Dalla macchina per caffè al mito, un racconto tra design, innovazione e tradizione al MUMAC di Binasco
Percorrendo l’autostrada A/7 Milano-Genova, è impossibile non notare la struttura della prestigiosa Cimbali situata in corrispondenza dell’uscita di Binasco (MI) dove al suo interno è situato il MUMAC, un Museo d’Impresa che racconta la storia e la tradizione di una bevanda che ha segnato profondamente l’evoluzione del costume italiano.
Ora, uno dei momenti più suggestivi della visita di gruppo con il Club di Papillon di Milano, è stato l’approfondimento del concetto di "Cimbalino". Questo termine, nato negli anni Cinquanta del secolo scorso, rappresenta molto più di una semplice parola: è segno rappresentativo di un’idea che ha cambiato il modo di consumare il caffè al bar. Coniato per promuovere il modello di macchina professionale La Cimbali Gioiello, e poi reso celebre dalla Granluce, il termine "Cimbalino" invitava gli habitué presenti nei bar di allora a richiedere un espresso caldo, intenso e cremoso.
In un periodo in cui le macchine per caffè erano posizionate direttamente sul bancone, il nome campeggiava sulla mascherina delle macchine, trasformandosi in un vero e proprio messaggio pubblicitario ante litteram. Questo approccio innovativo ha fatto sì che "un Cimbalino" diventasse sinonimo di caffè espresso italiano, un rituale che ancora oggi resiste in alcune parti del mondo come modo distintivo per ordinare un caffè.
Perché “espresso” ...
Il termine "espresso" deriva dal verbo italiano "esprimere", che significa "estrarre" o "spremere". Nella sua origine, infatti, si riferiva al processo attraverso il quale l'acqua calda veniva forzata (o "estratta") attraverso il caffè macinato, creando così una bevanda intensa e concentrata. Questo processo veniva effettuato sotto pressione, una delle caratteristiche fondamentali del caffè espresso.
Nel primo Novecento, con l'invenzione delle macchine per caffè espresso, il termine si consolidò e divenne popolare. La macchina per espresso con estrazione a vapore, brevettata a Milano a inizio '900 dall'inventore Luigi Bezzera e poi migliorata nel secondo dopoguerra da Achille Gaggia, era in grado di preparare un caffè in modo rapido ed "espresso", cioè realizzato su richiesta, al momento, per ogni cliente.
Già alla fine dell’800, a Torino, un altro inventore, Angelo Moriondo, aveva brevettato per i suoi locali una macchina, mai commercializzata, per l’estrazione a vapore per un caffè definito “istantaneo” ma non ancora “espresso”, poiché non ancora pensata per l’erogazione di caffè fatti “espressamente” su richiesta del cliente. Il concetto di "espresso" si lega infatti all’idea che il caffè fosse preparato al momento, velocemente, rispetto ai metodi precedenti, come il caffè filtrato, che richiedeva tempi più lunghi di preparazione. Così, l’espresso diventò simbolo di una cultura di consumo rapido e dinamico, particolarmente associato alla vita urbana italiana, dove l'esperienza del caffè era strettamente legata ai ritmi veloci delle città e alla socializzazione nei bar.
Evoluzione della parola
Con il passare degli anni, il termine espresso è diventato sinonimo di una bevanda che non è solo rapida, ma anche intensa e concentrata, con una crema densa in superficie che rappresenta la sua qualità.
Oggi, "un espresso" è riconosciuto in tutto il mondo come il tipico caffè italiano, e il termine ha acquisito una connotazione di autenticità, tradizione e alta qualità, spesso associato a una tazzina preparata secondo il rituale del barista con una macchina espresso professionale. Dunque, la parola "espresso" non solo descrive un tipo di caffè, ma incarna un’intera filosofia di preparazione e consumo che è diventata un simbolo della cultura italiana e della sua tradizione nel mondo del caffè.
Ora, il MUMAC è una straordinaria testimonianza del Made in Italy e dell’innovazione tecnologica applicata al caffè. Inaugurato nel 2012, ospita oltre 100 macchine che raccontano un secolo di storia, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Dalle prime macchine a vapore liberty, gestite da macchinisti, fino ai modelli innovativi a leva degli anni Cinquanta, come la Faema Saturno e la Gaggia, che hanno trasformato il caffè da mistura nera e bollente a una deliziosa crema: ogni pezzo esposto rappresenta un capitolo importante di questa storia.
Il museo celebra anche il design italiano, con macchine firmate da grandi nomi come Gio Ponti, Bruno Munari, Enzo Mari e Achille Castiglioni, autore della celebre La Cimbali Pitagora, l’unica macchina per caffè ad aver vinto il prestigioso Compasso d’Oro nel 1962. Questa macchina è un esempio straordinario di come il design possa fondersi con la funzionalità. La visita culmina con la spettacolare La Cimbali M 100 in versione esplosa, che offre ai visitatori la possibilità di esplorare la complessa tecnologia nascosta dietro una semplice tazzina di espresso.
Oltre alla parte espositiva, il MUMAC ospita un archivio unico nel suo genere, con oltre 25.000 documenti storici, brevetti e fotografie, e una biblioteca che raccoglie più di 1.300 volumi. Questo patrimonio lo rende un luogo imperdibile per gli appassionati di caffè, di design e di collezionismo.
Dal 2012, il museo ha accolto migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, affascinati dalla possibilità di seguire l’evoluzione delle macchine per caffè, dalle prime creazioni liberty fino alle tecnologie high-tech del nuovo millennio. Detto questo, un sentito ringraziamento va a Barbara Foglia, Stefano Musa e a tutto lo staff preparatissimo che ci ha accolto con grande gentilezza e garbo, permettendoci di vivere un’esperienza davvero indimenticabile, ovviamente con un caffè fatto a regola d’arte alla fine del percorso.
Per informazioni e prenotazioni, è possibile scrivere a: mumac@cimbaligroup.com