Nella Tenuta Casadei di Suvereto si segue la filosofia BioIntegrale: per un'agricoltura etica a tutela dell'ambiente e delle persone grazie al recupero degli antichi metodi agronomici

Ex Vite Vita - dalla vite, la vita. Per alcuni può essere solo un motto, un modo di dire. Per altri è un concetto ben radicato, quasi una filosofia di vita. Perché la vite non è una semplice pianta ornamentale e nemmeno un mezzo per ricavare introiti economici. Da una vigna possiamo infatti ricevere non solo dei frutti, ma anche delle lezioni di vita. E la più importante che riceviamo è il valore del rispetto.

Nella seconda decade del ventunesimo secolo il tema della cura del nostro pianeta – cercare di ridurre l'impatto ambientale è ormai un diritto e un dovere a tutti gli effetti – tocca qualsiasi ambito umano, e le nostre amate vigne ne sono un esempio.

Ecosostenibilità, pratiche agronomiche di impronta biologica e biodinamica: diversi termini, differenti vie, medesimi obiettivi. Rispetto della terra e delle biodiversità, minimo utilizzo di sostanze chimiche per prevenire le malattie, con uno sguardo puntato alla salubrità del suolo, delle piante e degli insetti, compagni di lavoro del grande artista che è il vignaiolo.
La stessa mentalità la condividono Fred Cline – arrivato dalla lontana Sonoma Valley – e Stefano Casadei, imprenditore e titolare della Tenuta Casadei a Suvereto (LI). La loro storia si intreccia grazie alla consapevolezza reciproca che la diversità culturale (e la biodiversità dell'Alta Maremma) può essere una risorsa per dar vita a un lungimirante progetto.
casadei-stretta-mano.jpgSe vi capiterà di passare in zona Suvereto, recatevi in località San Rocco per ammirare la nuova cantina eretta dai due sopracitati. A regnare, oltre alle brezze marittime e delicate, è l'armonia che domina in quella che a tutti gli effetti è ormai una tenuta-giardino, figlia della filosofia BioIntegrale: quest'ultima rappresenta un protocollo di agricoltura etica e comprende un vero e proprio decalogo con un piano programmatico. Requisito essenziale è la tutela dell'ambiente e delle persone attraverso il recupero degli antichi metodi agronomici. Parliamo di restituzione dell'agricoltura alla natura, che nel manifesto ufficiale dell'approccio BioIntegrale si articola in 10 punti. Dalle pratiche di defogliazione naturale con ovini bradi, all'impiego di manodopera locale intesa come una ricchezza del territorio. Poi la riduzione dei passaggi meccanici sul suolo, l'irrigazione solo in casi estremi, la riduzione della cimatura a favore dell'accapannamento e l'utilizzo dei letami da allevamenti non intensivi. Riduzione importante della dose massima di rame in vigna e consolidamento della “piccola” fauna (insetti, bruchi, api). Niente solforosa – o limitata al 70% come previsto dal disciplinare del biologico – e chiarificazioni naturali, come per esempio le uova.
casadei-botti.jpgPasseggiare tra le vigne sarà un quindi piacere, sommersi dagli intensi profumi di humus, e sicuramente vi imbatterete nei Comtois, gli imponenti cavalli da tiro che vengono utilizzati per sostituire il pesante e meno ecologico trattore. Poi anatre, uccelli, farfalle e piccoli insetti, nascosti tra le fronde degli alberi di diverse specie. Ogni forma di vita viene rispettata, anzi, accompagnata nel suo ciclo naturale. E allo stesso modo il visitatore è accompagnato in un percorso educativo che inizia dalla vigna e finisce addirittura “in cima” alla cantina, in una sorta di terrazza belvedere. Vengono organizzate visite per scolaresche dove anche i più piccoli possono scoprire la forza e il valore del nostro pianeta, con le varie sfaccettature con cui il mondo vegetale può presentarsi (ed aiutarci, se pensiamo all'ossigeno e ai frutti che sono totalmente gratuiti). 

In questa grande cornice, il primo violino è sempre il vino, dove la fermentazione è spontanea – grazie a quei lieviti naturali indigeni formatisi grazie alla salubrità del luogo – e il materiale prediletto è la terracotta, materiale poroso e termico che rappresenta appieno i valori e le radici antichissime della vinificazione. Poi cemento e barriques. Il lento passaggio di ossigeno è fondamentale, perché il vino è vivo e, in quanto tale, ha bisogno di respirare per travolgerci con tutti i suoi suadenti aromi.
Grenache, mourvèdre e syrah, infine petit verdot e cabernet franc. Vitigni internazionali per etichette di personalità, che giocano su eleganza e bevibilità, frutto di un'enologia rispettosa che fonde pratiche antiche con le competenze moderne.
casadei-vigneti.jpgPoi lo sguardo altrettanto innovatore di Elena Casadei, figlia di Stefano, che nelle anfore ha trovato la sua musa ispiratrice. Perché il legno eleva il vino, ma l'anfora ne carpisce l'anima. Una linea di etichette - “Le Anfore” - che nasce dalla passione di Elena per il rispetto dei cicli naturali, dalla fermentazione del mosto alla biodiversità in vigna.
Ogni bottiglia vede privilegiata l'uva che caratterizza le aziende della famiglia, con il syrah a Suvereto, il semidano e il cannonau in Sardegna (Olianas a Gergei, SU), il sangiovese a Castello del Trebbio (nel cuore del Chianti Rufina a Pontassieve, FI) e l'ansonica sull'Isola del Giglio (Allume il nome dell'azienda).

Per chiudere perfettamente il cerchio, se osserverete la struttura architettonica della cantina, noterete che è scavata per tre lati nella collina, in armonia con il paesaggio, quasi mimetizzata e avvolta dalla pietra. L'impianto fotovoltaico completa questo piccolo diamante di Suvereto, emblema di autosufficienza e sostenibilità.

E anche l'accoglienza è un pilastro ben saldo nell'animo dei Casadei: tutte le tenute, infatti, promuovono l'enoturismo del luogo garantendo la possibilità di dormire – e rinfocillarsi – godendo dei panorami più suggestivi. Nel caso della cantina in Maremma inoltre, i tre Comtois (Ursula, Dinette ed Ulisse) saranno sempre pronti a trascinare dolcemente le loro carrozze tra i filari e le varie “tappe didattiche” della Tenuta, in un tour enoico e paessaggistico decisamente unico. Il nostro quadro prediletto (il vino) possiede spesso una cornice adornata di persone, valori umani, storie ed esperienze talmente sincere da lasciare un sentimento profondo di gratitudine.

Una storia di uomini e padri di famiglia – Fred e Stefano – che con i piedi ben saldi tra i filari e con le mani sporche di mosto guardano ad un futuro (speriamo il più vicino possibile) sempre più sincero e sostenibile, leitmotiv per le prossime generazioni.

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