L'appassionante degustazione di un grande Bianco italiano: il Gavi, figlio delle uve cortese

Dopo gli assaggi a San Gimignano e a maggior ragione a Custoza (che ha nel suo uvaggio un ecotipo di cortese chiamato “Bianca Fernanda”), eccoci di fronte a un altro grande Bianco italiano, il Gavi, figlio delle uve cortese che crescono in questa enclave dove le colline sono dolcissime. E anche qui la riflessione su quale sia la migliore soluzione d’assaggio di un Gavi è stata spontanea: subito o bisogna attendere? E quanto? Anche 10 o 20 anni potrebbero insegnarci e al sottoscritto, in 35 anni, è capitato tante volte di assaggiare millesimi lontani di questo Bianco di razza. In ogni caso al Consorzio di Tutela del Vino Gavi Docg il dubbio è stato sciolto subito, giacché alla degustazione dei magnifici 45 campioni del 2020 è seguita una campionatura che annoverava diversi 2013 fino a qualche 2009 e 2007.
C’è poi un altro tema che riguarda il Gavi: ma quanto è buona la versione spumantizzata con il metodo classico?
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L'annata 2020

Iniziamo allora dall’annata 2020 che è grande anche grazie all’andamento vendemmiale perfetto, con un settembre che è stato mite e asciutto. Quindi maturazione e sanità delle uve perfetta, raccolte fra il 6 e il 21 di settembre. Ora, di questa annata colpisce l’espressività olfattiva pulita, armonica, persistente, con una coerenza in tutti i campioni assaggiati che hanno ricevuto voti al 90% al di sopra dei miei 4 asterischi d’eccellenza. Al naso senti l’ananas e poi altri frutti tropicali; pochissime le note verdi per un millesimo notevole, di carattere, ovviamente elegante con la promessa di una lunga vita.
paolo-degusta-bella.jpgIl campione n.1 degustato alla cieca era iconico, con le sue note intense di frutto, acidità avvolgente e sapidità. Lo firma Banfi. Ma lo stesso ananas si rendeva ancor più evidente nel campione del Castello di Tassarolo: color tendente all’oro, trama fine e fresca e lunga persistenza. Fra il fruttato e il floreale era il Gavi della Battistina, per un godurioso campione disteso, placido e l’acidità che ti insegue sul finale. Ottimi i due Gavi de La Giustiniana, il “Lugarara” e il glorioso “Montessora”. Sarà poi una promessa il Gavi del Comune di Gavi “Rovereto” di Michele Chiarlo, che si presenta fine, ma con una potenza che si esprimerà nel tempo.
Il campione n. 14 è poi andato in una semifinale affollata di altri 13 campioni del 2020 e non c’è stato verso: è arrivato incondizionatamente primo, confermando i 5 asterischi subito conquistati. Si tratta del Gavi del Comune di Gavi “Rolona” di Castellari Bergaglio. Un Gavi ampio, grasso, fruttato, con speziature animali e un equilibrio spettacolare. Aveva note più citrine che poi trasportavano la persistenza con sapidità al fondo il suo “Fornaci”.
rolona.jpgAltra cantina meritevole di attenzione è Marchese Luca Spinola, soprattutto con il primo Gavi del Comune di Tassarolo che aveva note di mela matura e un sorso placido, fresco, equilibrato mentre il “Carlo” offriva la sua piacevolezza nella freschezza, per un sorso franco. In semifinale la Tenuta San Pietro con frutti esotici al naso e sfumature speziate. Al naso senti anche note di miele di acacia, polpa della frutta che poi dà in bocca quell’eleganza dei grandi Gavi. Il campione de La Chiara è un’altra potenza che si rivelerà nel tempo: ma intanto ti accoglie con le sue note di lavanda davvero invitanti. Bravissimi i signori de La Mesma, con tre Gavi tutti ai massimi livelli: l'"Etichetta gialla”, “Le Rose” e “Indi”. In tutti emerge la freschezza, ma anche il mango e la frutta esotica nei primi due campioni finiti anch’essi fra i magnifici 14.
lamesma.jpgE poi che dire de La Smilla dove il Gavi del Comune di Gavi sembra perfetto per raccontare questa annata con un’acidità pregnante sul finale. Sorpresa, ma non da oggi, per la Cantina dei Produttori, che con il "Maddalena" offrono un Gavi disteso e ampio, filigranoso in bocca e con un’acidità lunga; il campione “Primi Grappoli” offre anche note minerali. Bravissimo anche Roberto Sarotto :“tanta roba” ho scritto. Il suo Gavi è pieno, fresco, con note agrumate e fruttate e un equilibrio che mi ha fatto scrivere del suo Gavi del Comune di Parodi “ha tutto”.
sarotto-gavi-di-gavi.jpgAltro campione che è finito nel riassaggio finale è quello di Ghio col "Pian Lazzarino". È ghiotta la nota di frutta esotica, molto persistente e con note metalliche. In bocca ti riempie il palato di freschezza. Clamoroso, per una cantina che è già stata fra i Top Hundred. E così è stato piacevole ritrovare La Ghibellina, altro Gavi che premiammo nel lontano 2006. Qui nel "Mainin" 2020 senti la piacevolezza della prugna bianca e dell’ananas; è poi quell’abbraccio in bocca molto ampio. Spettacolo. In questa batteria c’era anche La Caplana, altra cantina a noi conosciuta, che aveva abbondanza di frutta esotica e poi un’espressione molto fine e matura. Chiude secco, dopo un sorso pieno e filigranoso per un Gavi del Comune di Gavi. Il "Minaia" di Nicola Bergaglio è un altro Gavi esemplare, che è un peccato assaggiarlo così giovane. Infine un campione di Gavi in anfora de La Caplana con note che tendono all’ambrato dove emerge il carattere speziato e minerale.
Nella semifinale i campioni emersi sono dunque stati: Castellari Bergaglio in assoluto, seguito dal Gavi di Ghio e da quello de La Smilla. Al terzo posto sul podio sono comunque entrati Roberto Sarotto e la Cantina dei Produttori. Una bella rosa.
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Trenta Gavi di diverse annate

