Riviviamo insieme una tre giorni ricca di gusto, assaggi, eventi, personaggi e iniziative
Non può essere la stanchezza quello che senti dopo la tre giorni di Golosaria a Milano. E chi la sente la stanchezza? È un fatto strano, che dice quanta forza ti possano dare i rapporti umani. Ricordo quando nel 2003 al Teatro Regio di Torino salì sul palco di Golosaria il conte Riccardi in carrozzella. Davanti a lui c’era il mondo della ristorazione piemontese che gli rendeva omaggio. E il giorno dopo Marzia, la moglie, mi scrisse dicendo che quel giorno stava molto bene.
Il lunedì di Golosaria era partito con una forte preoccupazione: le notizie meteo annunciavano disastri in tutta Italia, soprattutto in Veneto, ma anche in Liguria e Valtellina. Antonio del Casin del Gamba mi aveva scritto dispiaciuto che non riusciva a muoversi. E così altri sei o sette messaggi (chissà allora quanti non verranno, ci siamo detti io e Marco). Ero abbacchiato, anche perché erano annunciati in 600... Sono arrivati in 915! Pazzesco. Quando dal palco ho visto riempirsi l’agorà di Golosaria non ci volevo credere: Anna Dente in prima fila, da San Cesareo, gli amici del ristorante Tentazioni da Saonara, i Rezzano da Framura e i Tognola da Villa di Chiavenna (“Ma scherzi? Mica potevamo mancare!”). È arrivato persino il titolare del ristorante Cavalluccio Marino di Lampedusa e dalla Sardegna quello dell’agriturismo Oasi Blu di Calasetta e Paola del Dolceacqua di Olbia! E che dire di quelli del San Lorenzo di Puos d’Alpago dalla provincia di Belluno, la più colpita dalle precipitazioni dei giorni scorsi? Guardavo il volto di Alberto Alessi e Anna Vietti che, sul palco, per Alessi e Lauretana, hanno parlato alla platea, stupiti, come io e Marco del resto.
E pensare che a Roma, nel pomeriggio c’era la presentazione della guida ai ristoranti del Gambero Rosso. Chi voleva poteva partecipare a entrambe le presentazioni: Michelangelo Mammoliti, miglior tavola dell’anno, lo ha fatto, stando seduto in prima fila fino all’ultimo. Altri hanno dovuto scegliere: o noi o loro. Peccato, in entrambi i casi (Il Gambero aveva un’altra data inizialmente). Così sul palco di Golosaria non si sono visti i cuochi della tivù (eh Tonino, una volta venivi sempre a Golosaria...), anche se Carlo Cracco era dispiaciuto e me lo ha detto giovedì sera di persona: la domenica sera doveva cucinare a Roma. E gli altri? Hanno scelto: chi il brand, chi la folla popolare di Golosaria mi vien da dire. Antonio Santini era sul palco di Golosaria e ieri ci ha scritto un messaggio pieno di ringraziamenti. La mamma di Danilo, la nostra trattoria del cuore di Roma, sapendo che il figlio era all’estero, ha preso il treno ed è venuta lei, sul palco. Ci siamo commossi. Come quando è apparsa sul video la foto di Gianni Azaria Borrelli, detto il Monsignore. Ogni volta, per dodici anni, aprivamo quel momento chiedendo: “È arrivato il Monsignore?”. E lui arrivava, in prima fila.
Anche la foto di Gualtiero Marchesi quando fu celebrato nel 2008 a Golosaria ci ha dato un brivido: io avevo il medesimo vestito e lo stesso papillon di allora. Un caso.
In prima fila si è seduto anche Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, che è stato lì dall’inizio alla fine, stupito anche lui dal flusso di persone.
Sono arrivati pure Piero Bertinotti del Pinocchio di Borgomanero e Aimo e Nadia, nonostante qualche acciacco. Ma volevano esserci a tutti i costi. E abbiamo pranzato nello stand di Inalpi: i tajarin con il tartufo, la fonduta, il panettone fantastico di Gian Piero Vivalda dell’Antica Corona Reale di Cervere, miglior pranzo dell’anno del Piemonte. Quando sono salite le nostre 40 tavole memorabili, per tanti colleghi giornalisti è stata un’altra sorpresa: il Nove di Alassio, il ristorante Or di Grintorto di Agazzano, il Moro di Montagnana (impossibile che non abbiano la stella tavole così! È quanto scrissi anni fa di Renzo di Cervere, che oggi di stelle ne ha due, giustamente, e meriterebbe anche la terza. Ma a un certo punto se certi riconoscimenti oggettivi non arrivano ne va della credibilità delle stesse guide, secondo me). Poi magari i neo stellati non verranno più a Golosaria, come i tanti che abbiamo lanciato e che lunedì hanno scelto di arrivare comodamente a Roma (merce rara la gratitudine).
