Verso i vent’anni del riconoscimento ai Top Hundred

Ci sono Assaggi ed assaggi di vini, che poi diventano oggetto dei nostri articoli. Quindi se nel primo gruppo di Assaggi (Assaggi&assaggi) vanno i vini che abbiamo bevuto con voluttà durante le feste (e di cui abbiano parlato un po’ ovunque), qui vogliamo parlare di “assaggi” veri e propri, con tanto di bicchiere, carta e penna per prendere appunti, previa proficua concentrazione. Quindi con questo primo articolo dell’anno inauguriamo la via per la selezione dei prossimi Top Hundred che saranno celebrati nel 2021 e proclamati come sempre il 15 settembre. Sono solo candidature alle sessioni ufficiali che svolgeremo in presenza più avanti, ma intanto prendiamo nota perché di alcuni di questi sentiremo sicuramente parlare durante questo 2021. Se poi volete farci compagnia dicendoci la vostra, ben vengano le considerazioni che ci farete avere sulla pagina facebook I Vini del Golosario, dove man mano daremo attenzione a ognuno di questi.
In fondo ad ogni paragrafo c’è il riferimento per contattare l’azienda.
 

Pigato Riviera Ligure di Ponente 2019 di FONTANACOTA - Pornassio (Im)

Dei vini di questa azienda di Pornassio, dove si produce il celebre Ormeasco, abbiamo assaggiato solo, per ora, il Pigato, perché la curiosità era tanta. Ed è stata appagata. Questo 2019 aveva un colore giallo brillante e al naso la sorpresa fruttata della banana. In bocca scende fresco con un frutto pieno, equilibrato e con un finale fresco. “Molto buono” ho scritto sul mio taccuino. Ora la curiosità verso il resto della produzione è ancora più grande. Vi diremo a breve. Ma intanto se volete farci compagnia contattate l’azienda al numero 333 9807442, risponderanno entusiasti e sorridenti Marina e Fabio Berta. 
www.fontanacota.it
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Abruzzo Pecorino 2019 “Coste Mancini” di TERRE DI POGGIO - Poggiofiorito (Ch)

Di questa azienda abbiamo assaggiato due vini, uno più buono dell’altro. Iniziamo dall’Abruzzo Pecorino che si presentava nel bicchiere con un colore giallo oro brillante. Al naso note di fiori coi loro gambi verdi anche se l’ascolto dei profumi fa salire note citrine che denunciano freschezza. In bocca è molto ghiotto, fresco con quell’acidità verticale che trapassa un vino di corpo e di assoluta goduria. Ma quello che mi ha colpito è stato anche il Cerasuolo d’Abruzzo “Passo Cale” 2019. Avete presente una ciliegia fresca, rotonda, piena? È così al naso, ma anche in bocca con quell’accento allappante che sembra aumentare la sensazione di freschezza, prima di offrirti il finale amaricante. Notevole davvero il Terre di Chieti Pinot Nero 2019: colore rubino trasparente, al naso piccoli frutti molto netti e intensi, mentre la mineralità amaricante dell’inchiostro misto a grafite lo cogli avvolto nel frutto. Molto equilibrato, tannico elegante, secco, pulito. Come sarà il Montepulciano? Ai “post” (intese come nostre prossime comunicazioni) l’ardua sentenza. Per ora proprio bravi!
E già il loro Montepulciano d’Abruzzo “Passo Cale" 2011 fu Top Hundred nell’edizione del 2013.
Per contatti: 0871930082
www.terredipoggio.it
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Extra brut “Aetos” di TENUTA SANONER - Bagno Vignoni (Si)

Siamo in Val d’Orcia in una tenuta che ci ha raggiunto con un extra brut davvero convincente, ottenuto al 100% da uve sangiovese prodotte seconde i principi dell’agricoltura biodinamica. E’ un brut che sosta 24 mesi sui lieviti. Ha color buccia di cipolla e al naso note di frutta mature ed erbacee (quasi medicinali). Al tatto è piacevolissimo, con una fragranza cremosa ed equilibrata e un’acidità spiccata che porta ad un sorso equilibrato, ma con la lancia dell’acidità che va nel profondo. Davvero interessante. Abbiamo poi assaggiato l’Orcia Sangiovese “Aetos” Bio 2018 che dal rubino concentrato spiccava una ciliegia molto intensa, ampia con note speziate. Il finale rotondo è fine, e amaricante, senza demordere sulla speziatura. La riserva Orcia Sangiovese “Aetos” 2017 offriva uno spunto più minerale, ma un equilibrio meno spiccato.
Per contatti: 05771698707
www.tenuta-sanoner.it
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Pigato 2019 di LUIGI BIANCHI CARENZO - Diano San Pietro (Im)

