Qualità delle materie prime e un'equilibrata interpretazione della cucina locale rendono la sosta meritevole

L'abbiamo detto e ridetto: il Canavese si lascia alle spalle un forse troppo ambizioso progetto di una industrializzazione diffusa e autosufficiente con il sogno infranto Olivetti come capofila e riscopre finalmente la sua vocazione turistica e ambientale aiutata da un territorio di bellezza e risorse agroalimentari di eccellenza. E la ristorazione guida la cordata.
I locali buoni o eccellenti incalzano e nuove aperture aumentano la lista.
Il Dado di Rivara (To), grazioso paesino con un bel castello medioevale, conferma la regola. Aperto da 10 mesi in una tranquilla piazzetta centrale (Piazza Paolo Pallia, 1 - tel. 380 190 6603), da Danilo Baggio e da Marta Alessi che, nonostante la giovane età, hanno nel loro carnet esperienze in prestigiosi locali in Italia ed all'estero, è già una assai interessante realtà gastronomica del territorio.
I due valenti condottieri sono in realtà ritornati alle loro origini: lui della vicina Valperga e lei della confinante Valle d'Aosta e la loro filosofia è la qualità delle materie prime e una corretta ed equilibrata interpretazione della cucina tradizionale. Le varie proposte dello chef, poche ma ben selezionate, si presentano convincenti, piene e armoniche, con sapori netti ed eleganti, in cui le materie prime si completano e fondono in un messaggio di gusto semplice ma appagante. Ovviamente non ancora tutto è perfetto. Marta e Danilo fanno tutto loro, sia in sala che in cucina, con grande professionalità ma anche qualche incertezza nel servizio e nell'allestimento del conto, ma il tempo aiuterà a smussare ogni angolo.

Il locale è lindo e piacevolmente essenziale. L'accoglienza è calorosa, forse un po' affannata, sempre per la necessità di accelerare. I cibi poi delineano la volontà di realizzare un sogno attraverso la rilettura di classici regionali e nazionali – il pesce non manca nelle proposte – arrichendoli di tonalità e accompagnamenti nuovi e originali.                                                                                                                                                                                                                                                      Come aperitivo un buon Franciacorta ha accompagnato tre stuzzichini composti da carpaccio di pancetta della casa, crocchette di patate e Parmigiano 18 mesi.

Tra gli antipasti meritevoli "Uovo fritto, fagiolini, datterini e condimento allo scalogno confit", "Calamaro, crema di zucchine e cipolla rossa" (i calamari erano quelli mignon, gustosissimi), "Humus di ceci, melanzane fritte, datterini e grissini".

Tra i piatti principali, ottimi i "Ravioli di melanzane e ricotta con estratto di pomodoro" ed eccellente la "Rolata di coniglio, fagiolini, mandorle, olive taggiasche e purè". Presenti in carta anche il classico sottofiletto di Fassone con crema di melanzane e purè e il trancio di pescato (ricciola) alla ligure con variazioni.

Anziché dal dessert, che aveva tre proposte: frutti rossi e cioccolato bianco, semifreddo all yogurt con pesche e cioccolato e poi mascarpone, albicocche e cioccolato, ci siamo fatti tentare dal piatto di formaggi locali con assaggi vari ma con un assai caratteristico e ottimo Argentier, un formaggio valdostano prodotto dai genitori di Marta e venduto presso la loro maison Argentier (enoteca, bottega dell'enogastronomia valdostana) ad Introd nella valle di Rhemes.

Il coperto con pani fatti in casa e grissini artigianali è ben presentato e la carta dei vini è già assai convincente con scelte nazionali (ma perché manca il Carema, eccellenza locale?) sia di bianchi che di rossi e rosati. Il loro ricarico è corretto e non mancano al calice scelte interessanti.
Esistono menu degustazione a 28 euro (3 portate), a 33 (4 portate) e il pranzo lavoro è a 15 euro.
I due ragazzi meritano fiducia e promettono ulteriori miglioramenti.

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