Viaggio nel paese prediletto da Hokusai

text by Rei Saionji / photographs by Kiyu Kobayashi

Dalla stazione di Tokyo partiamo con il treno super veloce, Hokuriku Shinkansen. Una volta, con il treno espresso “Aasama”, ci volevano quasi 3 tre ore per arrivare a Nagano, il capoluogo della prefettura, mentre ora, con questo treno “Kagayaki” (n.d.t. nome del treno. Vuol dire “splendore”), si arriva in 1 ora e 20 minuti, con una fermata sola, a Omiya. Il fatto di aver dimezzato anche mentalmente il tempo del viaggio ha avvicinato Nagano a Tokyo. Ecco siamo arrivati in un attimo.
Dalla Stazione di Nagano siamo arrivati in un quarto d’ora fino a questo famoso tempio, il Shinshu Zenko-ji (Shinshu è l’antico nome di Nagano). Un’antica leggenda dice che una vecchietta miscredente che stendeva i panni, venne trascinata da un bue furioso fin davanti a questo meraviglioso tempio ed ottenne l’illuminazione. Da qui il detto per significare una fortuna inaspettata: “Trascinato da un bue e portato a pellegrinare al tempio Zenko-ji”. E ora procediamo in direzione Obuse, il paese fortemente legato ad Hokusai, che si trova ancora più avanti.

Obuse, paese affascinante dove il numero dei turisti è 100 volte quello degli abitanti

 

Il comune di Obuse si trova nella parte nord di Nagano ed ha una superfice di poco meno di 20km2. A nord-ovest del comune si trovano i monti di Myoko, Madarao, Kurohime, Togakushi e Iizunayama detti Hokushin gogaku (Hokushingogaku: le 5 vette del Nord Shinshu), più ad est c’è il monte Karida. Incorniciati da queste montagne, si estendono, perfettamente ordinati e curati, stupendi frutteti. Nel periodo della raccolta autunnale arrivano ben più di 1 milione di turisti (dato del 2017 fornito dal comune) per degustare i dolci di castagne o il riso amidoso con le castagne. Questo numero equivale a 100 volte il numero degli abitanti.

Ma il fascino di Obuse non è solo dato dalle castagne o dalla frutta. Quello che attira veramente è lo spirito di “omotenashi”, cioè l’accoglienza calorosa tramandata da lungo tempo nelle consuetudini della gente locale.
Nel periodo di Edo qui veniva coltivata la colza e il cotone, con la prima si produceva e commerciava l’olio ma, anche i tessuti di cotone portavano ricchezza alla zona. Le agevoli vie di traffico, o navigando il fiume Chikuma o per la strada interurbana che porta al tempio Zenko-ji, rendevano la zona un punto di riferimento per il commercio fra i più importanti, così al mercato “Rokusai-ichi”, tenuto 6 volte al mese, arrivava moltissima gente. Supponiamo che proprio quest’abitudine ai contatti umani abbia formato il carattere della popolazione. Dicono che la gente di Obuse non cerchi di far vedere le cose migliori di quello che sono ma, piuttosto, si sia formata la cultura di condividere la vita quotidiana con gli altri. Forse proprio questo spirito di “osusowake(condividere un dono)” è la peculiarità di questo posto.

“Ciò che sta dentro casa è cosa mia ma, ciò che sta fuori casa, è di tutti”
La condivisione della bellezza fa crescere il paese

 

Foto: fornita dal Comune di Obuse

Il Museo di Hokusai (Hokusai-kan), anche se, quando fu aperto, venne soprannominato “il museo in mezzo alle risaie”, perché attorno non c’era nulla, grazie all’attenzione creatasi su Obuse, definito il borgo di Hokusai, fece aumentare il numero dei turisti in modo strepitoso. Hokusai, negli ultimi della sua vita, si trasferì ad Obuse, su invito di Kouzan Takai (1806-1883), un ricco agricoltore e commerciante che diventò il suo mecenate. Quando si pensò di ristrutturare la sua casa e farne un museo, essendo in prossimità del Museo di Hokusai, fu avviato insieme un altro progetto per la ricostruzione del borgo, il “Progetto di miglioramento ambientale del borgo di Obuse”.
“Miglioramento ambientale del borgo” non significa solo conservazione dell’ambiente, ma mantenere un tenore di vita gioioso per gli abitanti, trasformando ed abbellendo quello che esisteva prima, fino a far diventare il borgo capace di condividere questa gioia anche con chi lo visita come turista e fargli provare un’esperienza. Dice così Tsugio Ichimura, il titolare della Cantina di sakè Masuichi-Ichimura e della pasticceria Obuse-do, dove produce dolci di castagne. Il Sig. Ichmura è uno di quelli che si sono impegnati molto per realizzare questo progetto.