Questo vino è stato uno dei Top Hundred più convincenti del nostro percorso e il patron ha voluto venire di persona a Diano Castello, questa estate, per porgermi il suo Pigato e il suo olio. In mano aveva anche la fotocopia di un articolo che scrissi per La Stampa qualche anno fa, stregato dai suoi vini. Lui fa anche un Vermentino, altrettanto valido. Ebbene questo Pigato 2019 mi ha fatto esordire, sul taccuino, con la considerazione di “Pazzesco”. Intanto il colore giallo oro e le note potenti di frutti esotici al naso, ma anche di albicocca (quella di Valeggia puntinata). La nota minerale la evinci poi da quelle tracce che somigliano agli idrocarburi. Mai sentita una frutta così spiccata, potente, intensa, dove in bocca senti proprio un velluto di frutta che poi finisce sapido e amarognolo. Grande come quel Vermentino 2008 che premiammo nel 2009 a Golosaria fra i Top Hundred e che ho riassaggiato a Natale: colore oro, note di ginestra e idrocarburi. In bocca è perfetta la sua eleganza minerale che lascia uno strascico asciutto e fruttato, felice nella sua acidità filigranosa. Davvero grande, quando lo riaccosto al naso e sento il mango e la frutta esotica.
Per contatti: 0183429072 (risponde direttamente Luigi)
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Franciacorta Extra brut di MANTÌ - Erbusco (Bs)

Eccoci dunque a un poker di assaggi franciacortini di un’azienda che ci aveva incuriosito. E su tavolo ci siamo trovati quattro ottimi esemplari filologici, perfetta interpretazione del sapere franciacortino. Belli l’etichetta e il packaging, ma a vedere le immagini sul loro sito anche la cantina dev’essere bella e accogliente. Apriamo dunque le danze con il Franciaocrta brut Satèn che ha colore giallo tendente all’oro, al naso note evidenti di frutta tropicale, in bocca è piacevolmente secco con un residuo quasi dolce. Il Brut mostra le sue bollicine ricche e al naso note che virano sull’erbaceo. Ma è piacevole anche la fragranza di crosta di pane e l’acidità finale che si spinge fino in fondo. L’extra brut tuttavia è stato il nostro preferito (e accade spesso, a ben pensarci, con le aziende di Erbusco e di Franciacorta). Eccolo col suo colore giallo oro brillante; al naso una lieve nota di lieviti che viene sopraffatta da spezie e frutta. Un “bel naso” come si usa dire in gergo. In bocca è elegante, equilibrato ed ha nel complesso una pregnanza acida più spiccata. Proprio come un vino che spicca il volo. Si chiude con il Rosè, ha colore ciliegia ed in bocca non esprime particolare complessità. Solo piacevolezza. E dite poco?
Per contatti: 0306813398 
www.manti.wine
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Vallée d’Aoste Rouge “Farouché” 2013 di TANTEUN e MARIETTA - Aosta

Questa cantina è proprio dentro la città di Aosta, rara avis, ed Emiro Marcoz l’ha dedicata ai nonni che qui avevano realizzato un mulino. Ma subito ha coinvolto il figlio Federico e poi Alessandra che oggi portano avanti con entusiasmo la produzione. Credo d’essere stato il primo giornalista a mettere piede nella loro cantina e a restare colpito dal loro bianco che premiammo fra i Top Hundred nel 2015: era il Pinot Gris “Bizelle” sempre della mitica annata 2013. Ora all’assaggio c’è il maestoso Vallée d’Aoste Rouge 2013 frutto di un 70% di petit rouge, 15% di cornalin, 10% vien de nus e 5% di gamay. Un uvaggio saggio che mi ha dato un vino rubino con riflessi aranciati, ma che emanava calore già dalle note profonde di humus e castagne al naso. In bocca un equilibrio superbo, perfetto come un amen. Il suo finale amarognolo sembra una compagnia in queste giornate fredde, dove c’è proprio bisogno di un vino così.
Per contatti: 3341822471
www.tanteunemarietta.it
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Toscana Rosso "Terra di Monteverro" di MONTEVERRO - Capalbio (GR)

