Dalle Anteprime di Novara la soddisfazione di scoprire alcuni grandi Nebbioli e qualche bella riconferma dalle Valli Ossolane

Sabato 15 aprile il Castello di Novara ha ospitato una panoramica sull'Alto Novarese, area di quei nebbioli del Nord spesso bistrattati in una regione come il Piemonte che dei nebbioli di Barolo e Barbaresco ha fatto una bandiera nel mondo. Eppure questa degustazione ci ha detto qualcosa di molto interessante, cioè che una grande area sta emergendo e non soltanto collegata a Ghemme e Gattinara. Vediamo i nostri migliori assaggi sulla base delle diverse denominazioni.

COLLINE NOVARESI NEBBIOLO

Partiamo con una bella novità: il Colline Novaresi Nebbiolo 2019 La Moja di Grossini Alessio, dal naso leggermente balsamico, quasi medicinale con i suoi profumi netti di rabarbaro. In bocca ha una buona trama tannica che non sconfina, come in altri campioni, nell'amaro. Di buon corpo, con equilibrio ed eleganza.
Poi una riconferma che ci fa molto piacere, il Colline Novaresi Nebbiolo Opera 32 2018 de La Capuccina, vino che abbiamo premiato nell'annata 2015. Il 2018 è un nebbiolo che tira fuori il suo lato più verde, più selvatico: senti subito la parte vegetale, seguito dai piccoli frutti e dalla mandorla che ingentiliscono il cuoio. In bocca è suadente l'ingresso grazie a un tannino subito morbido che avvolge il palato prolungando il sorso.
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BOCA

Due grandi campioni di questo vino che si riconfermano tali: Le Piane e Barbaglia. Partiamo dal primo: il Boca 2019 Le Piane ha un naso decisamente complesso con una speziatura intensa che ricorda lo zenzero e sorprende il naso fin dal primo contatto a cui fa seguito una bella frutta ancora non perfettamente matura. È un sorso di grande freschezza già al naso che in bocca si riconferma nell'acidità viva e nel tannino composto.
boca-lepiane.jpgIl Boca 2018 di Barbaglia è decisamente floreale: c'è il geranio che si staglia netto, pulito, seguito da camomilla e fiori di sambuco per poi terminare con una nota più salmastra. In bocca ha corpo, equilibrio, con un tannino finale levigato e il fiore che si fa sentire per via retrolfattiva.

BRAMATERRA E FARA

Una denominazione che ha fatto la storia, il Bramaterra, e che ancora può contare su qualche campione di eccellenza come quello prodotto nell'annata 2019 da un nostro Top Hundred, Odilio Antoniotti che al naso ha una parte tostata (caffè) e balsamica (anice stellato) che precede la coté animale con la sella di cavallo. In bocca il tannino è vivo e potente con una spada acida importante.
Per quanto riguarda il Fara invece applausi anche per l'annata 2020 del Fara Barton di Boniperti Gilberto, nostro Top Hundred 2022. Naso meravigliosamente erbaceo con profumi intensi di menta e di ortica; in bocca ha una buona acidità e un tannino che prolunga il sorso sorso minerale.
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GATTINARA

Ne abbiamo scelti due. Il primo è il campione di razza firmato da Luca Caligaris, annata 2019. Un vino che ha i galloni di nobiltà con naso di primo acchito quasi ematico, con il fondo di mirtilli in cui irrompe una nota balsamica, di pino mugo. In bocca è decisamente tannico, ampio, caldo. Con la polpa che non rinuncia alla classe innata del Gattinara.
Gioca una partita a sé, in quanto Riserva, il Gattinara San Francesco 2018 di Antoniolo: il naso è profondo con note sulfuree su fondo di frutta. In bocca il sorso è potente, ricco, ampio, caldo con un finale amaricante che ravviva l'assaggio.
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GHEMME

Altro giro, altra corsa, con due cantine che sono già state a buon diritto nostri Top Hundred. Tiziano Mazzoni è un maestro del Ghemme e lo dimostra appieno il suo Ghemme Ai Livelli 2017 con un naso che in un primo momento esalta la marmellata di ciliegia accompagnata da una nota floreale, molto fine, di viola che diventa via via lavanda. In bocca arriva la ciliegia sotto spirito con una speziatura finale molto invitante.
Altro campione di giornata Rovellotti con il suo Ghemme Chioso dei Pomi 2017, che ha naso caldo, profondo, con il mallo di noce e il cuoio. In bocca è potente, intenso, decisamente minerale. Sicuramente sul podio degli assaggi di giornata.
rovellotti.jpgInfine una bella sorpresa da parte di una cantina che già ci aveva colpito una volta alle anteprime: Filadora. Il suo Ghemme 2017 vermuteggia, con profumi di erbe aromatiche e scorza di arancia candita. In bocca il sorso è lungo, il tannino ben disteso accompagnato da una giusta acidità.

LESSONA

Denominazione antica ed emergente allo stesso tempo. Due cantine che abbiamo già avuto modo di notare cioè Villa Guelpa e la Badina che già ci aveva consegnato uno dei migliori assaggi dello scorso anno. Partiamo dal Lessona 2020 di Villa Guelpa che risulta molto invitante grazie a un naso che va in profondità nel sottobosco e ci senti il muschio, i funghi, le foglie bagnate. In bocca il sorso è gradevole, equilibrato con una bella freschezza, con la frutta secca che per via retrolfattiva va a ingentilire quel sottobosco che ci aveva colpito.
Il Lessona 2015 de La Badina è un vino che sembra essere all'apice della sua espressività: il naso è importante, con la frutta disidratata (albicocca) e il tabacco. In bocca il tannino c'è, si sente, ma ha raggiunto una trama quasi setosa. Lungo, disteso, con un bel sapore finale di cacao. Un altro campione che gioca una partita a sé e che rappresenta il miglior assaggio di giornata è il Lessona Riserva 2015 San Sebastiano allo Zoppo di Tenuta Sella, dove questo vino ha avuto i natali. Ha naso ricco, ampio, di macchia mediterranea e pietra focaia che punta nettamente sull’eleganza. In bocca il tannino è deciso, ancora verde, nonostante si tratti di una riserva che viene attraversata anche da un'acidità viva. Splendido il finale di tabacco da pipa.
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VALLI OSSOLANE NEBBIOLO SUPERIORE

Attenzione alle Valli Ossolane perchè qui c'è del buono. Il Valli Ossolane Nebbiolo Superiore 'Prünent' 2020 di Ca da l'Era è già stato un nostro Top Hundred ma lo riconfermeremmo volentieri. Ci piace la freschezza che sa esprimere al naso, con la fragolina di bosco e la rosa. Una freschezza che ritroviamo intatta in bocca dove il sorso resta tuttavia decisamente equilibrato.
prunent.jpgDella Cantina di Tappia ne abbiamo parlato recentemente, con una visita a gennaio (https://www.ilgolosario.it/it/tappia-la-sorpresa-di-un-luogo-vicino-al-cielo) in quello che ci è sembrato fin da subito un luogo dell'anima. E sicuramente ha l'anima di un grande nebbiolo il loro Prunent 2019, che al naso guarda al balsamico, con un lieve sentore di liquirizia che si farà sentire anche all'assaggio. In bocca ha acidità e tannino che cullano a lungo il palato.

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