Una tradizione antichissima che ha rischiato di scomparire dal mercato caseario nazionale

La storia del formaggio Montebore è antica e moderna al tempo stesso e merita di essere raccontata in entrambe le vesti.
Le prime testimonianze si collocano tra il IX e l’XI secolo, grazie ai monaci dell’abbazia benedettina di santa Maria di Vendersi, sul monte Giarolo, sopra Tortona. E la sua forma è già di per sé affascinante: riproduce una torre (o torta) a più livelli sovrapposti, forse ispirata all’antico castello di Montebore ormai diroccato.
La storia moderna del Montebore invece si colloca negli anni Novanta, quando Roberto Grattone e Agata Marchesotti recuperano la ricetta da una delle ultime testimoni, Carolina Bracco, rilanciando così una produzione ormai pressoché estinta.
Montebore-ok.jpgLe tre formaggette che compongono il Montebore, composte da un 75% di latte bovino di Brune Alpine, Tortonesi, Genovesi e Cabannina e 30% di latte ovino, di diverso diametro, sono impilate dopo il primo giorno di produzione e si compattano in stagionatura. Ma non tutti sanno che, a causa di seri problemi finanziari della loro cooperativa, nel 2020 il Montebore ha rischiato di scomparire. Oggi possiamo però tirare un sospiro di sollievo, perché questo pericolo è stato evitato al fotofinish. Due le operazioni che hanno contribuito a riportare il Montebore sul mercato caseario nazionale. Una, logistica, che ha contemplato il trasferimento dei laboratori di produzione da Mongiardino, Val Borbera, a Fabbrica Curone, in Val Curone. Mentre sede e allevatori di fiducia sono rimasti nel comprensorio della frazione Montebore. La seconda, dai significati più importanti, il successo dell'iniziativa promossa da Roberto Grattone, Adotta una pecora, che prevedeva un contributo di 85 euro per diventare "genitore adottivo" di una pecora da Montebore. Qui, grazie alla sensibilità delle persone e dei consumatori di questo raro formaggio durante il periodo Covid, si è registrato un raddoppio dei capi adottati (da 200 a 400), consentendo alla cooperativa di “respirare” dal punto di vista economico. Altri dati positivi che fanno ben sperare sono l'imminente concessione della Dop e il traguardo delle 1.200 forme settimanali.
montebore-tagliato.jpgRoberto oggi non è più il solo a produrlo, in quanto è stato affiancato da altre due realtà casearie locali: Il Boschetto di Stazzano e Andrea Signori che vive e lavora proprio a Montebore, piccola frazione del Comune di Dernice. Forza Montebore!

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