È uno dei tanti locali del Ghetto, dove c’è la cucina ebraica o di ispirazione ad essa.

Giggetto al Portico d’Ottavia (via del Portico d’Ottavia 21/a-22 - tel. 066861105) lo conoscono tutti: è una trattoria affollata, con una teoria di salette, dove un personale indaffarato e cordiale vi fa cenare nei tempi giusti. La carta dei vini ha qualche buon spunto, ma non c’è vino a bicchiere (sono rimasti al quartino di bianco o di rosso, vabbè). Però i prezzi delle bottiglie sono economici, anzi onesti diremmo. E questa è una bella cosa.

Qui, non potrete esimervi dall’ordinare i mitici carciofi alla Giuda, croccanti, col cuore dolce, fatti veramente bene. Anche il filetto di baccalà fritto, abbondante e fragrante sarà un’ottima scelta. Nel menu ci sono tutti i classici della cucina romana. Il supplì “al telefono” (così lo hanno chiamato) e le crocchette di patate sono ancora fra gli antipasti. Ma nella nostra visita di primavera c’erano anche le fave al tegame e la vignarola (evvai!).

Fra i primi, tonnarelli cacio e pepe, bucatini all’amatriciana, rigatoni alla gricia e spaghetti alla carbonara: il poker dei classici che non deludono mai. Men che meno qui. Accanto a fettuccine coi funghi, cannelloni ripieni, risotto alla pescatora. Fra i secondi ci è piaciuto il sughetto che accompagnava l’ottima coda alla vaccinara. Ma c’è anche la trippa alla romana, l’abbacchio arrosto e alla cacciatora, i saltimbocca alla romana, e i bauletti (involtini) alla Giggetto con i funghi (sempliciotti). Poi arrosto, filetti di carne e cinque o sei piatti di pesce classici (fritto, orata, sogliola). Spinaci, patate, cicoria ripassata o all’agro per i contorni, mentre i dolci si potranno scegliere al carrello, se non volete una classica teoria di gelati più o meno affogati, che equipara la scelta (non manca la panna cotta) alle tante pizzerie italiane.

Starete comunque bene.

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