Due i vini di questa cantina di Capalbio. Iniziamo da un apprezzabile Toscana Chardonnay 2017 che ha un colore paglierino brillante di buona concentrazione. Al naso offre note animali e di frutta bianca polputa: banana ma anche una speziatura sottile e presente che accompagna un finale sapido e un’avvolgenza quasi dolce. Il Toscana Rosso Terra di Monteverro 2016 (50% cabernet sauvignon, 30% cabernet franc, 15% merlot, 5% petit verdot) mi offre invece una ciliegia piena e avvolgente davvero invitante. Stesse note animali, grande eleganza e un equilibrio giocato su un finale di liquirizia e sapidità che non tralascia sensazioni di freschezza. Bravissimi Julia e Georg Weber. Siamo a Capalbio nella Maremma Toscana più bella. È stato Top Hundred nel 2019 con il Rosso 2014.
Per contatti: www.monteverro.com
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Lambrusco Reggiano Rubino Del Cerro di VENTURINI E BALDINI - Quattro Castella (Re)

Questa è una delle poche aziende delle terre di Canossa che ho visitato e ancora ricordo le antiche acetaie per la produzione dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia. Oggi questa realtà, dotata anche di elegante resort e di ospitalità per chi vuole effettuare degustazioni, ha fatto dei grandi passi avanti e la conversione al biologico ispira la produzione dei vini. A iniziare dalla bollicina Blanc de Blancs “Cadelvento” (chardonnay con metodo charmat lungo), che ha una spuma ricca con note di albicocca come il colore giallo oro. In bocca è secco, ma senti con evidenza il frutto con note pregnanti di acidità. Piacevole la freschezza e la ricchezza delle bollicine. Ancora più interessante il Cadelvento Rosé (sorbara e grasparossa) che ha colore buccia di cipolla, note molto intense di frutta e minerali. È molto buono, rotondo, secco e ti lascia l’impronta aromatica concentrata del Lambrusco Reggiano, con freschezza e tannicità finale. Rotea letteralmente in bocca. E infine il glorioso Reggiano Lambrusco “Rubino del Cerro Mater” (montericco, salamino e grasparossa) dove senti la frutta rossa appena colta, la ciliegia. Il colore rubino intenso fa immaginare qualcosa di sugoso, che poi si esprime in un sorso fresco e frizzante. Proprio come i Lambruschi Reggiani seri che piacciono a noi. Sul mio taccuino ho scritto, apprezzandone la tannicità e la schiena dritta: “È un vino serio”, come seri sono stati la riscoperta di antichi vitigni autoctoni, e il lavoro di un enologo come Carlo Ferrini che stimiamo parecchio.
Per contatti: www.venturinibaldini.it
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Albana di Romagna secco 2018 di TOZZI - Casola Valsenio (RA)

