L’Italia che cambia colore resterà al verde

Sto imparando pian piano a preoccuparmi quando un messaggio inviato via WhatsApp ha una sola tacca grigia, segno che non è stato consegnato, che il cellulare è spento. Significa che dall’altra parte qualcuno è inattivo, ma vai a pensare che forse è morto. Ieri l’altro il messaggio lo avevo mandato a Nicola Gaiero, mio coetaneo di Cuneo, con cui avevamo condiviso il servizio militare a Castello d’Annone, per cui lo chiamavo ancora adesso, scherzosamente “Paricò” (paricorpo). Oggi leggo sui giornali un necrologio: il Covid lo ha portato via. Su facebook mi aveva mandato un messaggio dicendo che l’aveva presa brutta, ma chi immaginava così tanto. Solo un anno fa eravamo a Cuneo, alla Fiera del Marrone, a camminare sotto i portici mentre lui mi raccontava la sua passione per il ballo occitano. I suoi genitori avevano un mulino a Dogliani, ma lui aveva scelto la strada del commercialista, con studio a Mondovì e collaborava con Confartigianato oltre ad essere membro del Consiglio della Camera di Commercio. Quanta simpatia aveva, quanta gioia di vivere.
Lo stesso avvertimento su WhatsApp me lo ha aveva fornito Roberto Vitali, collega giornalista di Bergamo, 75 anni, scomparso la scorsa settimana. E pure lui, il 2 novembre, mi aveva messaggiato dicendo che era in ospedale, ma niente di grave.

Leggo su Repubblica di ieri un articolo di Amedeo Capetti, infettivologo al Sacco di Milano che parla di una seconda ondata che ci ha colti stanchi, arrabbiati, delusi, divisi, depressi, insofferenti. E se in primavera ci aveva uniti un impeto di solidarietà, in questa seconda ondata – dice – si sta cedendo a un senso di inutilità, di vuoto che ci fa paura. C’è poi il dato allarmante che molti medici, in questi mesi, si sono ammalati, qualcuno con conseguenze gravi, come mi racconta un altro medico amico, Ezio Croci, che ha visto sfumare la vita di colleghi e amici. E sempre Capetti dice: “Abbiamo intuito quanto siamo importanti gli uni per gli altri e quanto ci perdiamo a trascurare l’umanità di ognuno”. Così racconta che anche lui, dopo essere stato contagiato e ricoverato, ha riscoperto sul lavoro quel senso di unità che stava scemando.

Esce la guida Michelin e qualcuno chiede allo chef famoso se ha lavorato per la seconda stella, ma la risposta è lapidaria: “Bisogna portare a casa la pelle, altro che stella”. E sotto il nome di pelle c’è anche il fattore economico che sobbolle, perché sono sempre di più gli anziani che vengono sorpresi a rubare al supermercato. Lo fanno oggi ed è un campanello di allarme, ma che succederà domani quando la promessa dei “ristori” non sarà più credibile?

Sui giornali si continuano a leggere paginate che hanno come orizzonte le ventiquattrore, che sembra essere la visione di questo Governo che ha un destino segnato. Non voglio fare l’indovino, ma è solo questione di tempo perché scatti la Patrimoniale, che è un prelievo forzoso, non si sa bene di quale entità, sui nostri conti correnti. La parola è un tabù, nei giornali non appare e, come la precedente patrimoniale di qualche lustro fa, deve arrivare a cose decise, senza fughe di notizie, come un fulmine a ciel sereno, per evitare le speculazioni di chi se le può permettere. Sarà l’ultimo atto di Conte prima di lasciare, oppure il primo di Draghi a capo di un governo di solidarietà che dovrà necessariamente avere scarse opposizioni, per evitare che i soliti “parlaparla” se ne approfittino elettoralmente?

Non bisogna essere degli indovini per capire che un cambio di rotta è necessario e che questo sarà provocato proprio dalla rottura di quella parola oggi censurata che si chiama PATRIMONIALE. Non era immortale Maradona, non lo sarà il governo Conte, che ha tappato una serie di buchi, senza mettere all’ordine del giorno l’immagine di una falla più grossa di quella che potevamo immaginare e che ha bisogno di uno scatto, di un piano. Anche adesso, benché l’attenzione sia sul cenone, i campi da sci e l’Italia in giallo. Ma l’Italia è al verde, lo sapete vero?

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