Ma ora il pensiero va al GattiMassobrio che entra in società e che nei primi mesi del 2019 diventerà pure IlGolosario ristoranti per Bell’Italia, in tre volumi. Un gran riconoscimento dell’editore Cairo per il nostro lavoro, non c’è che dire. E anche coraggioso, se vogliamo, visto che le guide “storiche” sono altre. Però il nostro quid è diverso: noi mettiamo sullo stesso piano la trattoria, che quindi può avere la corona, e anche il ristorante stellato.
Marco mi ha fatto il conto: delle nostre 334 corone, 58 sono andate alle trattorie (comprese quelle che chiamiamo trattorie di lusso) e 264 ai ristoranti gourmet. Questo perché a noi interessa indicare alla gente i ristoranti dove si mangia bene, indipendentemente dal prezzo. Anzi il rapporto qualità/prezzo è proprio il metro che ci fa scegliere, persino di citare dei mostri sacri con una sola riga. Tanto basta leggere gli elenchi di tutte le altre guide per sapere chi sono le tavole che emozionano certi critici. E gli elenchi sono abbastanza simili, spesso, con la sola differenza dei voti. Per questo mi è dispiaciuto molto che Matteo Scibilia abbia scritto una reprimenda sulle guide che non mettono sulle stesso piano i vari tipi locali. È quello che facciamo noi, appunto, ma lui che ha una trattoria con la corona, ci ha messi invece sullo stesso piano della altre guide, che fra l’altro non lo citano. (Grazie Matteo. Potevi risparmiartela!)
Entra in società anche ilGolosario, celebrato con 500 titolari di Botteghe che domenica hanno firmato il Manifesto della Bottega Italiana. Ci hanno scritto in tanti, per ringraziarci di questa iniziativa concreta, che ha visto fra i primi firmatari il ministro Gian Marco Centinaio. E molti hanno capito che questa volta non si trattava di avere la targhetta personalizzata (motivo per cui alcuni bottegai “milanesi” non sono venuti: pazzesco. Siamo alla preferenza del folklore, quando invece c’è da lavorare insieme perché la professionalità che esprimono non venga messa nel dimenticatoio).
E che dire del momento dedicato ai migliori vini d’Italia, con le 21 cantine “memorabili” che hanno celebrato il nostro libro sul vino, con gli assaggi di quel giorno e di quell’ora. Un altro momento esaltante, perché il nostro esercizio di non premiare mai le cantine dei 16 anni precedenti fa affiorare il nuovo, i giovani, le scoperte. Non mi sarei mai aspettato che i dispenser di Winemotion, dove c’erano appunto i vini Top Hundred che non figuravano fra i 100 espositori, registrassero 5.000 degustazioni. E lì ho visto materializzarsi un sogno: andare in un ristorante, e con la scheda poter assaggiare a bicchiere ciò che voglio, prendendolo direttamente da un dispenser come questo. È il futuro, ne sono convinto.
Che emozione poi salutare sul palco Salvioni di Albatreti di Montalcino, che forse non ha mai ricevuto un premio. Oppure Mario Fontana di Castiglione Falletto col suo Barolo “tradizionale”. Oppure vedere Guido Rivella con Pio Cesare, Lorenzo Corino accanto a tanti volti nuovi dell’enologia, che per la prima volta sono stati messi su un piedistallo. Lazzari, miglior rosso di tutti i rossi, ha detto che questo riconoscimento è stato visto come qualcosa di importante per tutto il territorio del Capriano del Colle.
E infine la chiusura, con il sindaco Giuseppe Sala, che ha ricevuto i 15 panettoni dei pasticcieri di Golosaria e ha brindato con l’Asti alla chiusura di Golosaria, salutando il Natale che sta per arrivare.
Alla sera a casa, ad Alessandria, ho stemperato il vento forte con un vino. Quale? Be’, una Barbera. E dopo pochi secondi anche l’ultimo cenno di stanchezza era andato via. A quel punto ho chiamato verso le 21,30 Marco Gatti a Milano e, come per magia, cosa scopro? Che sta bevendo una Barbera pure lui.
Lunga vita a Golosaria: luogo di relazioni, di amicizia, di riconoscimento delle forze vive del Paese. Come i trecento espositori, tutti soddisfatti al termine di tre giorni dove sono passate migliaia di persone. O come le botteghe che con orgoglio hanno firmato il manifesto o i ristoranti della nostra guida, che dopo quattro anni comincia a dare dei segnali. >Adesso però bisogna pensare alle cose serie: il 23 novembre la bagna caoda con gli amici! E la cassoeula? Marcooooo, quando mangiamo la cassoeula?