Gustare il somen (pasta fredda di farina bianca) al canto delle cicale del tramonto

Udii un verso, quasi un urlo di mia madre. Era arrivata di corsa al lavandino e, vedendo il pentolino capovolto messo a scolare, non aveva potuto trattenere la delusione. Era successo in un tardo pomeriggio d’estate, quando ero ragazzina.     
Quel giorno era stato il mio turno di lavare i piatti. Avevo visto un pentolino galleggiare nell’acqua di una bacinella e l’avevo lavata, buttandone via il contenuto di salsa di soia. Purtroppo quella sera mia madre avrebbe voluto preparare per cena la pasta fredda che si chiama “somen” e stava raffreddando nel pentolino proprio il sugo. Lei era ancora indecisa se sgridarmi o no; così era rimasta lì in piedi, con la bocca cucita. L’ultimo sole del giorno picchiava spietatamente sulla nostra cucina e io stavo lì senza sapere cosa fare, grondante di sudore.   
Il petulante canto della cicala minmin, il cui nome deriva dalla loro nenia, era stato sostituito, nel bosco dietro la nostra casa, dal coro grasso e nervoso delle cicale oleose, aburazemi (il cui canto sembra il rumore di uno schizzo d’olio che frigge in pentola).     

Il somen è una pasta di farina bianca, tirata finissima come un filo di cotone; va bollita e poi lavata con acqua gelidissima, per degustarla intingendola nel sugo con un pizzico di zenzero grattugiato. Se viene servita in un piatto di vetro in acqua e ghiaccio, magari con la decorazione di due foglie d’acero ancora verde, dà un senso di sommo piacere ed è proprio un piatto estivo, rinfrescante anche in bocca.       

L’estate giapponese è molto umida. Anche senza muoversi fa sudare e, con i capelli attaccati alla nuca, infastidisce ancora di più. Anche la notte non ti dà pace. Quando si susseguono diverse notti afose, ci si volta e ci si rivolta nel letto ma non si riesce a prendere sonno. Si perdono le forze e difficilmente ti viene appetito. Tirare su dalla ciotola questa pasta fredda e candida rasserena lo stomaco e ti fa venire la voglia di mangiucchiare anche qualche altra cosa.            

Nel menu estivo giapponese c’è più di un’occasione di mangiare pasta fredda, anche alcuni tipi che di solito siamo abituati a mangiare caldi. Per godere la delicatezza del Somen o del Hiyamugi, una pasta simile leggermente meno fine, va messo zenzero grattugiato nel sugo della salsa di soia. Invece per la soba, pasta gustosa di grano saraceno, il cipollotto tritato e il wasabi sono perfetti per dare il tocco di piccantino che ci vuole. Per di più abbiamo creato una versione fredda e appetitosa persino della più famosa pasta cinese, il ramen! In questo caso usiamo brodo di pollo con aceto per dare freschezza e poi una goccia d’olio di sesamo profumatissimo. Mettiamo nella ciotola una varietà d’ingredienti come cetrioli, cipollotti, prosciutto cotto, gamberi e zenzero sottaceto. Anche qui non deve mancare un accento forte e questa volta sarà la senape.      

Tutte queste paste sono fatte con materie prime piuttosto semplici e, proprio per il loro basso contenuto di grassi, non se ne guasta il sapore anche se vengono servite fredde. Non saranno piatti di lusso da convivialità gioiosa come il sushi o il tempura ma, tirando su rumorosamente la pasta tutti insieme per sopportare il caldo tremendo, lo si potrebbe definire un cibo che dà solidarietà se non conforto. Anche qui in Italia, quando vedo il faccione di mio marito pieno di felicità davanti al piatto freddo di soba, mentre scioglie il suo wasabi nel sugo, non posso che ammirare la genialità dei miei avi.      

Per ritornare a quella sera, alla fine, mia madre decise di rifare il sugo. Sarebbe potuta andare al supermercato a comprare quello istantaneo. Chissà come mai, proprio la salsa per il somen ci teneva a farla tutta da sola. Quando mi sedetti a tavola ero demoralizzata più solo a metà. Ogni volta che tiravo su la pasta sentivo il ghiaccio che faceva click clack nel piatto fondo.     

Nell’estate umidissima del Giappone, difficilmente immaginabile stando qui in Italia, si trovano mille tipi diversi d’insetti e tutti cantano innamorati, come a non volersene perdere nemmeno un istante: sono lucciole, vari tipi di cicale, scarabei e molti altri. Durante quella cena mi accorsi che nel bosco dietro casa, ormai il soave canto delle cicale del tramonto (higurashi), con il suo rumore da pioggerella lieve, stava bagnando la nostra terra. 

P.S.  Chi vuole sentire il canto delle cicale del tramonto (higurashi) può visitare Youtube https://www.youtube.com/watch?v=QKU2mMGAfW8 

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