Sì al diritto di tappo, no ai ricarichi eccessivi

La scorsa settimana, con la pubblicazione dell’articolo di Silvana Delfuoco (link), abbiamo chiesto ai nostri lettori se si fossero mai imbattuti, pranzando o cenando al ristorante, nel corkage fee, a proposito del quale la nostra collaboratrice aveva vissuto situazioni discordanti.

Ecco l’opinione di Federico Francesco Ferrero, medico e giornalista, giunta a Paolo Massobrio.
"Come sai sono sempre stato un fautore del diritto di tappo come dell’applicazione non di un’incomprensibile moltiplicazione ma di una cifra fissa addizionata ad ogni bottiglia per il servizio + una quota per gli anni di invecchiamento nella cantina del ristorante, soprattutto oggi quando il costo del vino noto che ha raggiunto il prezzo pagato dal ristoratore moltiplicato per 3 volte e addizionato dell’IVA e il costo al bicchiere è quello pagato dal barista per l’intera bottiglia.

I locali più seri in cui sono stato nel mondo anglosassone, e non solo, applicano una cifra fissa per il diritto di tappo. La mia opinione è che non abbia alcun senso applicare il prezzo della bottiglia meno cara perché quella è stata pagata dal ristoratore (circa 1/3) del costo a cui si trova in carta. Sarebbe corretto applicare la differenza tra il prezzo in carta della bottiglia e quanto pagata dal ristoratore, cioè 2/3 del costo della bottiglia meno cara. Poi sul fatto che suddetta bottiglia venga moltiplicata del 300% ci sarebbe da discutere. In Spagna nessuno si azzarda a fare ricarichi simili neppure nei locali più blasonati."

Ringraziamo Federico Francesco Ferrero per il suo intervento e attendiamo altri commenti e opinioni sul tema.

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