E dall’Emilia andiamo in Romagna per conoscere una nuova cantina di proprietà di Terre dei Gessi di Casola Valsenio (Ravenna). La cantina per le visite in realtà è a Sant’Alberto, dove si scoprirà non solo la teoria di vini romagnoli, ma anche di quelli prodotti sull’Etna. Tozzi è dunque il nome del podere, con circa 8 ettari protetti dalla vena del gesso. La prima vendemmia di questa cantina è del 2019 e fra le referenze troviamo anche un pinot nero in due declinazioni, un Sangiovese e ovviamente l’Albana. C’è poi un bianco che è una cuvée di incrocio manzoni (bella scelta), chardonnay e albana. Detto questo, in attesa di andare a trovare quanto prima Virginia Lo Rizzo perché questa realtà dinamica va raccontata, ecco un assaggio del vino che ho preferito e di cui ho immancabilmente finito la bottiglia, rendendole onore. Si tratta del "Tantalilli", ovvero il Romagna Albana secco 2018. Dedicato alla terza nipote della famiglia Tozzi, Natalia, questo vino nasce da vigne che stanno ad altezze importanti (450 mt slm). È avvincente il color oro tipico dell’albana e subito quel profumo di pesca melba, cui si aggiungono spezie di macchia mediterranea, carrube, frutti esotici con un cenno di frutto della passione e poi delle marcate note minerali. In bocca è pieno, rotondo con un’acidità felice che esprime anche in bocca la sua marca minerale. Chiude sapido e felice. Di marca diversa l’Etna Bianco 2018 dell’azienda I Turrizzi, dove vincono le erbe officinali, i fiori di zagara e note sulfuree. In bocca l’acidità filologica accompagna un sorso che si è annunciato fine. Ma presto scopriremo anche gli altri vini di questa azienda.
Per contatti: www.cantinatozzi.it
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Barolo “Coste di Rose” 2016 di VAJRA - Barolo (Cn)

A cena con un amico di famiglia, cuoco itinerante a Londra, “la” bottiglia è stata questo Barolo ritrovato della splendida famiglia Vajra. Un Barolo di eleganza spettacolare, perfetto, ricco di quella sostanza piena che solo certe bottiglie ti sanno offrire. Era tanto che non lo assaggiavo e devo dire che mi è rimasto impresso, come un prototipo imprescindibile. In azienda ci sono i tre figli di Aldo e Milena: Giuseppe, Francesca e Isidoro e credo che loro siano l’esempio di ciò che può esprimere appieno la Langa. Lo dico pensando alla loro scelta anzitempo del biologico, ma anche di mettere il riesling che, ne sono convinto, è il vero grande Bianco di queste terre. Questo Barolo racconta di una posizione di vigne al confine con Monforte, dalle cui uve si ottiene questo Barolo immediato, che ricorda proprio la rosa e la liquirizia, ma anche la complessità della marasca. Senti note speziate e balsamiche, mentre in bocca colpisce la pienezza, caratterizzata dai tannini ben levigati che accompagnano una persistenza lunga. È stata una bella esperienza, ritrovare questo bicchiere.
Per contatti: www.gdvajra.it
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Barbarossa di CASCINA RAINERO - Mongardino (At)

Ed ora eccoci a raccontare la prima vendemmia di una cantina giovane che in realtà trae origine da un nobile storia. Siamo a Mongardino, che è un paese della Barbera che andrà raccontato per la sua vocazione speciale, ma siamo anche nella casa che fu di Giovanni Rainero, cofondatore della Coldiretti, insieme a Paolo Bonomi ed europeista convinto. Ora suo nipote, Stefano, ha scelto di dedicarsi alla vite e al vino, con coraggio, aiutato dalla passione di papà Marco e dalla mamma, figlia di quel Giovanni Rainero che sarebbe orgoglioso, oggi, di vedere che la sua terra e la sua cascina tornano a vivere di quell’agricoltura che lui ha aiutato a crescere. Per ora due i vini, che hanno nomi di fantasia e figurano come "Vini da tavola”. Il Barbarossa deriva come si può intuire da uve barbera, mentre il Preludio è grignolino, che in questa enclave astigiana annovera esempi nobili. Ora, il Barbarossa ha colore violaceo trasparente e intenso. Al naso è immediatamente vinoso, franco, ma capace di mantenere intensità e persistenza come i vini di razza, che emergono con note di frutta rossa freschissima. In bocca lo senti metallico, minerale, pieno, elegante come le migliori Barbera del circondario. Buono davvero, e soprattutto coerente con ciò che dà questa terra. Il Preludio ha un colore rubino più chiaro, profumi di piccoli frutti (lampone e ribes). In bocca vivaddio è scontroso ma pieno secondo la tradizione dei grignolino di questa valle. Due interpretazioni davvero coerenti e interessanti, che fanno issare la bandiera di Mongardino fra i luoghi dei vini tipici dell’astigiano. Dopo telefonata, anche Marco Gatti conferma le medesime sensazioni. Ci siamo! 
Per contatti: www.cascinarainero.it
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