Inchiesta nel mondo della ristorazione ormai allo stremo

"Venire a conoscenza ieri del fatto che un’intera famiglia di amici e colleghi è stata colpita dal COVID e che, fortunatamente, ne sta uscendo con l’ultima dimissione dall’ospedale, mi ha ricordato che questo virus ancora esiste ed è davvero subdolo. Allo stesso tempo sentire ieri sera in tv lo sfogo disperato di un loro collega albergatore e ristoratore romano mi ha confermato che dobbiamo velocemente trovare un punto di equilibrio fra salvaguardia della salute ed economia. Ancora siamo troppo sbilanciati sul primo aspetto e, se continuiamo a mettere da parte il secondo, temo proprio che presto ci troveremo con problemi di salute importanti, diversi, ma causati dalla contraddittoria gestione COVID. Da noi si dice che parecchia gente comincia a “cioccare” e, se salta il cervello non è facile ripararlo: una gamba la ingessi, il cervello no. Per il momento noi non possiamo che aspettare. Che cosa? Che davvero chi si è preso l’onere e l’onore di guidarci trovi prestissimo il punto di fusione. Se dovessimo andare avanti ancora a lungo in questo clima di incertezza, personalmente non la vedo bene”.
A parlare così è Luciano Spigaroli, con il fratello Massimo, due degli interpreti più alti del gusto italiano, cui si deve la valorizzazione del Culatello di Zibello nel mondo. Sono maestri di accoglienza, nel loro villaggio di Polesine Parmense e da mesi, come tutti i loro colleghi, non possono ospitare la clientela nelle loro strutture, vale a dire nel relais Antica Corte Pallavicina e nel loro ristorante Al Cavallino Bianco.

Andrà tutto bene, si diceva a inizio 2020. E le persone cantavano sui balconi l’inno d’Italia. Medici e personale sanitario erano i nostri eroi. Cuochi e ristoratori accettavano lo stop all’attività imposta, attendendo i ristori e lavorando per adeguare le loro strutture, quelle che venivano indicate come soluzioni per poter operare in sicurezza, nel rispetto della salute. I più intraprendenti si organizzavano per avviare attività di take away e delivery. La cosiddetta Alta Ristorazione e l’intero comparto dell’hotellerie si fermavano, a tutela innanzitutto dei numerosi dipendenti di ogni struttura, ricorrendo alla Cassa Integrazione per i dipendenti. Dopo più di un anno non è affatto andato tutto bene. Nessuno canta più sui balconi, né si riconosce più lo sforzo immenso che da mesi sta svolgendo l’intero mondo della sanità. I settori della ristorazione e dell’accoglienza, sono in ginocchio.
marco-gatti-cannavacciuolo.jpgMarco Gatti con Antonino CannavacciuoloHa fatto rumore la notizia che a Barcellona, Albert Adrià ha chiuso tutti i suoi ristoranti con il gruppo El Barri, che riunisce locali quali Tickets, Pakta, Enigma, Hoja Santa e Bodega 1900, che ha abbassato le saracinesche. Lo ha annunciato il portavoce dei fratelli Iglesias (soci del gruppo con Albert Adrià), i quali hanno presentato istanza di fallimento per debiti pari a 8 milioni. In Italia, in modo silenzioso, sono migliaia le piccole realtà sull’orlo del tracollo.

“Non si sottovaluti la disperazione – ha detto Gianfranco Vissani, nei giorni scorsi, quando per la prima volta migliaia di ristoratori si son dati appuntamento a Roma per manifestare la loro rabbia. "I ristoratori scendono in piazza? Qui se non si danno una mossa tra poco scoppia la rivoluzione” ha sottolineato il noto cuoco di Baschi, che poi ha rincarato dicendo: "Non si lavora a Natale, non si lavora a Pasqua e ci danno due spicci per stare chiusi ormai da un anno. Ma la gente come fa? Ci sono le aziende, i dipendenti, le utenze, gli affitti, i leasing. Quando mai ci faranno riaprire saremo pieni di debiti! Ma la cosa che indigna di più è che mentre ci tengono chiusi, i vaccini vanno a rilento e i ristori pure. E allora quanto pensavano che la gente potesse resistere prima di darsi a gesti disperati?".

