il numero della particella catastale su cui ricade il vigneto. Rosso granato e naso di mirtillo, o comunque di piccoli frutti. Molto intenso ed elegante, presenta una fitta trama di tannini rimanendo in ogni caso morbido al palato. Vira sulle spezie dolci e chiude sul fruttato, mostrando giovinezza ma soprattutto fragranza. Spalla alcolica come da prassi, per un cavallo siciliano di razza pura. Lasciato in cantina a riposare per almeno 5 anni, chissà cosa ci racconterà. Noi siamo curiosi!

Sito web e shop online: www.salvatoretamburello.it
tamburello.jpgValle d’Aosta Torrette Superieur 2017 di PELLISSIER ANDRÉ - Saint Pierre (AO)
È stato l’assaggio più godibile della nostra cena a Lo Grand Baou di Avise. Si tratta di un piccolo produttore che a pieno titolo entrerà come novità nel nostro Golosario 2021. Il suo vino ha colore rubino brillante d bella consistenza. Al naso, la piacevolezza dei piccoli frutti freschi e una caratteristica nota un po’ fumé. In bocca ritrovi la consistenza del colore, ma anche una spada fresca,che poi si traduce in un sorso secco. Sapido, di lunghissima persistenza. Bravo!

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pellissier.jpgProvincia di Pavia Sauvignon 2018 di FRADÉ - Borgo Priolo (PV)
Ho assaggiato in due riprese, a distanza di tre mesi i vini di Francesco e Federico Piaggi che oggi firma una linea di vini biologici originali col nome di Fradé. E dico subito che il Sauvignon 2018 mi ha colpito, fin dal suo colore giallo oro. Al naso ha note di ananas evidenti, ma anche di frutta estiva (melone). In bocca è piacevolissima la sua acidità minerale che termina poi secca e sapida. Interessante la trama che rimarca la freschezza e un’intensità fruttata fuori dal comune.
Il Fagòt 2018 è invece un Bianco (uve chardonnay, sauvignon, viognier) che ha un paglierino brillante e in bocca si svela in un equilibrio scalfito da una nota viperina.
Cremosa la Bonarda 2018, con la sua nota vinosa invitante. Piccoli frutti si fanno presenti anche in bocca con una concerto dove la tannicità diventa allappante.
Da manuale la Barbera 2018: un vino contadino e vero, tipico, con una vena fresca che rende il sorso ampio.
E infine il Pinot Nero 2018: colore rubino scarico con note di lampone al naso. In bocca ha un bell'equilibrio, con tannini levigati che portano al finale amarognolo. Questa cantina sta lavorando bene. E più riposano in bottiglia, più i vini diventano espressivi.

Per ordini e acquisti: 3421815111 - 3407137234 - info@fradewine.it (spedizioni in tutta Europa)
frade.jpgBarbaresco “Montestefano” 2018 di GUIDO RIVELLA - Barbaresco (Cn)
Un nostro vino Top dello scorso anno trova una felice riconferma con due vini, uno più buono dell’altro. Iniziamo dal Langhe Nebbiolo 2018 che ha colore rubino trasparente con riflessi già aranciati. Al naso senti la pienezza della viola, ma con un frutto che emerge potente e intenso. Spezie e liquirizia e un sorso elegante, esemplare nella sua finezza. I tannini sono fini e la liquirizia la ritrovi anche in bocca. Che Nebbiolo grande!
Il Barbaresco Montestefano 2017 ha un colore più marcato e una viola più incisiva. Le spezie sono finissime al naso, con una carica minerale (siamo a Montestefano) che nobilita la grandiosità del Barbaresco. In bocca è pregnante come se volesse mettere insieme acidità e tannini immediatamente in armonia. Chiude sapido portandoci un campione di notevole equilibrio. Un vero signore questo Barbaresco: lo specchio di Guido Rivella insomma.

