Oltrenero Brut Nature 2010, così la famiglia Zonin fa parlare il terroir
Sorte bizzarra quella dell’Oltrepò Pavese. È zona ricca di storia, cultura e bellezze artistiche. È fazzoletto di terra dove si incontrano Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia. È angolo di paradiso dove colline e vigneti regalano silenzi e panorami da sogno. È luogo da cui in meno di un’ora si possono raggiungere Cinque Terre e Portofino, piuttosto che Lago di Como o Langhe, o ancora i castelli piacentini o del Monferrato. Soprattutto, è luogo in cui la vite può dare risultati d’eccellenza. Considerato tutto questo bendidio, ci sarebbe da aspettarsi che questo territorio viva di turismo, accoglienza. E invece no. Certo. La zona è talmente bella che nessuno ci fa la fame. Ci mancherebbe. Ma girando i paesi si ha la sensazione di trovarsi in un angolo d’Italia che è ancora una promessa. Emblematica la vicenda che riguarda le cantine della provincia. Il potenziale del terroir è clamoroso. Chi lavora bene fa cose egregie. A “zavorrare” il decollo della fama dei vini locali, una litigiosità fuori misura, spesso ai limiti dell’irrazionale. La via del successo, si capisce, sarebbe quella non del dividersi, ma del fare squadra. Aggregandosi, su un progetto comune.
Chi dimostra di credere nell’Oltrepo è la famiglia Zonin, dal 1987 proprietaria de la Tenuta Il Bosco (tel. 0385245326) a Zenevredo (Pv). Agli esordi gli ettari vitati erano 30. Ora l’estensione dei vigneti aziendali è di 152 ettari. In produzione vini frizzanti, fermi e dolci, rossi di struttura e bianchi aromatici, spumanti a metodo Charmat e Classico. È attorno a grandi famiglie del vino che si son create le squadre che hanno fatto la fortuna dei territori più celebri. Avere gli Zonin in Oltrepò è chance che potrebbe inaugurare una nuova stagione per cantine e intera economia di queste terre. In questi giorni, la gioia dei primi assaggi dell’ultimo nato della casa. Oltrenero Brut Nature 2010. Un grande bicchiere, con cui brindiamo all’atteso e sperato rinascimento oltrepadano. Giallo paglierino brillante, dal perlage fine e persistente, al naso è teso, senza ammiccamenti, dall’elegante sequenza di profumi che si propongono con sentori di agrumi, piccoli frutti, e in particolare ribes, pregevole nota minerale, mentre al palato è secco, fresco, piacevolmente sapido e di lunga persistenza. È il terroir dell’Oltrepò che vince!