Il sake junmai ( 100% riso) di Masuichi-Ichimura e un dolce di castagne di Obuse servito alla caffetteria dallo stesso gestore.

Con il “Progetto di miglioramento ambientale del Borgo di Obuse” fu anche preparato un manuale dei criteri utili a mantenere l’armonia dell’ambiente attorno e a costruire un borgo più bello. Proprio questo prontuario, che si chiama “Criteri di collaborazione per il design ambientale (manuale per costruire l’abitazione)” è riuscito a far nascere fra gli abitanti l’idea che “Ciò che sta dentro casa è nostro ma, quello che sta fuori è di tutti”.
Al centro del borgo non si vedono insegne grandi con i colori chiassosi, né distributori automatici di bevande. Proprio sul manuale si dice di evitare l’installazione di questi distributori in vista sulla strada e, nel caso contrario, ci si deve impegnare per mimetizzarli con qualche copertura e non farli notare.

L’attività simbolo della cultura della condivisione di Obuse è senz’altro quella dell’“Open Garden (apertura del giardino di casa al pubblico)”. Fu avviata nel 2000 con 38 famiglie e ora i giardini aderenti arrivano a 120. Sulla base del concetto di “dentro casa è cosa mia ma fuori casa è di tutti”, i partecipanti, mantenendo i giardini di casa curatissimi, vi lasciano transitare liberamente sia i turisti che gli abitanti. Il fatto che Obuse abbia una superficie non più grande di 20 km quadrati, favorisce i turisti che vogliano girare a piedi contemplando tutto il comune. Quindi, tenendo conto che qui vi verrà voglia di camminare, non dimenticate mai di prendere con voi una borraccia d’acqua, altrimenti fate una sosta ad un caffè.

Il protagonista che seppe legare ad Obuse il nome di Hokusai, genio artista della stampa “Ukiyo-e” del periodo di Edo

 
Kozan Takai, 11ma generazione della famiglia Katai, era un ricco agricoltore e un commerciante che sapeva anche, quando c’era carestia, impegnare i suoi beni per i poveri senza esitazione. Dall’età di 15 anni viaggiò due volte a Kyoto e imparò la calligrafia e la pittura da maestri di altissimo livello. A 28 anni si recò ad Edo (la Tokyo attuale) dove, durante il periodo dei suoi studi di approfondimento, incontrò Hokusai Katsushika, pittore e incisore allora popolarissimo per la pubblicazione delle “Trentasei vedute del Monte Fuji”.
Al Museo Commemorativo di Kozan Takai, nato dalla ristrutturazione di una parte della casa Takai, si può visitare il “Yuzen-rou”, pensatoio o salotto, costruito dal nonno di Kozan e suppongono che l’atelier “Hekiiken”, costruito da Kozan per Hokusai a sostegno della sua attività artistica, si trovasse appena fuori dalla villa di Kozan.

 
Dicono che sulla veranda di Yuzen-rou, nello stile di Kyoto, Hokusai e Kozan stessero seduti uno di fianco all’altro divertendosi a chiacchierare. Salendo su al primo piano ad osservare in silenzio verso la direzione del Monte Karida pensavo che proprio lì agli occhi di Hokusai fosse apparsa una fenice che saliva placidamente nel cielo dietro il Monte Karida magari come quel drago del “fujikoshi no ryu zu (detto il Drago) ”, che si presume essere stata l’ultima sua opera.

A Yuzen-rou, nello stesso periodo del Risorgimento in Italia, arrivavano non solo gli artisti, ma anche i samurai del gruppo “Sonno-Joi” che sostenevano di voler restituire il potere dallo shogun all’imperatore ed era un luogo sempre attivo, anche per lo scambio di idee politiche.
“Credo che Kozan san fosse uno che intraprendeva ogni sua azione sempre pensando al bene della gente comune.” Dice Isako Kaneda, la direttrice del Museo Commemorativo di Kozan Takai.

Kozan che, senza preoccuparsi dell’economia familiare, spendeva i suoi soldi per sostenere gli artisti e aiutare la gente povera, alla fine in favore del paese, mi fa venire in mente la parola “onjuutonkou” che indica un carattere tranquillo ma pieno d’umanità. Non venne tenuto in considerazione nella storia del Giappone, ma ancora oggi, dopo più di 100 anni, il suo contributo a far diventare il suo paese nativo, uno dei posti turistici più attivi e a farlo amare da molte persone è fondamentale.