Dopodiché, eccoci all’assaggio di altri 30 Gavi di annate diverse dove il Gavi “Ventola” 2019 de La Bollina aveva un abbraccio quasi dolce, ma era solo l’impressione per la sua nota fruttata tipica molto spiccata. Clamoroso il Gavi "Etichetta Nera" 2019 de La Chiara, dove la frutta esotica offriva poi una pienezza al palato nervosa, grazie alla sua freschezza lunga.
lachiara.jpgCinque asterischi pieni per il Gavi della Tenuta San Pietro in Tassarolo con "Il Mandorlo" 2018. Un esemplare molto disteso, elegante fin dal naso, con le sue note di frutta matura. Villa Sparina eccola col "Monterotondo" 2018, anche qui con un piacevole equilibrio e al naso note animali e fruttate. Intrigante. Mi è piaciuto molto anche il Gavi 2017 di Morgassi Superiore "Volo”, che al naso era uno Chanel n. 5, pazzesco un profumo così, per un sorso pieno, fresco e una chiusura secca. Bravi, bravi!
morgassi-superiore-volo-.jpgAnche Castellari Bergaglio con il “Rovereto Vignavecchia 2017 non si smentisce e prende voti altissimi, così come Broglia col maestoso "Bruno Broglia" 2016. Il "Pilin" 2014 di Castellari Bergaglio ha note di idrocarburi tipici e offre anche una grande prospettiva. Grandioso il "Pian Lazzarino" 2013 di Roberto Ghio che rappresenta il Gavi come lo avreste sempre voluto, mentre Broglia vince su tutti i fronti con il suo Gavi del Comune di Gavi “Vecchia Annata" 2010 che è un monumento a questa uva che può esprimersi così: placido, disteso, di acidità ficcante con note di lavanda e frutta esotica.
broglia.jpgLa gara prosegue perché Villa Sparina si presenta con un "Monterotondo" 2009 che ha una finissima speziatura, mentre i Produttori con il 2007 offrono la viola e note ancora verdi; ma dentro c’è profondità, rotondità e potenza.
i produttori.jpgIl Gran riserva de La Mesma "Vigna della Rovere Verde" 2018 e 2013 è anch’esso da incorniciare. E con questo assaggio il viaggio nel tempo del Gavi raggiunge una sorta di standing ovation.
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Gli spumanti

Chiudiamo con gli spumanti dove a emergere per la sua avvolgenza è il metodo classico 2013 di Francesca Poggio, davvero fragrante e fine. Champagneggia quello de La Mesma 2015 e raggiunge il massimo dei voti. È molto ricco il campione de La Smilla 2016 con una persistenza lunghissima.
lasmilla.jpgBuoni tutti, comunque, anche il 2012 de La Ghibellina, Ottosoldi col 2015 e La Battistina col 2017, ma poi la scena se la prende un’altra volta Castellari Bergaglio con il suo metodo Classico Ardè, che ha una freschezza incredibile. Un metodo classico molto buono, esempio di dove può arrivare un Gavi, anche nella versione della rifermentazione in bottiglia.

Che dire? Sono stato felice. Sapevo che avrei trovato un 2020 scalpitante, ma gli assaggi di questo Bianco che matura lentamente e non cede mai mi hanno fatto ritrovare quel grande Bianco piemontese che conoscevo. Sugli spumanti siamo andati ancora oltre: piacevolezza allo stato puro.

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