Brindare tra Verona e Vicenza

Luca Elettri nasce come cultore-portavoce del vino naturale negli anni in cui questo era visto con sospetto. Si definisce vignaiolo, ma ancor prima garagista. Persona garbata e semplice, unico vezzo di siglare le sue etichette con colori sgargianti e psichedelici. Probabilmente i colori usati per le varie bottiglie raccontano ispirazioni di vinificazione e delle singole vendemmie o chissà cosa ancora. Certo è che Luca, accompagnandoci in cantina, ci presenta un mosaico di vasche e vinificazioni che nell’immediato fatichiamo a seguire, ma poi degustandoli singolarmente se ne comprende il filo d’Arianna: sono vini figli di piccole parcelle, spesso in terreni distanti tra loro, con esposizioni diverse, suoli diversi e tempi di vendemmia mai uguali.
insolente-botte.jpgLuca ci spiega che le fermentazioni del 2023 hanno avuto un’evoluzione veloce, il motivo dice è ancestrale e testimonia che il lievito saccharomyces ha preso il sopravvento portando a una fermentazione breve e intensa che pone la firma con sentori di lievito al naso, una beva snella e meno complesso. Parliamo di lieviti indigeni e non selezionati.
Le prove di vasca che condividiamo hanno circa 35/40 giorni il colore è velato, sembra un succo di frutta dove i lieviti spingono ricchi di vita. Passiamo da prove che avranno bisogno di mesi o anni prima di trovar posto in enoteca.
insolente-tini.jpgA tutt’oggi Luca esce con l’annata 2020, di fatto i suoi vini sono in commercio quando lui decreta sia giunta l’ora d’esser bevuti, indipendentemente dalla richiesta del mercato. I suoi vini permangono sempre sulle fecce grosse sino all’imbottigliamento, questo nell’enologia moderna è considerata il veicolo di difetti, per lui è la salvezza e la longevità del vino.
I vini non seguono regole o tempi canonici né per la vendemmia neppure durante la vinificazione, Luca li ascolta e sa attendere, l’annata 2021 sarà pronta per andare in bottiglia a breve.

Le caratteristiche delle sue Garganeghe spaziano, a Monteforte con sapidità e mineralità giocando con l’eleganza del Soave. Mentre la vigna più vicina a Gambellara ricorda le erbe aromatiche, è più morbida, segue una macerazione con le bucce e fermenta 4/5 settimane.

La 2020 è già affinata in legno dove assottiglia l’espressività del tannino, un vino teso, elettrico con sfumature eleganti, Luca dice: la sensibilità del vignaiolo è la capacità di estrapolare dalla vigna il meglio. E poi uno splendido esercizio di semplicità per il suo Valpolicella 2020.
insolente-bianco.jpgAltro vitigno che propone è il pinot grigio, unico vino in cui vinifica buccia e raspo e lo propone rifermentato, fermo e un metodo classico assemblato a durella. La durella e il tai rosso da lui vinificati sono i vitigni che più lo soddisfano.
La durella cresce a Brenton, zona Lessinia, dove il suolo dona massimo splendore al vitigno e permette una permanenza sui lieviti di 10 anni.
insolente-rosso.jpgPassiamo sul versante di Gambellara, e incontriamo la cantina di Volcanalia. La posizione dominante su un anfiteatro naturale circondato da bosco ci catapulta in uno spazio nato per sorprendere i 5 sensi. La struttura dello stabile atto all’accoglienza e alla degustazione si fonde perfettamente con il contesto del luogo.
La patronne Rossella è una donna cosmica, energica e razionale. Esce dall’azienda di famiglia per assecondare la sua passione per il vino naturale. Si forma nutrendo le sue curiosità e girando per cantine e fiere. Finalmente trova il posto in cui poter dar voce alla sua espressività e inizia la sua avventura affiancata da Camilla: una brava e giovane enologa e un bravissimo Alessandro che segue il commerciale e adora abbinare il cibo ai vini che producono.
volcanalia-ambaraba.jpgPinko Palla pinot grigio ramato, Ambarabà una garganega sui lieviti o Battibaleno altra garganega macerata sui lieviti e altri nomi come Mai Ferma il metodo classico svelano l’anima divertente di questi vini straordinari e diretti. Rossella ci racconta delle annate perse perché l’uva non era abbastanza, della costante sete di nuovo di cui si nutre ricercando nuove vinificazioni e vitigni adatti al territorio. I clienti che conoscono Volcanalia e Rossella vivono l’evoluzione della cantina con entusiasmo.
volcanalia-mai ferma.jpgAssaggiamo il Pinot Grigio Pinko Palla, una macerazione esperimento, una vigna in conversione biologica. Annata 2021, ancora giovinetto, questo ramato accosta un colore caldo ed energico a un sorso che scavalla il cibo.
volcanalia-pinko palla.jpgIl metodo classico 2016, Garganega, brut, buonissimo, gastronomico con un piacevole stile ossidativo. Passiamo a Patapum una garganega macerata rifermentata, divertente e sfacciatamente ruffiana.
volcanalia-salajpg.jpgA Volcanalia si sta bene e ci si sente subito parte del contesto. Il piacevole suono dei calici e del vino che si colma, ci si rilassa e si approfondisce le sensazioni, il sole scende e abbraccia le vigne, vien voglia di fermarsi a dormire in una delle bellissime camere dell’azienda e invece si torna a casa.

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