Poggiogirato, I quattro bastioni e Santa Reparata: Poggio della dogana cala un tris d’assi di classe, che racconta il terroir in modo emozionante. Saranno famosi!

Se c’è un vino che ci potrà stupire ancora, e sempre di più, ora che i produttori ne hanno capito il potenziale qualitativo, e credendoci, gli si dedicano con competenza e passione, questi è il Sangiovese di Romagna. Famoso lo è, ma più nella terra in cui nasce, di cui è bandiera e dove i Romagnoli non c’è serata conviviale in cui non intonino come un inno “Evviva la Romagna, evviva il Sangiovese”. Ma fuori dai confini territoriali, la notorietà di Chianti e Brunello di Montalcino, espressioni toscane del Sangiovese, fino ad oggi ne hanno oscurato il valore.

La zona di produzione del Romagna Sangiovese DOC si estende a sud della via Emilia, nel territorio collinare e pre-appenninico che va dal confine est del comune di  Bologna fino alla provincia di Rimini. La superficie viticola totale della denominazione è di 7.000 ettari e un centinaio sono le cantine che producono con proprio marchio aziendale, per una produzione complessiva di circa 16 milioni di bottiglie, con 5 tipologie di vino ossia Sangiovese, Sangiovese Superiore e Sangiovese Riserva e due nuove tipologie con menzione geografica aggiuntiva (coltivati e vinificati all’interno delle specifiche sottozone) ossia Sangiovese e Riserva.

Per quanto ci riguarda, i vini di questo territorio non finiscono mai di stupirci.  L’ultimo coup de coeur, Poggio della Dogana, realtà che, date retta a noi, sarà famosa. La cantina ha 20 ettari di vigneti, divisi in due preziose sottozone, Brisighella, che si estende lungo la valle del torrente Lamone, e Castrocaro, attraversata dal torrente Montone, con l’area più rappresentativa che è quella di Castrocaro (90-150m slm), appunto. L’azienda è la creatura di tre amici e imprenditori, i fratelli Aldo e Paolo Rametta e Cristiano Vitali. È a Terra del Sole, città fortezza sorta per volontà di Cosimo I De Medici, Granduca di Toscana, e centro urbano tra i pochi a vantare una precisa data di fondazione, l’8 dicembre 1564, giorno in cui venne edificata per presidiare il confine con lo Stato Pontificio, in un luogo che per natura pareva ostile a un insediamento, visto che il fiume Montone creava frequenti alluvioni e di difficile gestione amministrativa, perché in zona vigeva la legge del banditismo. Con la prima pietra che fu posata da Antonio Giannotti, vescovo di Forlì. Ebbene, proprio sul poggio dove si ergeva la dogana di passaggio di confine storico, territoriale e culturale tra Romagna Pontificia e Granducato di Toscana è nata la cantina Poggio della Dogana. 
image1.jpgLa conduzione dei vigneti avviene in regime biologico (certificato a livello europeo da Suolo e Salute) e la guida è affidata all’agronomo ed enologo Francesco Bordini, figura che stimiamo molto e conosciuto come “rivoluzionario del Sangiovese”, soprannome  conquistato sul campo, per la sua capacità, negli anni, di individuare una nuova cifra per il Sangiovese di Romagna, pur conservando sempre un forte legame con il terroir. 
image2.jpgDi Poggio della Dogana, per gli amanti dei bianchi, è interessante l’Albana Belladama.
image6-belladama.jpgDa gustare, e con somma soddisfazione, i rossi, tra cui svettano le diverse interpretazioni del Sangiovese di Romagna, realizzate a Castrocaro, in località “le Volture”.  Di classe, il Romagna Sangiovese Superiore I quattro bastioni. Da uve di vigneti di 15 anni di età, dopo fermentazione e successiva macerazione sulle bucce in tini di acciaio a temperatura controllata, con un contatto del vino con le bucce di circa 18 giorni; fermentazione malolattica e affinamento di 6 mesi in acciaio e minimo di 3 mesi in bottiglia. Nel bicchiere ha colore rubino intenso, al naso ha profumi eleganti di frutta rossa, e in particolare di ciliegia e lamponi, fine speziatura e nota balsamica, mentre in bocca ha buon corpo, beva dinamica grazie a interessante sapidità, finale lungo.
È “Romagna in bottiglia”, il Poggiogirato Sangiovese di Romagna Superiore Riserva, di cui vengono prodotte solo 3.000 bottiglie. Da uve di vigneti di Sangiovese di 15 anni, con 5.000 piante per ettaro, allevati a cordone speronato e dislocati a 210 metri slm. Dopo fermentazione e successiva macerazione sulle bucce in tini di acciaio a temperatura controllata, con il contatto del vino con le bucce che dura mediamente 24 giorni. Conclusi la fermentazione malolattica e un affinamento di 9 mesi in tonneaux, 6 mesi in acciaio e almeno 3 mesi in bottiglia. Quando lo assaggi ti conquista con il suo bouquet che si apre con profumi di ciliegia, frutti di bosco e prugna, poi si amplia su note balsamiche e spezie, con nuances di menta, cannella e pepe, china, mentre al palato è caldo, di carattere, sapido, armonico. 
image4.jpgÈ Cru su cui ci sentiamo di scommettere, e di cui si sentirà parlare, il Romagna Sangiovese Castrocaro e Terra del Sole Doc Santa Reparata. Nasce da uve di vigneti di Sangiovese (cloni romagnoli) di 15 anni di età, e da vinificazione che, come è nello stile della cantina, mira all’esaltazione della materia prima, con una fermentazione e successiva macerazione sulle bucce in tini di acciaio a temperatura controllata, con il contatto del vino con le bucce che dura mediamente 24 giorni.  Per arrivare sul mercato dopo fermentazione malolattica e affinamento di 9 mesi in acciaio e di 3 mesi in bottiglia. Settemila le bottiglie prodotte ogni anno. Una curiosità. Santa Reparata prende il nome dalla patrona di Terra del Sole, giovane martirizzata durante le persecuzioni dell'imperatore romano Decio. Secondo una leggenda (molto diffusa in Provenza e comune a quella di altri santi), dopo averla uccisa i suoi aguzzini avrebbero messo il suo corpo su una barca fatta poi andare alla deriva: la barca, guidata dagli angeli, sarebbe arrivata a Nizza, in Francia, e il corpo sarebbe stato sepolto in quella che poi divenne la cattedrale di Sainte-Réparate. A lei Terra del Sole dedica ogni anno la prima domenica di settembre il Palio di Santa Reparata. L’etichetta (di Silvio Gordini, artista tra i più noti dell’Emilia-Romagna nei primi anni del ‘900, e trisavolo da parte di mamma di Aldo e Paolo Rametta) riporta un fiore che ricorda una bocca di leone, fiore austero ed elegante come il vino che rappresenta. Nel bicchiere è di affascinante complessità, con profumi floreali e di ciliegie mature, note di piccoli frutti rossi e di spezie, cenni balsamici ed è pieno di carattere mentre, dopo un ingresso in bocca caratterizzato da suggestiva morbidezza, il sorso si distende svelando setosa trama tannica ed eleganza, ottimo equilibrio, suggestiva mineralità che consente di chiudere con un allungo di bella persistenza e che invita a ribere. Dopo qualche sorso, l’entusiasmo sarà tale, che non vi stupite se vi troverete ad alzare il calice, e a cantare a voce piena, “evviva la Romagna, evviva il Sangiovese”! 

Poggio Della Dogana

via G. Mengozzi 18
Terra del Sole (FC)
tel. 054436209
info@poggiodelladogana.com
www.poggiodelladogana.com
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