Per acquisti: piattaforma cercavino.com
guidorivella.jpgCirò Bianco “Antea” 2019 di BARONI CAPOANO – Cirò Marina (KR)
I Capoano sono una famiglia di antico lignaggio: negli archivi storici puoi incontrare membri divenuti famosi in campo scientifico, storico, giuridico, artistico ed ecclesiastico. Allo stesso modo, la loro è una lunga storia contadina con forti legami con il territorio e i suoi vini. Raffaele Capoano - nel 1997 - imbottigliò le prime bottiglie avvalendosi di enologi di fama internazionale e oggi (più precisamente dal 2005) è suo figlio Massimiliano a condurre le redini dell'azienda. Si produce vini da secoli a Cirò Marina, dove le brezze del Mar Ionio e la conformazione geomorfologica caratterizzano inevitabilmente le uve; ma è solamente con Raffaele e Massimiliano che si è cominciato a puntare sulla qualità, non più solo sulla quantità. Un'azienda di impronta famigliare che è riuscita a dare un impulso decisivo alle sorti commerciali della cantina grazie ad un apporto sapiente della tecnologia unita al lavoro manuale – e minuzioso – nei campi. Circa 20 ettari di possedimenti comprensivi di ulivi e vigneti; quest'ultimi – cresciuti ad alberello e di una certa “anzianità” - garantiscono basse rese per ettaro (2 kg a vite) per un mosto di alto livello qualitativo.
Dei vini prodotti, la maggior parte rientrano nella DOC Cirò che ha come protagonisti gaglioppo e greco bianco. Iniziamo da quest'ultimo con il millesimo 2019 che ci ricorda al naso una “big babol”, con un frutto che è come una fragola ricoperta di zucchero. Arriva il cedro, su uno sfondo vegetale per una bocca che è rotonda e dal finale amarognolo. Bellissimo bicchiere ma a rapirci completamente è “Antea” Cirò Bianco della medesima vendemmia, dove la nota di camomilla è troppo palese per non notarla. Sfumature quasi fumè e minerali e sentori di erbe officinali. Freschissimo, molto lungo, la camomilla non sparisce mai. Stessa denominazione per la linea Terra Aragonese che racconta di caramello e spezie, ma soprattutto di frutta tropicale.
Il Pian dei Saraceni Bianco Barrique 2018 è più vaniglioso, l'uso del legno è evidente: di questi quattro vini ci sbalordisce la personalità che ha ogni bicchiere, una unicità di profumi e un'identità propria per ognuno di essi. Complimenti!
Passiamo ai rosati e continuano le conferme. Essenza di rosa, pepe del medesimo colore e finale piacevolmente sapido per il Cirò Rosato 2019; il Torre Aragonese in bocca si rivela molto equilibrato. Il tappo del Cirò Rosato “Don Angelo” 2018 è invece ottimo e rivela una veste rosa tendente all'arancio che profuma di caramello. Molto persistente il Pian dei Saraceni Rosato Barrique 2018, color buccia di cipolla, morbido e naso di frutta matura su spezie dolci.
Concludiamo con i rossi dove troviamo frutta sotto spirito (ciliegia) e note vinose nel Calabria Rosso Torre Aragonese; sentori di legno e quasi animalesche (molto fini) nel Rosso “Aeternum” 2017. Invece la liquirizia e la prugna disidratata emergono nel Cirò Rosso Classico che ha una spalla alcolica importante. Linea guida vegetale per il Neruda Rosso Classico Superiore che ha una percentuale di merlot. Ottimo il Rosso Barrique Pian dei Saraceni: sottobosco, caffè, tabacco, cioccolato per un bouquet ampio e complesso. Sul Torre Aragonese Rosso Classico Riserva ci aspettavamo una spinta in più, mentre il Don Raffaello Rosso Classico Superiore Riserva, che ha un naso delicato di cacao in polvere e vaniglia con tannino esagerato.
Baroni Capuano è un'azienda che sorprende, difficilmente è possibile trovare una continuità di questo tipo nell'offrire etichette pulite e convincenti: ben 15 ! Certo, c'è stato qualche vino ancora da mettere a punto, ma tuttavia è questa la Calabria che cerchiamo nel bicchiere. Caratteristica, tipica, espressiva, variegata. E di qualità.

Sito Web e Shop Online: www.capoano.it
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