Un locale dove si va per bere componendo un pasto di assaggini con specialità della cucina tradizionale a prezzi contenuti

I Giapponesi sono golosi ma, rispetto a noi occidentali, mangiano poco; a loro piace stuzzicare bevendo e, soprattutto, chiacchierare. Ecco lo spirito degli Izakaya, locali dove si va per bere componendo un pasto di assaggini ma, soprattutto, per divertirsi in compagnia.
In Giappone ne esistono di tutti i tipi: spartani o raffinati, dove si può andare con gli amici e dove si può riservare una saletta per una cena romantica.
In comune tante specialità diverse della cucina tradizionale, in formato ridotto e a prezzi abbastanza contenuti, da cui scegliere e da ordinare tutte insieme. Poi si ricomincia o si cambia locale. È uno stile molto giapponese ma facilmente proponibile anche da noi.

Infatti Toridoll, colosso giapponese della ristorazione con 1.200 ristoranti di cui 900 in Giappone, quotato alla borsa di Tokyo con un fatturato di 1 miliardo di euro, ha scelto Milano per la prima apertura europea con due ristoranti molto tradizionali: uno di ramen, la Bottega del Ramen, e l’altro un izakaya appunto, Tokyo Table, entrambi in via Vigevano. Potrebbe sembrare strano che un’azienda come questa, che ha in programma di aprire una cinquantina di ristoranti in Italia, punti su un locale piccolo e discreto, con una grande vetrata sulla strada da cui si vede, sul lato opposto, un ristorante cinogiappoasiatico di cui già mi immagino gli uramachi con maionese, avocado e philadelphia.

È lo stile Giapponese: proporsi con la qualità senza clamore o, più semplicemente, un pezzo di Giappone trapiantato sui Navigli, come ci spiega il cuoco di Tokyo Table, Atsushi Okuda, un ragazzo di 41 anni con esperienze in Canada a Vancouver, a Firenze in un ristorante di cucina italiana e poi sette anni allo Zero di corso Magenta, cucina contemporanea creativa con Hide Shinohara, uno dei migliori cuochi giapponesi di Milano.
“Mi dispiace un po’ non fare più il sushi ma, alla fine non mi importa se cucino italiano o giapponese, crudo o fritto: io mi diverto a cucinare”.
Atsushi è di Osaka e si vede; ride spesso e gesticola mentre parla, come probabilmente fanno in tutto il mondo quelli del Sud.
“Viviamo in un appartamentino qui vicino, io e Kotaro, il mio bassotto, mi piace starmene tranquillo e cerco di non lavorare più di otto ore”.
Stai pure tranquillo, a giudicare dai risultati, sono più che sufficienti.

Per iniziare ho bevuto una birra artigianale giapponese con delicati stuzzichini a scelta del cuoco. Poi, dal momento che non so resistere alle trasgressioni, mi sono dedicato ai fritti. Tutti perfetti e leggerissimi, noblesse oblige. E qui la scelta è davvero vasta, tra carne, pesce e verdure: ricordo con piacere soprattutto i ravioli fritti, il tofu fritto, i gamberoni, i bocconcini di pollo e le crocchette di verdure.
Naturalmente si possono bere svariati e consigliatissimi sake, ma è anche interessante la carta dei vini con alcune calibrate proposte naturali. Io ho scelto il trebbiano d’Abruzzo In Petra Bianco di Chiusa Grande, una delle aziende più interessanti dell’ultima Golosaria. Meditando felicemente sulla vita, tra un boccone l’altro, ho pensato che qualcuno chiama gli isakaya tapas giapponesi. Se l’idea degli stuzzichini potrebbe indurre in confusione, niente di più diverso. Mangiare per i Giapponesi, non deve essere una battaglia fra i commensali e il cibo; non ci si serve mai da soli, segno di avidità; niente armi da impugnare ma solo due bacchette per afferrare le piccole porzioni preparate amorevolmente in cucina. E non cominciate, per favore, a chiamarlo “apericena”!

Certo, per ordinare con consapevolezza, bisognerebbe conoscere un po’ dei piatti tradizionali giapponesi ma, forse, è anche più bello lasciarsi andare alla suggestione di un suono, di un’idea. Ordinate con piacere e divertimento, senza stare troppo a pensarci, chiacchierando con gli amici, in un menu dove perdersi è un’occasione.

TOKYOTABLE
via Vigevano, 10
Milano
tel. 02 8360742
tokyotable.it

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