Sono le opere di Hokusai ultraottantenne che attirano la gente ad Obuse ancora oggi

Sono due dipinti sul soffitto “Dotou (marosi)” che vengono chiamati “onda maschile” e “onda femminile”.
[Proprietà della Pro Loco di Obuse e custoditi all’ Hokusai-kan]
Le onde che fanno ricordare una delle sue opere più famose “La grande onda presso la costa di Kanagawa” della serie “Trentasei vedute del Monte Fuji”.

Le onde sovrapposte a Ying e Yang e gli schizzi che sgorgano verso il centro del dipinto ci danno un’impressione di “inifinità”. Vi si può interpretare la Terra nell’universo infinito uscendo fuori dal nostro piccolo Giappone.

“Leone Cinese 9no mese 21mo giorno” [Hokusai-kan]
Hokusai disegnava un leone cinese come suo programma giornaliero durante il soggiorno ad Obuse e, finchè non avesse terminato questo disegno non lasciava mai entrare nessun visitatore. Basta immaginare la figura di Hokusai, che si faceva chiamare “il vecchio pazzo per la pittura, Manji” a farmi avere un sorriso.

Hokusai visitò Obuse diverse volte contando su Kozan Takai come se scappasse dai problemi politici del periodo in cui gli toccò vivere. Al giorno d’oggi, partendo da Sumida di Tokyo fino a Obuse, con la superstrada ci vogliono 3 ore e mezza in macchina. Hokusai viveva nell’epoca di Edo e aveva 83 anni. Quindi non è difficile capire la sua determinazione straordinaria e la sua passione per Obuse. Anche la gente del posto lo accolse sempre con molto affetto, come uno di casa. Al Museo di Hokusai, che nel 2015 è stato totalmente riallestito, vengono esposte particolarmente le opere dipinte a mano, come le pitture sul rotolo di carta, paraventi o lettere fatte proprio in loco durante il soggiorno.
Le opere lasciate da Hokusai alla gente di Obuse con spirito pieno di condivisione, soprattutto al suo amico Kozan Takai, hanno innalzato nei secoli questo piccolo comune a posto turistico di prima classe, come in Italia le opere degli artisti rinascimentali Leonardo Da Vinci o Michelangelo sostenuti dai Medici hanno fatto diventare Firenze una delle città d’arte più importanti del mondo.
Nel Museo di Hokusai abbiamo il privilegio di poter contemplare piacevolmente da vicino opere varie che ci fanno rendere conto che l’arte di Hokusai non si limitava solo alle stampe.
Invece al Monastero Ganshouin ai piedi del Monte Karida si estendono anche vigneti e meleti e ci si arriva in meno di mezz’ora anche a piedi, 15 minuti in bicicletta. E’ consigliabile anche andarci con il bus turistico “l’Obuse Roman” che gira per il borgo.




Il Monastero Ganshoin custodisce:
Kozan Takai richiese a Hokusai di dipingere il soffitto della sala principale del Ganshoin perché era il tempio dove si trovava la tomba della famiglia. Questo dipinto è grande 6,3 metri di larghezza e 5.5 metri di altezza (equivale a 21 tatami). Hokusai, dividendo il dipinto in 12 parti, le stese sul pavimento per dare i colori e poi le installò sul soffitto. Venne scoperta questa tecnica solo perché furono osservate le impronte delle ciotoline di colore sui margini dei dipinti.

Dal fatto che lo sguardo della fenice ti fissa in qualsiasi direzione viene soprannominato “Fenice che fissa verso 8 direzioni”. Anche dopo 170 anni i colori sono rimasti ben vividi. Sul tavolo di paulonia, come base, verniciato di terra bianca e poi spalmato “sunago (sabbia d’oro a strati)” vennero sciolte, con gelatina animale, vermiglione, tetrossido di tripiombo, orpimento, malachite, smalto e blu di Prussia e vennero utilizzate ben 4.400 foglie d’oro.
È sorprendente che non sia mai stato fatto nessun restauro. È come se l’anima di Hokusai, il vecchio pazzo per la pittura, si fosse impossessata della fenice e stesse guardando fisso verso di noi per incoraggiare chi vive nel mondo moderno. Questo dipinto sul soffitto viene considerato come un gran capolavoro, fatto dopo aver completato a Sumida “Susanoonomikoto (uno degli dei shintositi) sconfigge il dio maligno”, dedicato al tempio shintoista d’Ushijima e ci mise circa un anno a terminarlo, durante l’ultimo soggiorno ad Obuse. E l’anno successivo diventò una stella del cielo all’età di 90 anni.