L’impressione è che si stia giocando con il fuoco, con le vite delle persone. Le manifestazioni di questi giorni del movimento “IoApro” dicono che il disagio e la protesta sono diffusi ovunque. A Palermo diverse categorie hanno protestato davanti alla sede della Regione, causando disagi alla circolazione. A Caserta centinaia di mercatali si sono radunati davanti alla Prefettura e sono stati ricevuti dal viceprefetto, al quale hanno avanzato la richiesta di un vertice al Mise. Oggi dirigeranno i furgoni verso Roma, ma rispetto a una settimana fa non sarebbero intenzionati a bloccare l’autostrada. Altri presìdi oggi a Perugia e domani a Reggio Calabria.
Proteste_Ristoratori.jpg"Le proteste ci sono perché non ci sono riferimenti anche temporali sulle riaperture. Più passa il tempo e più le cose peggiorano. La nostra categoria è una bomba a orologeria". A dirlo lo chef Alessandro Tomei intervistato dall'Adnkronos su 'IoAprò, il sit-in dei ristoratori di ieri pomeriggio davanti al Parlamento. "Non è facile organizzarsi - ha sottolineato lo chef - se non si sa con un certo anticipo una data. Ci vuole tempo per organizzarsi, non basta dire apro. Non c'è una struttura che tuteli il turismo e la ricezione, il problema è il frazionamento delle attività, per cui se una chiude non importa a nessuno. In Francia invece un cuoco è considerato una persona socialmente e culturalmente utile. Il cibo in Italia è cultura da mille anni, ma in Francia ha fatto la rivoluzione perfino chi vende le ostriche. Dobbiamo essere tutelati, ma mi auguro che da tutto questo prima o poi arrivi qualcosa di positivo. Spero non si verifichino episodi di violenza, come la settimana scorsa, ma le manifestazioni sono legittime, i ristoratori non ce la fanno più".

Oggi intanto Fipe-Confcommercio torna in piazza e lo fa con un'assemblea straordinaria alla quale parteciperanno le sigle di tutte le componenti della galassia dei pubblici esercizi: titolari di bar e ristoranti, ovviamente, ma anche il mondo del catering e del banqueting, la ristorazione commerciale e collettiva, le discoteche, le imprese balneari e gli imprenditori del gioco legale e dell'intrattenimento. Tutti insieme per chiedere al governo un programma per la riapertura definitiva delle loro attività, alcune delle quali chiuse da 14 mesi, e una data certa per avviarlo. L'assemblea, vedrà gli interventi del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e del presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani, ma soprattutto darà voce a tanti piccoli imprenditori provenienti dalle diverse parti di Italia (l'evento verrà trasmesso in diretta streaming sui canali social Facebook, YouTube e Twitter della Federazione). Nel frattempo Coldiretti ha diffuso un comunicato che parla di 1,1 milioni di tonnellate di derrate alimentari gettate via proprio dal mondo della ristorazione (oppure, come ha fatto ad Asiago Alessandro Dal Degan, le ha regalate a chi aveva bisogno). Il tempo delle parole è scaduto. Per le istituzioni è il momento di accogliere il grido che si alza da una fetta grandissima di popolazione, dando liquidità alle imprese, finendo il tira e molla delle aperture, individuando date certe per le riaperture, soprattutto procurando i vaccini in modo da poter procedere con la campagna vaccinale, finendo il triste teatrino del “va tutto bene madama la marchesa”, arrivando a onorare l’impegno assunto davanti alla popolazione, di raggiungere il traguardo della somministrazione di 500mila dosi quotidiane (sennò diamo i numeri, in tutti i sensi).

Per quanto ci riguarda, questa primavera 2021 ci trova tutti stanchi, stressati, sia per le ferite di chi ha visto il volto fatto di dolore e morte di questa pandemia sia per chi vive nell’incertezza quotidiana del lavoro. Tra noi, però, decine gli esempi di una grandezza umana, che scaldano il cuore, indicando la via.
Nell’incontro organizzato da Il Teatro de il lunedì di “deSidera” (che si può rivedere https://youtu.be/ri1D1Zx43Tg ) Giacomo Poretti, Luca Doninelli e Paolo Massobrio hanno ricordato che il momento che stiamo vivendo è il tempo della riscoperta della relazione, del senso del vivere. Nei giorni scorsi Papa Francesco ricordando che “siamo tutti sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati”, ha sottolineato che nello stesso tempo questo momento ci rende consapevoli che siamo anche “tutti importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”. La sfida che ci attende è che dopo esserci “accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”, la strada, come ha concluso il Papa, è  "vivere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà".

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