Un'annata da ricordare per complessità, equilibrio ed eleganza

Sono arrivato a Verona, come ogni anno, in una bella sera tutt’altro che fredda (non ci sono più i giorni della merla di un tempo eh eh).
Alle 21 iniziava la cena di gala con i produttori del Consorzio della Valpolicella e i giornalisti e quella faccenda delle temperature più autunnali che estive poneva non poche domande. Che Amarone avremo domani? Domani nel senso del futuro, non del giorno dopo, dove al Palazzo della Gran Guardia mi attendevano 54 campioni di Amarone 2016 da assaggiare in anteprima. Questa volta nel senso letterale del termine, visto che due terzi dei campioni che mi apprestavo a mettere in bocca alla cieca erano ancora campioni di botte.
Detto questo ecco i miei assaggi migliori che tutto sommato sono stati tanti, segno che l’annata è davvero in buona salute e merita una particolarissima attenzione. Perché il 2016, nonostante una primavera difficile per la difesa delle uve, grazie al lavoro in vigna dei produttori e al buon clima estivo con notti fresche si rivela un  millesimo da ricordare per l’Amarone classico. La stagione vendemmiale 2016, partita con estremo anticipo, ha avuto un brusco rallentamento nei mesi di maggio e giugno a causa di una primavera molto piovosa. Le condizioni di elevata umidità hanno creato qualche attacco peronosporico nelle zone più pianeggianti e meno ventilate. Un grande recupero si è avuto nella parte finale, la più importante, nei mesi di luglio, agosto e, ancora in corso, settembre. In quest’ultimo periodo, le sommatorie termiche sono risultate molto alte. Insomma il 2016 è un'annata da ricordare per complessità, equilibrio e eleganza. Un'annata, il 2016, che si pone su un livello qualitativo potenzialmente superiore rispetto a quelle del 2013 e del 2014. E nei due terzi dei campioni d'assaggio si immagina un periodo di invecchiamento più lungo. Dagli assaggi in generale segno il fatto che non è stata del tutto abbandonata la piccola botte, che in molti casi, purtroppo, si faceva sentire, con le sue note di vaniglia e a volte di vernice. E questo è ciò che si è evinto in un primo gruppo di Amarone, che io definisco piacioni e costruiti. Il secondo gruppo è quello degli Amarone speziati, che evocavano la piacevolezza dei gherigli di noce (quante sorprese ai vertici). Il terzo gruppo era invece degli Amarone alla ricerca di un’eleganza identitaria, dove la mineralità aveva un suo peso specifico. Spezzo poi una lancia al rilancio (scusate il quasi gioco di parole) della Valpantena, gloriosa zona dell’Amarone, che in questa degustazione ci ha dato la sorpresa di un’ottima soddisfazione, almeno con tre cantine (Corte Figaretto, Costa Arente e Collina dei Ciliegi), al netto di Bertani che da sempre presidia la zona e anche questa volta si è presentato con la schiena dritta e un Amarone comme il faut. Ora in tema di cambiamenti climatici, qualcosa da dire ci sarebbe, visto che i vigneti qui in Valpantena sono ad altezze importanti.

Ma veniamo agli assaggi, partendo dalla rosa che abbiamo ritrovato poi in semifinale. Con alcune sorprese come l’Amarone de I TAMASOTTI di Mezzane di Sotto che aveva delle belle note di frutta macerata; quindi TINAZZI di Lazise con un fruttato lineare e una trama tannica fine. Ottima la speziatura invitante di FATTORI di Terrossa di Roncà e così di GAMBA di Marano di Valpolicella, mentre hanno avuto conferma piena gli Amarone di GIOVANNI EDERLE di San Mattia di Verona (nostro miglior assaggio dello scorso anno) e ovviamente di ROCCOLO GRASSI di Mezzane di Sotto (primato difficile da contrastare) e anche di CLEMENTI di Marano di Valpolicella, che fra i primi, anni fa, valorizzammo.

Ma ai vertici dei miei assaggi, ovvero sul podio, sono arrivati, alla fine, tre Amarone 2016. Si tratta di LAVAGNOLI della Val Squaranto nel comune di Verona, un vino che è un racconto coerente dal naso alla bocca, con frutta e spezie che si rincorrono e una spada acida che sostiene il finale minerale. Davvero un bell’esemplare, che rappresenta per noi una new entry del Golosario. Del medesimo valore CORTE FIGARETTO di Verona che mostrava una bella stoffa già al naso, dentro a un equilibrio esemplare piacevole, lungo e persistente. Il terzo dei top porta il nome di Stefano ACCORDINI di Fumane su cui ho scritto: “Al naso è lui! Ovvero tutto ciò che vi aspettavate da un Amarone: avvolgente, fresco, equilibrato".
Proseguiamo con altri assaggi entusiasmanti: TENUTA CHICCHERI di Tregnago (una conferma che continua a lavorare bene), SANTA SOFIA di San Pietro in Cariano (capace di essere filigranoso); I VIGNETI DI ETTORE di Negrar (incisivo già al naso, minerale, elegante e grasso quanto basta), BENNATI di Cazzano di Tramigna (frutto polputo e trama fine); LA GUAITE DI NOEMI di Mezzane di Sotto (un’altra conferma con un Amarone pieno, fruttato e filigranoso); COSTA ARENTE di Marano di Valpolicella (una new entry per noi che fa massa critica sulla Valpantena); Fratelli DEGANI di Marano di Valpolicella (esemplare speziatura in un equilibrio piacevole); PASQUA di Verona (frutta sotto spirito profonda e piacevole); RIONDO COLLIS di Monteforte d'Alpone (floreale intenso e intrigante); BOLLA di San Pietro in Cariano (piacevole equilibrio).
Questa la prima impressione di un’annata con tante punte che è un invito a scoprire il vino di un territorio ricchissimo di sfumature. Eh sì, perché ora che si fa? Si va a conoscere meglio questi campioni, ma aumenta anche la curiosità di andare a scoprire tutto il resto dell’universo mondo di questo vino davvero straordinario. Alla prossima (in Toscana questa volta).

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