◎ Museo Commemorativo di Kouzan Takai
Oaza kobuse 805-1
Kobuse-cho Kamitakai-gun Nagano
Tel 026-247-4049

◎ Museo di Hokusai
http://www.hokusai-kan.com/
Oaza kobuse 485
Kobuse-cho Kamitakai-gun Nagano-ken
Tel 026-247-5206

◎ Sotoshu Baidouzan Ganshouin
http://www.gansho-in.or.jp/
Karida
Kobuse-cho Kamitakai-gun Nagano-ken
Tel 026-247-5504 

 

北斎ゆかりの地、長野県小布施を訪ねて

 text by Rei Saionji / photographs by Kiyu Kobayashi

 東京駅から北陸新幹線に乗って長野へ。かつて長野といえば、在来線の特急「あさま」で3時間弱かかったが、大宮の次の停車駅が長野である北陸新幹線「かがやき」に乗れば約1時間20分。あっという間の到着だ。移動時間が半分になり、東京・長野間の心理的な距離が近くなった。「牛に引かれて善光寺参り」で有名な信州善光寺は、長野駅からバスで15分。その先の北斎ゆかりの地、小布施を訪ねる。

 人口の100倍の観光客が訪れる町、小布施の魅力

小布施町は長野県北部にあり、面積20平方キロに満たない。町の北西には北信五岳(ほくしんごがく)と称される、妙高山(みょうこうさん)、斑尾山(まだらおさん)、黒姫山(くろひめやま)、戸隠山(とがくしやま)、飯縄山(いいづなやま)、東に雁田山(かりだやま)。これらの山々が縁取る美しく整えられた果樹園が広がる。実りの秋には、採れたての栗で作る菓子や栗おこわを求めて、約11千人(2017年現在、小布施町の資料による)という町民の100倍以上の観光客が訪れる。
小布施は栗や果物だけではない。人々に脈々と受け継がれる「もてなしの心」が魅力なのだ。

江戸時代には菜種や綿花を栽培。菜種油や綿布を販売して得た富もあり裕福だった。また、千曲川や善光寺参道に通じる脇街道を利用した交通の要衝であるとともに、地域有数の交易地で月6回開催の「六斎市」には多くの人々が訪れた。これらの背景が「小布施人気質」を育んだのだろう。「小布施は、外から来た人には背伸びをせず、自分たちの日常をお裾分けする文化が根付いている。」という。『おすそわけ』の心こそが小布施人気質である。

『家の中は自分のもの、家の外は皆のもの』 
おすそわけの心が、町をつくる

設立当時の北斎館は「田んぼの中の美術館」と呼ばれたほど、周囲には何もなかったが「北斎の町」として脚光を浴び観光客が激増。北斎館の近くに晩年の北斎の創作活動を支えた豪農商、高井鴻山(たかいこうざん18061883)の旧宅を改築して「高井鴻山記念館」を作る計画が持ち上がった際に、「小布施町並み修景事業」として周辺の整備が計画された。

「修景とは、単なる町並み保存とは異なり、既存のものを変えることによって、地域住民は楽しい日常生活を維持し、その結果として、観光客もその楽しさを体感したいと訪れる町を作ること。」と語るのは、修景事業に深く関わった桝一市村酒造場と栗菓子の小布施堂を経営する市村次夫氏。

「小布施町並み修景事業」では、周囲の景観との調和と美しいまちづくりのための指針「環境デザイン協力基準(住まいづくりマニュアル)」が作成され、住民の間に「外はみんなのもの、内は自分たちのもの」という意識が芽生えた。町の中心部には、原色を使った大きな看板や自動販売機も見かけない。調べてみると、「環境デザイン協力基準」に、「自動販売機は、道路に面して直接設置しないように心がける。表に設置する時は、商品ボックスを見えないように工夫する」と書かれていた。

小布施の『お裾分け文化』を最も象徴するのは、2000年に始まったオープンガーデン。38軒から始まり、今では120軒を数える。『家の中は自分のもの、家の外は皆のもの』という考えの下、町の住民や観光客も自由に通り抜けできるよう、丹精込めて作った個人宅の庭を開放している。
小布施が面積20平方キロに満たないことは旅人には好都合。町全体を歩いて楽しむことが可能だ。小布施の町を歩き回る時には、水筒を持ち歩くか、カフェで一休みをお薦めする。


江戸の転載浮世絵師を小布施の地に結びつけたキーパーソン

 小布施の豪農商で、飢饉の際は財を惜しみなく困窮者の救済に当てたという高井家11代目跡継ぎとして生まれた高井鴻山。15歳から2度の京都遊学で、書や絵画など超一流の師に教えを受けた後、28歳で江戸に出て、さらに学問を深めている頃に「冨嶽三十六景」で人気を博していた葛飾北斎と出会う。

屋敷の一部を整備し作られた高井鴻山記念館では、鴻山の祖父が建て、書斎兼サロンとして使われていたという翛然楼(ゆうぜんろう)が見学できる。また、北斎が創作活動に没頭できるようにと鴻山が用意したアトリエ「碧漪軒(へきいけん)」は鴻山邸外の至近にあったと推定される。

 

尊皇攘夷派の志士なども訪れ、芸術はもちろん政治の話で盛り上がるサロンのような存在であった翛然楼で、『鴻山さんは、いつも庶民のためを思って行動していた人だったと思います。』と、高井鴻山記念館の館長を務める金田功子さんは語る。

高井家の懐事情は顧みず、その資産の多くを、芸術振興や困窮する民を助けるため、ひいては国のために使った高井鴻山には温柔敦厚(おんじゅうとんこう)という言葉が思い浮かぶ。歴史の表舞台に名前が挙がることはなかったが、100年以上の時を経た今もなお、故郷である小布施を日本で有数の観光地にし、多くの人から愛されることに寄与しているのだ。
 

80歳を超え、北斎が残した作品が、
現代の小布施の人々を向かわせる

天保の改革から逃れるように、北斎は高井鴻山を頼って小布施を幾度か訪れた。今は墨田から小布施まで有料道路を使えば車で約3時間半の道だが、時は江戸。北斎83歳。その並々ならぬ体力と小布施への熱い思いは、想像するに難くない。地元の人々も当たり前のように温かく受け入れた。北斎が小布施滞在時に残した掛軸、屏風などの肉筆画や書簡を展示しているのが、2015年に全面改装された北斎館の特徴だ。

 

「お裾分け」という小布施人気質を備えた高井鴻山をはじめとした地元の人々に残された北斎の作品は時代を超えて、小布施という小さな町を一級の名所へと昇格させた。メディチ家が支えたレオナルド・ダ・ヴィンチやミケランジェロなどイタリアルネッサンス期を彩る芸術家たちの作品が、フィレンツェを一級の名所にしているのと同様に。そして『版画だけが北斎に非ず』ということを実感させられる展示品を間近で見られる醍醐味が、ここ北斎館にはある。

 

ブドウやリンゴの果樹園が広がる雁田山の山裾にある岩松院(がんしょういん)は、北斎館から徒歩で30分弱、自転車で15分程度。小布施町内周遊シャトルバス「おぶせロマン号」を利用するのもお薦めだ。

 

どこから見ても鳳凰と目が合うことから、『八方睨み鳳凰図』と呼ばれる。約170年が経過しているが色彩は鮮烈で、桐材の板に白土を塗り重ね金箔の砂子が蒔かれた下地に、朱、鉛丹(えんたん)、石黄(せきおう)、岩緑青(いわろくしょう)、花紺青(はなこんじょう)、べろ藍等の顔料を膠で溶いた絵の具で描かれ4400枚の金箔が使われている。

驚くべきは、塗り替えが一度も行われていないことだ。まるで、画狂老人北斎の魂が鳳凰に乗り移り、今を生きる我々に活を入れるかのごとく睨みをきかしている。この天井画は、墨田の牛嶋神社に奉納した「須佐之男命厄神退治之図(すさのおのみことやくじんたいじのず)」を描きあげた後の大作として知られ、小布施最後の滞在時に約1年かけて描かれたものと伝わる。その翌年、北斎は90歳で星となった。

 

◎ 高井鴻山記念館

http://www.obusekanko.jp/enjoys/museum/obuse142.php

小布施町大字小布施805-1

026-247-4049

 

◎ 北斎館

http://www.hokusai-kan.com/

長野県上高井郡小布施町大字小布施485

026-247-5206

 

◎ 曹洞宗梅洞山 岩松院

http://www.gansho-in.or.jp/

長野県上高井郡小布施町雁田

026-247-5504 

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